MotoGP Rewind: Austin 2013, lo sbarco del Marcziano
Marc Marquez diventa il più giovane vincitore di sempre nella classe regina alla sua seconda gara. Il 93 batte Pedrosa e si prepara a raccogliere l'eredità di Stoner all'interno del box Honda. È l'inizio di un dominio che ancora oggi si prospetta lungo
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L'appuntamento settimanale con MotoGP Rewind - le gare integrali visibili gratis su motogp.com- ci porta al Gran Premio delle Americhe del 2013, la gara che consacra Marc Marquez come il più giovane vincitore di sempre in classe regina: alla seconda gara in MotoGP il 93 mette già le cose in chiaro all'interno del box nel team ufficiale e si va pure a prendere la testa della classifica iridata in coabitazione con Lorenzo. Andiamo a rivedere come è andata insieme al nostro Guido Sassi.
Lo sbarco del Marcziano
Già nel 2013, alla seconda gara in MotoGP, in telecronaca Nick Harris chiama Marc Marquez “il nuovo Valentino Rossi”. D'altronde, nonostante una caduta nel venerdì, il 20enne di Cervera parte dalla pole position centrando il primo di molti record (più giovane poleman battendo niente meno che "Fast" Freddie Spencer).
Una gara tattica
Alla partenza Pedrosa scatta come un fulmine, Bradl gli si infila dietro, Marquez va largo alla prima curva e gira terzo alla seconda per un terzetto Honda. Già al termine del primo giro Marc recupera la seconda posizione e Lorenzo si mette in terza. Il campione in carica della Moto2 ha un'opzione più dura di pneumatici rispetto a Pedrosa che prova la fuga. Marc gli si incolla agli scarichi e a 9 giri dal termine lo attacca prima dell'uscita dal serpentone: un sorpasso preciso e spietato, una perfetta crudeltà.
Pedrosa ha ben 6 chilometri di velocità di punta in più rispetto a Marquez ma non riesce ad attaccarlo subito e giro dopo giro perde terreno. Marc si va a prendere la prima vittoria di una serie di 56 in MotoGP, nel box possono tirare un definitivo sospiro di sollievo dopo il ritiro di Casey Stoner: la successione è assicurata.
L'orizzonte di Marc
Per quello che si può vedere a distanza di sette anni da quel primo successo, Marquez in prospettiva può realisticamente raddoppiare le coppe in bacheca a oggi e - di questo passo- addirittura battere Agostini e Rossi come numero di vittorie in assoluto. Quest'anno il campione di Cervera può pareggiare il conto di titoli iridati con il Dottore, poi rimarranno da inseguire solo gli 89 successi di Valentino in classe regina (un obiettivo alla portata forse addirittura nei quattro anni di contratto con Honda) e i 15 titoli mondiali di Ago. Fantascienza? Non con il Marcziano in pista.
Una questione d'età?
Al Circuito delle Americhe ci sono tante altre storie oscurate dal talento di Marquez in quel 2013: il quarto posto di un arrembante Cal Crutchlow in Tech3, la bella gara di Iannone, decimo ai suoi inizi con Pramac Ducati dopo un altro incoraggiante nono posto a Losail. In tema di italiani Valentino Rossi ha una gara non semplice dopo il bel podio del Qatar. La questione dell'età viene dibattuta già al tempo, quando è “solo” 34enne: la stessa età dell'Andrea Dovizioso di oggi, che nel 2013 invece è alla sua prima stagione in Ducati. Ma la Desmosedici di allora è ben altra cosa, una moto che in Qatar – pista data come favorevole alla Rossa di Borgo Panigale- non vale più del settimo posto finale.
Lo sbarco del Marcziano
Già nel 2013, alla seconda gara in MotoGP, in telecronaca Nick Harris chiama Marc Marquez “il nuovo Valentino Rossi”. D'altronde, nonostante una caduta nel venerdì, il 20enne di Cervera parte dalla pole position centrando il primo di molti record (più giovane poleman battendo niente meno che "Fast" Freddie Spencer).
Una gara tattica
Alla partenza Pedrosa scatta come un fulmine, Bradl gli si infila dietro, Marquez va largo alla prima curva e gira terzo alla seconda per un terzetto Honda. Già al termine del primo giro Marc recupera la seconda posizione e Lorenzo si mette in terza. Il campione in carica della Moto2 ha un'opzione più dura di pneumatici rispetto a Pedrosa che prova la fuga. Marc gli si incolla agli scarichi e a 9 giri dal termine lo attacca prima dell'uscita dal serpentone: un sorpasso preciso e spietato, una perfetta crudeltà.
Pedrosa ha ben 6 chilometri di velocità di punta in più rispetto a Marquez ma non riesce ad attaccarlo subito e giro dopo giro perde terreno. Marc si va a prendere la prima vittoria di una serie di 56 in MotoGP, nel box possono tirare un definitivo sospiro di sollievo dopo il ritiro di Casey Stoner: la successione è assicurata.
L'orizzonte di Marc
Per quello che si può vedere a distanza di sette anni da quel primo successo, Marquez in prospettiva può realisticamente raddoppiare le coppe in bacheca a oggi e - di questo passo- addirittura battere Agostini e Rossi come numero di vittorie in assoluto. Quest'anno il campione di Cervera può pareggiare il conto di titoli iridati con il Dottore, poi rimarranno da inseguire solo gli 89 successi di Valentino in classe regina (un obiettivo alla portata forse addirittura nei quattro anni di contratto con Honda) e i 15 titoli mondiali di Ago. Fantascienza? Non con il Marcziano in pista.
Una questione d'età?
Al Circuito delle Americhe ci sono tante altre storie oscurate dal talento di Marquez in quel 2013: il quarto posto di un arrembante Cal Crutchlow in Tech3, la bella gara di Iannone, decimo ai suoi inizi con Pramac Ducati dopo un altro incoraggiante nono posto a Losail. In tema di italiani Valentino Rossi ha una gara non semplice dopo il bel podio del Qatar. La questione dell'età viene dibattuta già al tempo, quando è “solo” 34enne: la stessa età dell'Andrea Dovizioso di oggi, che nel 2013 invece è alla sua prima stagione in Ducati. Ma la Desmosedici di allora è ben altra cosa, una moto che in Qatar – pista data come favorevole alla Rossa di Borgo Panigale- non vale più del settimo posto finale.
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