MotoGP, disco verde anche al "cucchiaio" Honda
In un primo momento la soluzione tecnica proposta da Honda era stata bocciata, ma ora che i tecnici Hrc hanno proposto uno spoiler che dichiaratamente ha il fine di raffreddare la gomma, il direttore tecnico della MotoGP Danny Aldridge ha dato l'ok al suo utilizzo
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Ora è tutto ok
Come ogni telenovela che si rispetti anche il caso spoiler in MotoGP si arricchisce ogni giorno di una nuova puntata. L'ultima in ordine di tempo ci racconta di come anche Honda sia riuscita a fare approvare la propria appendice sotto il forcellone. I tempi record della rincorsa a Ducati non devono però stupire.
Come avevamo già scritto in precedenza, i tecnici di Alberto Puig si erano visti bocciare il device proposto non tanto per ragioni tecniche, quanto perché lo stesso team Hrc aveva ammesso che la soluzione sarebbe servita a generare carico aerodinamico. Una provocazione per dimostrare che le regole così scritte non hanno senso? Una dichiarazione coerente con quanto avevano asserito fino a quel momento in Honda, e cioè che un cucchiaio in quella posizione non avrebbe potuto che generare un carico aerodinamico importante? A prescindere dal motivo all'origine della mossa dei giapponesi, la reazione del responsabile tecnico della MotoGP Danny Aldridge era stata ovviamente una bocciatura del sistema proposto. Lo stesso Aldridge aveva ribadito ai media che “questa appendice può essere usata per deviare l'acqua o raffreddare la gomma, non per fini aerodinamici”. In buona sostanza ciò che decreta la legalità o meno del dispositivo è l'intento dichiarato, anche perché rimane impossibile comparare due effetti diversi come il downforce generato e il raffreddamento ottenuto, stabilendo cosa sia prioritario tra i due. L'unica eccezione sarebbe rappresentata da un carico aerodinamico irrisorio, ma come abbiamo sentito già ieri con Dall'Igna, il downforce è almeno di 300 grammi a 180 km/h e aumenta con la velocità. Un effetto secondario forse rispetto al raffreddamento, ma sicuramente non impalpabile.
Honda ha presentato quindi un secondo cucchiaio tramite il proprio direttore tecnico takeo Yokoyama: una soluzione a quanto pare molto simile se non quasi identica a quella bocciata. D'altronde è chiaro: per quanto sia il reparto corse forse più avanzato della MotoGP, nemmeno Hrc può produrre nuove soluzioni in tempi brevi come quelli trascorsi. Il nuovo device quindi è già stato presentato in un modello stampato in 3D e approvato. Sarà quindi prodotto e portato in pista ad Austin con Cal Crutchlow, come ha confermato Lucio Cecchinello ai microfoni di Sky Sport. Il team owner di LCR ha anche ammesso: “C'è un po’ di politica, ma l’effetto sostanziale è di raffreddare lo pneumatico”.
Capitolo chiuso? Difficile dirlo. Sicuramente la questione spoiler è solo ciò che emerge di una più complessa guerra tra le Case sul ruolo dell'aerodinamica e la gestione delle regole tecniche. C'è quindi da aspettarsi nuove puntate di questa intricata telenovela.
Come ogni telenovela che si rispetti anche il caso spoiler in MotoGP si arricchisce ogni giorno di una nuova puntata. L'ultima in ordine di tempo ci racconta di come anche Honda sia riuscita a fare approvare la propria appendice sotto il forcellone. I tempi record della rincorsa a Ducati non devono però stupire.
Come avevamo già scritto in precedenza, i tecnici di Alberto Puig si erano visti bocciare il device proposto non tanto per ragioni tecniche, quanto perché lo stesso team Hrc aveva ammesso che la soluzione sarebbe servita a generare carico aerodinamico. Una provocazione per dimostrare che le regole così scritte non hanno senso? Una dichiarazione coerente con quanto avevano asserito fino a quel momento in Honda, e cioè che un cucchiaio in quella posizione non avrebbe potuto che generare un carico aerodinamico importante? A prescindere dal motivo all'origine della mossa dei giapponesi, la reazione del responsabile tecnico della MotoGP Danny Aldridge era stata ovviamente una bocciatura del sistema proposto. Lo stesso Aldridge aveva ribadito ai media che “questa appendice può essere usata per deviare l'acqua o raffreddare la gomma, non per fini aerodinamici”. In buona sostanza ciò che decreta la legalità o meno del dispositivo è l'intento dichiarato, anche perché rimane impossibile comparare due effetti diversi come il downforce generato e il raffreddamento ottenuto, stabilendo cosa sia prioritario tra i due. L'unica eccezione sarebbe rappresentata da un carico aerodinamico irrisorio, ma come abbiamo sentito già ieri con Dall'Igna, il downforce è almeno di 300 grammi a 180 km/h e aumenta con la velocità. Un effetto secondario forse rispetto al raffreddamento, ma sicuramente non impalpabile.
Honda ha presentato quindi un secondo cucchiaio tramite il proprio direttore tecnico takeo Yokoyama: una soluzione a quanto pare molto simile se non quasi identica a quella bocciata. D'altronde è chiaro: per quanto sia il reparto corse forse più avanzato della MotoGP, nemmeno Hrc può produrre nuove soluzioni in tempi brevi come quelli trascorsi. Il nuovo device quindi è già stato presentato in un modello stampato in 3D e approvato. Sarà quindi prodotto e portato in pista ad Austin con Cal Crutchlow, come ha confermato Lucio Cecchinello ai microfoni di Sky Sport. Il team owner di LCR ha anche ammesso: “C'è un po’ di politica, ma l’effetto sostanziale è di raffreddare lo pneumatico”.
Capitolo chiuso? Difficile dirlo. Sicuramente la questione spoiler è solo ciò che emerge di una più complessa guerra tra le Case sul ruolo dell'aerodinamica e la gestione delle regole tecniche. C'è quindi da aspettarsi nuove puntate di questa intricata telenovela.
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