MotoGP Starting Grid: in Argentina si balla con Marquez
La corte d'appello della FIM ha confermato la vittoria numero 13 di Dovizioso, ma a Termas de Rio Hondo è il campione del mondo l'uomo da battere: in cinque anni due vittorie e altrettante cadute per il Cabroncito. Occhio alla curva 5 e alla 13: dal sorpasso di Rossi nel 2015 sul pilota Honda allo strike di Iannone su Dovizioso, il circuito argentino ha regalato tanti momenti spettacolari
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Seconda tappa stagionale del motomondiale e secondo appuntamento con MotoGP Starting Grid, che ci presenta il gran premio d'Argentina insieme al nostro Guido Sassi. Team e piloti non gareggiano però propriamente in un posto idilliaco: Termas de Rio Hondo è quanto di più lontano si possa immaginare dagli stereotipi struggenti del Paese sudamericano. Un posto umido, nebbioso, spesso piovoso e lontano da tutto: dalla terra del tango alla terra del fango il passo è breve, ma la località termale argentina presenta anche una pista interessante, dove abbiamo sempre visto belle gare.
La novità
A prescindere dalla sentenza sul reclamo delle quattro Case contro Ducati, la decisione di appellarsi alla corte ginevrina porta un nuovo costume in MotoGP. La Fim ha dato ragione a Gigi Dall'Igna (e soprattutto al proprio direttore tecnico Danny Aldrige), ma il punto ora non sta nello schierarsi tra i vincitori piuttosto che continuare a sostenere la tesi dei vinti. Conta il fatto che probabilmente è finito per sempre il tempo delle discussioni interne alla MSMA (l'associazione dei costruttori), risolte con accordi privati tra i team. I panni sporchi non si laveranno più in casa: le soluzioni tecniche controverse saranno portate direttamente all'attenzione della Dorna e della FIM dai vari interessati. Il nuovo scenario potrebbe anche rappresentare un corso più trasparente e quindi positivo, sempre che la FIM sia davvero in grado di scegliere. Il caso spoiler è emblematico: il direttore tecnico su certi conflitti attualmente non ha gli strumenti per prendere una decisione avvallata da dati tecnici raccolti indipendentemente. È aperta anche la questione sull'opportunità di garantire un certo periodo di tolleranza prima di bandire una soluzione tecnica controversa: i governanti necessitano per lo meno di tempo per valutare alcune interpretazioni del regolamento che sconfinano nelle così dette aree grigie. Andare in quella direzione eviterebbe di congelare i risultati e al contempo di trasformare ogni nuova soluzione in materia di contesa. Succederà? Troppo presto per dirlo, ma sicuramente qualcosa va cambiato.
Per ora la conseguenza più diretta della decisione sulla pinna di Dall'Igna è che lo squalo è libero di girare e attaccare ogni punto debole nella stesura dei regolamenti. In aerodinamica per esempio il margine interpretativo è enorme e i tecnici potranno sfogare la propria fantasia a piacimento: sempre che i budget dei team siano in grado di tradurre in pratica le idee partorite dai cervelloni dei vari reparti R&D.
Che numeri
13 sono le vittorie in MotoGP di Andrea Dovizioso dopo il gran premio del Qatar, un numero che lo porta al terzo posto di sempre tra gli italiani, a pari merito con Max Biaggi. Per staccare il romano nelle prossime gare DesmoDovi dovrà però superarsi: in Argentina il forlivese ha all'attivo un solo podio nel 2015. L'album dei ricordi di DoviPower è ricco soprattutto di sfortune e delusioni: nel 2016 fu centrato da Iannone alla penultima curva e per il resto la Desmosedici ha sempre sofferto le curve di Termas. Ride invece Marquez, che al netto dei due scontri con Rossi (2015 e 2018, il primo anno con caduta, l'anno scorso con penalizzazione), ha vinto ben due volte su tre. Andrà ancora meglio in Texas per il Cabroncito, che ha ottenuto il successo 6 volte su 6 con altrettante pole e giri veloci al gp delle Americhe. Se DoviPower vorrà mantenere la testa del mondiale fino in Spagna, dovrà sudarsi parecchio l'ebbrezza della vetta.
