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MotoGP 2015, intervista esclusiva a Danilo Petrucci: "In MotoGP contano i dettagli"

MotoGP news - Da questa stagione, Danilo Petrucci è il nuovo pilota del team Pramac Ducati e sta facendo progressi in sella alla Desmosedici. Al Mugello abbiamo fatto due chiacchiere con  "Petrux" che ci ha raccontato del suo nuovo team, di Ducati, del ruolo della Federazione Motociclistica Italiana nella sua carriera e di quanto importante è per lui far parte delle Fiamme Oro
Petrux #9
Danilo Petrucci, classe 1990, fa parte del Motomondiale da quattro anni: i tre precedenti li ha trascorsi nel team IodaRacing Project, alla guida prima di una Ioda-Suter e poi di una ART, mentre da quest'anno è passato sulla Ducati del team Pramac lasciata libera da Andrea Iannone. "Petrux" ha tutte le carte in regola per poter fare una buona stagione e mettere in mostra il talento di cui è dotato e che gli ha permesso di vincere il campionato italiano Superstock 1000 nel 2011. La stagione 2015 è molto importante per la sua carriera e al Mugello abbiamo fatto due chiacchiere con Danilo che ci ha raccontato com'è lavorare su una Ducati, in che rapporti è con Dovizioso e Iannone, quanto l'ha aiutato la Federazione Motociclistica Italiana e infine ci ha parlato del suo amore per le Fiamme Oro.

Dopo tre anni sei finalmente su una moto competitiva, come ti trovi con la Ducati?
Bene, è una bella moto. È quella ufficiale di Crutchlow dell'anno scorso ed è una moto che permette di stare vicino agli altri. Con Ducati inoltre ho la possibilità di guardare i dati degli altri piloti e posso vedere dove sbaglio, dove faccio meglio e questa è la prima volta che posso farlo. Gli altri anni avevo molti alti e bassi proprio perché non potevo vedere i dati di nessuno, non potevo quindi vedere effettivamente se stavo andando forte o piano. Quest'anno invece sono sempre un po' costante in quello, grazie ovviamente a quella possibilità e anche al fatto che sono un po' cresciuto anche io. La telemetria è un po' come la maestra che ti dà il voto e ti dice dove hai sbagliato, dove sei stato bravo, perciò è importante.

È cambiato il metodo di lavoro all'interno del box?
Molto, molto. Gli altri anni, proprio per questo fatto che non mi potevo confrontare con nessuno perché ero sempre l'unico in griglia con quella moto, vedevo solo i miei giri e non sapevo cosa avrebbe potuto fare un altro pilota. Adesso invece passiamo le ore proprio a vedere i dati. Man mano che cresci devi curare sempre più i dettagli. Vedi infatti che i piloti più forti che stanno davanti si fermano al box per molto tempo. Questo è sintomo che loro vogliono che la moto in ogni metro della pista sia perfetta, sia come dicono loro. Io questo ancora non ce l'ho. Tendo più a sopperire e dire “qui la moto va male perché è così, non ci si può fare niente” e invece vedi che la squadra si mette lì a farmi capire. È importante. È una bella esperienza, non solo perché stai davanti in classifica, ma perché hai la possibilità di imparare. La maggior parte dei componenti del team sono tutti interni di Ducati e quando sono a casa dalle gare vanno tutti in azienda a continuare a lavorare.

Quali sono i pregi e difetti della tua moto?
I pregi sono che ha un gran motore, il cambio seamless è molto buono, anche se non è il più evoluto quello che uso io, e grandissima elettronica. Al momento questa è la miglior moto che ho guidata. Quando Dall'Igna mi chiese di dirgli i difetti, io dopo la prima volta che l'ho provata gli ho detto: “Di difetti non ne ho visti”, e lui mi rispose: “Ma come no?” (ride). Diciamo che man mano che ci prendevo mano iniziavo a dire quello che i piloti prima di me avevano già detto. Sostanzialmente che quella moto gira un po' poco, questo è migliorato sulla moto nuova che al momento hanno solo i piloti ufficiali.

Dove pensi di arrivare quest'anno?
Mi piacerebbe molto entrare nella top ten mondiale. Non è facile perché ci sono parecchi piloti che vanno forte, a partire da Dani Pedrosa che mi passerà, ci sono Maverick Vinales, Espargaro, Hernandez, Redding. Intorno ai dieci siamo sempre un po' i soliti a ridosso delle moto ufficiali. Sarà dura, ma credo che sia così per tutti. Per il momento però non guardo la classifica, preferisco finire ogni gara e dire: “Oggi più di così non ne avevo”. Poi che arrivo ottavo, dodicesimo o sesto per me va bene lo stesso.

