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Moto 2 2014, intervista esclusiva Maverick Viñales: “Non vado ai circuiti per farmi degli amici”

Moto 2 news – In occasione del Gran Premio del Mugello abbiamo intervistato Maverick Viñales, campione del mondo in carica della Moto3 e buon debuttante nella categoria intermedia. Lo spagnolo, diretto e deciso nel parlare, ha ammesso che non si aspettava neanche lui di vincere così presto e ha sottolineato l'intenzione di voler ottenere molti più titoli. Ecco cosa ci ha raccontato
Mack è arrivato in Moto2
Maverick Viñales
 ha corso tre anni nella categoria minore del Motomondiale, ritagliandosi sempre un ruolo da protagonista. L'anno scorso ha lasciato la Moto3 da campione del mondo in carica e si è adattato velocemente alla nuova classe, dove quest'anno ha conquistato una vittoria alla seconda gara stagionale. "Mack", come lo chiamano i tifosi, è sempre stato un ragazzo dall'aria schiva, con sguardo concentrato e ambizioso. Durante l'intervista si è dimostrato proprio come appare, deciso e con le idee chiare.

L'anno scorso hai vinto il titolo della Moto3, come è cambiata la tua vita?
Soprattutto è stato il fatto di essermi tolto un peso. L'ho ottenuto e adesso ne voglio di più!

In questa nuova categoria hai già fatto qualcosa di straordinario, vincendo la gara di Austin. Ti aspettavi un successo così presto?
No, per niente! Me lo sarei aspettato più avanti, magari verso la metà o la fine della stagione. Ottenerlo già così presto mi ha tolto un po' di pressione di dosso.

Hai dovuto cambiare stile di guida in sella a questa nuova moto?
Abbastanza. In Moto3 devi fare un passo alla volta, mentre in Moto2 devi frenare più tardi e aprire il gas. Bisogna sempre adattarsi allo stile della categoria. Un'altra differenza tra le due moto è il peso, questa è il doppio anche nella potenza. Quando gli pneumatici sono consumati è piuttosto difficile. Per quanto riguarda l'allenamento, invece, ho aggiunto più pesi per avere maggiore forza nelle braccia.

In questi tre anni hai dimostrato un grande talento. Sei sulle orme di Marc Marquez?
Non saprei, penso che ogni pilota alla fine prenda la sua strada. Ovviamente seguire i migliori è sempre una grande cosa. Il mio idolo è Valentino Rossi, fin da quando ero piccolo.

Ti sei pentito di aver lasciato la scuola per le moto?
Alla fine devi decidere se prenderla alla leggera o lavorare seriamente. Credo che lo studio possa aspettare, posso sempre farlo quando avrò trenta o quarant'anni. Il mondo del motociclismo invece non ti aspetta. I miei genitori mi hanno appoggiato in questa scelta, ora mi seguono da casa in tutte le gare. Preferisco che non vengano con me ai circuiti perché questo è il mio lavoro e lo provo a fare il meglio possibile.

Che persona sei?
Umile e  normale, come tutti. Quando sono in pista sono aggressivo, mi piace molto fare il mio ritmo e provare sempre a tenerlo. Nel paddock ho pochi amici, per esempio Julian Simon, una persona molto buona, e mio cugino Isaac (pilota di Moto3, ndr).  Non ne ho molti altri, alla fine vengo qui per correre, non per farmi gli amici.

Cosa ti piace di più del week end di gara e cosa invece non sopporti?
Mi piace molto lavorare con il team, vedere come si migliora e soprattutto fare la gara. Quello che invece non mi piace proprio è l'attesa, aspettare da un giorno all'altro, è un'eternità. Quando poi bisogna fare viaggi lunghi tipo Spagna- Australia, certo è una noia, quando siamo in Europa non ci sono problemi.

Che effetto ti fa avere già un fan club?
È molto bello, quando li vedi al circuito ti danno una motivazione in più. Sapere che c'è gente lì per te, che ti appoggia e ti segue già da qualche anno è importanto. Siamo molti e ogni anno di più!
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