La sfida
Con una Yamaha ancora più che convalescente, Rossi parte decisamente penalizzato nella sfida con Marquez. Ma il fenomeno di Tavullia a Termas ha vinto nel 2015, mentre nel 2016 ha retto il duello con il catalano fino al cambio gomme. In generale ha raccolto più punti di tutti a queste latitudini. I tifosi argentini stravedono per il Dottore e se ci fossero condizioni di pista particolari Vale potrebbe dare fastidio a tutti, Marquez compreso. Quasi impossibile invece il confronto in configurazione standard: il campione del mondo in Argentina ha quasi sempre mostrato un margine consistente. In quel caso il 46 dovrebbe limitarsi al duello interno con il compagno di squadra: Vinales in Qatar ha incantato in prova e deluso in gara, senza far capire quale dei due piloti sia davvero. Maverick nel 2017 a Termas vinse a mani basse: cosa ci farà vedere quest'anno?
Questa è storia
È opinione comune che la stagione 2015 si sia decisa in Malesia, con lo sciagurato contatto tra Rossi e Marquez. A ben guardare però l'esplosione di tensione di quella gara fu il frutto di una prolungata bagarre stagionale tra i due, che andarono a scontrarsi anche all'ultima chicane di Assen e prima ancora proprio in Argentina. Il 46 passò il pilota Honda alla curva 5, ma all'uscita del tornantone Marc toccò con la propria anteriore il posteriore della M1, cadendo a terra. Rossi vinse la seconda gara su tre, prendendo il volo in testa al mondiale. Fu in quella occasione che la stampa iniziò a parlare del possibile decimo titolo di Rossi, dopo i festeggiamenti del Dottore sul podio con la maglia di Maradona, non a caso El Diez per eccellenza. In quel momento però c'era qualcuno seduto nel box Hrc che stava già meditando su come difendere la propria corona e riprendersi il ruolo di leader della MotoGP.
Hot spot
Sono due le curve più interessanti in Argentina: la prima è la 5, che come abbiamo visto fu teatro del contatto Rossi-Marquez. Questo tornantone arriva al termine di un rettilineo di un chilometro: l'anno scorso fu proprio lì che Cal Crutchlow mise a segno il sorpasso della vittoria su Johann Zarco. Chi ha motore può avvantaggiarsi in rettilineo, chi ne è carente può staccare profondo: l'importante è riuscire anche a chiudere la traiettoria senza andare lunghi. L'altro punto da scintille è la 13, una stretta curva a destra che porta all'ultimo cambio di direzione prima del traguardo. È uno spot valido per passare, ma non è facile tenere la linea: a volte è complicato anche solo rimanere in equilibrio, come dimostra lo strike di Iannone su Dovizioso nel 2016, o l'entrata decisamente abbondante di Marquez su Rossi l'anno scorso. Una cosa però è quasi sicura: difficilmente a Termas correremo il rischio di annoiarci.
La novità
A prescindere dalla sentenza sul reclamo delle quattro Case contro Ducati, la decisione di appellarsi alla corte ginevrina porta un nuovo costume in MotoGP. La Fim ha dato ragione a Gigi Dall'Igna (e soprattutto al proprio direttore tecnico Danny Aldrige), ma il punto ora non sta nello schierarsi tra i vincitori piuttosto che continuare a sostenere la tesi dei vinti. Conta il fatto che probabilmente è finito per sempre il tempo delle discussioni interne alla MSMA (l'associazione dei costruttori), risolte con accordi privati tra i team. I panni sporchi non si laveranno più in casa: le soluzioni tecniche controverse saranno portate direttamente all'attenzione della Dorna e della FIM dai vari interessati. Il nuovo scenario potrebbe anche rappresentare un corso più trasparente e quindi positivo, sempre che la FIM sia davvero in grado di scegliere. Il caso spoiler è emblematico: il direttore tecnico su certi conflitti attualmente non ha gli strumenti per prendere una decisione avvallata da dati tecnici raccolti indipendentemente. È aperta anche la questione sull'opportunità di garantire un certo periodo di tolleranza prima di bandire una soluzione tecnica controversa: i governanti necessitano per lo meno di tempo per valutare alcune interpretazioni del regolamento che sconfinano nelle così dette aree grigie. Andare in quella direzione eviterebbe di congelare i risultati e al contempo di trasformare ogni nuova soluzione in materia di contesa. Succederà? Troppo presto per dirlo, ma sicuramente qualcosa va cambiato.