Lavori molto anche con Yonny Hernandez, il tuo compagno di squadra?
No, siamo amici, però per non disturbarci, proprio per non rovinare il nostro rapporto, per esempio in pista non giriamo mai insieme. Poi ci siamo date delle belle sportellate a Jerez proprio senza ritegno, però è un bravo ragazzo. Lui ha una moto un po' diversa e ha uno stile di guida molto particolare. Io guardo sempre i dati di Dovizioso e spesso anche di Iannone, anche se hanno una moto differente. Yonny è qui da più tempo e sicuramente ha più esperienza: quando guardo i suoi dati vedo dei dettagli importanti, tipo risparmiare le gomme, uno dei miei maggiori problemi di quest'anno. Lui semplicemente chiudendo il gas dove serve riesce a farlo. Che pensi “se chiudo il gas vado più piano” eh no, perché se vai veloce ma la ruota dietro scivola, oltre a finirla non vai più forte.

Come ti sei preparato per questa stagione?
Il primo test a Valencia andò molto bene, ma poi mi misero sulla bilancia e mi dissero che dovevo dimagrire. A Sepang 1 ero arrivato con otto chili in meno, poi ne ho ripreso un paio di massa muscolare, perché in quei test dopo tre giri facevo fatica. Ho fatto un allenamento più specifico, con più pesi. Con Dovizioso siamo amici e parliamo spesso e lui mi ha detto che l'anno scorso, spesso, quando finiva le gare era stremato, quindi mi aveva detto di prepararmi per bene perché la moto è molto fisica. Mi alleno tutti i giorni quando è possibile, faccio molto più flat. Ducati ci ha noleggiato la pista di Misano e poi cerco di andare in moto il più possibile simulando i tre quarti d'ora di gara.

In che rapporti sei con Dovizioso e Iannone?
Con Iannone non ho un gran rapporto. Ci salutiamo, parliamo, scambiamo quattro chiacchiere. Con Dovi siamo amici, perdiamo parecchie ore a parlare delle moto, della guida, di cosa si potrebbe fare. Dovi è molto metodico ed è un perfezionista. Vuole sapere per filo e per segno quello che fai. Mi aiuta molto, sia quando parliamo che in pista. Me lo dice proprio, di stargli dietro nelle prove. Sono contento di stargli simpatico che mi da una mano, non è facile trovare un amico così qua dentro.

Come vedi Dovi quest'anno?
È molto molto competitivo, la vittoria non è così lontana. Secondo me è uno dei pretendenti al titolo e parlano i fatti per lui. È cambiato molto, quest'anno sembra che abbia quel qualcosa in più che gli è mancato gli altri anni. Sarei contento se arrivasse a giocarsela.

Nella tua carriera quanto è stato importante l'appoggio della Federazione Motociclistica Italiana?
Molto. La Federazione mi ha aiutato sia nel 2008 quando ho iniziato a fare l'europeo Stock 600 e poi mi ha aiutato nel 2011 quando ho vinto il campionato italiano Superstock e sono arrivato secondo nel mondiale Superstock 1000. La Federazione mi è stata sempre vicina e mi ha aiutato economicamente a correre. Inoltre mi avevano messo all'interno del team italia, che era una struttura che curava anche il fisico e le altre cose importanti per un pilota. Avevo un ottimo rapporto con Cristiano Migliorati (oggi il direttore sportivo del team Italia, ndr) che era il tutor, mi andava a vedere intorno alla pista e mi diceva dove sbagliavo e dove facevo bene. Mi hanno anche aiutato ad andare in MotoGP, ho un buon rapporto con loro e gli devo abbastanza.

Fai parte delle Fiamme Oro, vedi un tuo futuro come poliziotto?
Mmmm diciamo che non è proprio il mestiere che vorrei andare a fare. È stato sempre il mio sogno perché mio papà lavorava e lavora tuttora nel Motomondiale, con Leopard, almeno a casa abbiamo qualcuno che vince (scherza). Nei suoi primi cinque anni aveva nel suo team Loris Capirossi, che vinse il Mondiale in 125 nel 90, e un paio d'anni dopo diventò delle Fiamme Oro. Io avevo due o tre anni e avevo il mito di Loris, volevo diventare come lui. Quindi ho detto, se un giorno ci sarà la possibilità, voglio farlo. Così ho fatto il concorso pubblico, ho fatto bene e sono entrato. Con me la polizia ha visto che c'era una buona visibilità, ci fa fare corsi di guida e molti eventi. Ora è entrato anche Enea Bastianini e sono contento che anche i ragazzi giovani vedano le Fiamme Oro come una possibilità di crescita. È dura perché soprattutto all'inizio devi fare un anno di polizia obbligatorio e devi dividerti tra moto e corso. Mi dividevo tra camper e caserma, e lì non avevo agevolazioni di nessun tipo, ma sono contento di far parte del gruppo.
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