Per ora la conseguenza più diretta della decisione sulla pinna di Dall'Igna è che lo squalo è libero di girare e attaccare ogni punto debole nella stesura dei regolamenti. In aerodinamica per esempio il margine interpretativo è enorme e i tecnici potranno sfogare la propria fantasia a piacimento: sempre che i budget dei team siano in grado di tradurre in pratica le idee partorite dai cervelloni dei vari reparti R&D.
Che numeri
13 sono le vittorie in MotoGP di Andrea Dovizioso dopo il gran premio del Qatar, un numero che lo porta al terzo posto di sempre tra gli italiani, a pari merito con Max Biaggi. Per staccare il romano nelle prossime gare DesmoDovi dovrà però superarsi: in Argentina il forlivese ha all'attivo un solo podio nel 2015. L'album dei ricordi di DoviPower è ricco soprattutto di sfortune e delusioni: nel 2016 fu centrato da Iannone alla penultima curva e per il resto la Desmosedici ha sempre sofferto le curve di Termas. Ride invece Marquez, che al netto dei due scontri con Rossi (2015 e 2018, il primo anno con caduta, l'anno scorso con penalizzazione), ha vinto ben due volte su tre. Andrà ancora meglio in Texas per il Cabroncito, che ha ottenuto il successo 6 volte su 6 con altrettante pole e giri veloci al gp delle Americhe. Se DoviPower vorrà mantenere la testa del mondiale fino in Spagna, dovrà sudarsi parecchio l'ebbrezza della vetta.
La sfida
Con una Yamaha ancora più che convalescente, Rossi parte decisamente penalizzato nella sfida con Marquez. Ma il fenomeno di Tavullia a Termas ha vinto nel 2015, mentre nel 2016 ha retto il duello con il catalano fino al cambio gomme. In generale ha raccolto più punti di tutti a queste latitudini. I tifosi argentini stravedono per il Dottore e se ci fossero condizioni di pista particolari Vale potrebbe dare fastidio a tutti, Marquez compreso. Quasi impossibile invece il confronto in configurazione standard: il campione del mondo in Argentina ha quasi sempre mostrato un margine consistente. In quel caso il 46 dovrebbe limitarsi al duello interno con il compagno di squadra: Vinales in Qatar ha incantato in prova e deluso in gara, senza far capire quale dei due piloti sia davvero. Maverick nel 2017 a Termas vinse a mani basse: cosa ci farà vedere quest'anno?
Questa è storia
È opinione comune che la stagione 2015 si sia decisa in Malesia, con lo sciagurato contatto tra Rossi e Marquez. A ben guardare però l'esplosione di tensione di quella gara fu il frutto di una prolungata bagarre stagionale tra i due, che andarono a scontrarsi anche all'ultima chicane di Assen e prima ancora proprio in Argentina. Il 46 passò il pilota Honda alla curva 5, ma all'uscita del tornantone Marc toccò con la propria anteriore il posteriore della M1, cadendo a terra. Rossi vinse la seconda gara su tre, prendendo il volo in testa al mondiale. Fu in quella occasione che la stampa iniziò a parlare del possibile decimo titolo di Rossi, dopo i festeggiamenti del Dottore sul podio con la maglia di Maradona, non a caso El Diez per eccellenza. In quel momento però c'era qualcuno seduto nel box Hrc che stava già meditando su come difendere la propria corona e riprendersi il ruolo di leader della MotoGP.
Hot spot
Sono due le curve più interessanti in Argentina: la prima è la 5, che come abbiamo visto fu teatro del contatto Rossi-Marquez. Questo tornantone arriva al termine di un rettilineo di un chilometro: l'anno scorso fu proprio lì che Cal Crutchlow mise a segno il sorpasso della vittoria su Johann Zarco. Chi ha motore può avvantaggiarsi in rettilineo, chi ne è carente può staccare profondo: l'importante è riuscire anche a chiudere la traiettoria senza andare lunghi. L'altro punto da scintille è la 13, una stretta curva a destra che porta all'ultimo cambio di direzione prima del traguardo. È uno spot valido per passare, ma non è facile tenere la linea: a volte è complicato anche solo rimanere in equilibrio, come dimostra lo strike di Iannone su Dovizioso nel 2016, o l'entrata decisamente abbondante di Marquez su Rossi l'anno scorso. Una cosa però è quasi sicura: difficilmente a Termas correremo il rischio di annoiarci.
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