Monotronomo Cafe Racers GS850G, la Suzuki con licenza di uccidere
Da Tarragona, Spagna, arriva questa Suzuki che strizza l’occhio, e nemmeno poco, alle vecchie protagoniste delle endurance.
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Fuoriserie
James Bond approverebbe
È un mistero che le Suzuki non siano così quotate nel mondo delle moto preparate. Moltissime officine preferiscono Guzzi o BMW e, tra le giapponesi, Honda o Yamaha. Le Suzuki arrivano dopo. Il motivo non è chiarissimo anche perchè il passato della casa di Hamamatsu offre delle basi notevoli e soprattutto iperaffidabili, come le componenti della famiglia GS.
I propulsori a quattro cilindri con raffreddamento ad aria e olio sono mostri di robustezza e offrono anche delle belle prestazioni ed è proprio su una Suzuki del genere che è caduta la scelta di Mariano Rodriguez, titolare dell’officina di Tarragona Monotronomo Cafe Racers.
Prezzo basso, appeal retrò e kick starter sono elementi che l’hanno convinto che una GS850G fosse quella giusta per iniziare a lavorarci sopra.
Sebbene la base fosse una placida moto da turismo con trasmissione a cardano - la G dopo la cilindrata indica quello - la trasformazione ad opera di Rodriguez l’ha resa una perfetta belva da endurance degli anni Settanta come si intuisce dal fanale asimmetrico e dalla tabella portanumero.
Vintage è anche il nome di questa motocicletta, Honey Rider che è una citazione della prima Bond girl, Honey Ryder appunto, interpretata dalla biondissima Ursula Andress.
Ma i tributi non finiscono qui: le forme delle carene tagliate e del codino sono un chiaro tributo alla Suzuki da gare di durata più famosa, la mitica XR69.
Sotto a questi vestiti da gara è stato compiuto un lavoro piuttosto pesante, il telaio, ad esempio, è stato tagliato nella parte posteriore, pulito e riverniciato in un bel colore nero satinato.
Il motore ha guadagnato i quattro carburatori della sua sorella maggiore, la GS1000, e una completa revisione con sostituzione delle guarnizioni e altri componenti di consumo. L’airbox è stato sostituito con quattro filtri aperti conici che come spesso accade si accompagnano a uno scarico aperto, un LeoVince GP.
Le migliorie non si sono fermate alla meccanica del propulsore ma hanno coinvolto anche le sospensioni con un mono Showa al posteriore e la forcella trapiantata da una GSX600F che ospita un nuovo cerchio da 17 pollici anzichè 19.
A fermare in fretta questa racer ci pensano dei freni Brembo.
Il tocco finale è la verniciatura, bella in grigio e azzurro Gulf, che comprende anche le cover dei cerchi, dettaglio insolito ma di assoluto effetto.
Ottima motocicletta quella costruita da Rodriguez che dimostra il potenziale delle vecchie signore costruite da Suzuki che probabilmente non avranno la licenza di uccidere, ma sicuramente di colpire al cuore.
È un mistero che le Suzuki non siano così quotate nel mondo delle moto preparate. Moltissime officine preferiscono Guzzi o BMW e, tra le giapponesi, Honda o Yamaha. Le Suzuki arrivano dopo. Il motivo non è chiarissimo anche perchè il passato della casa di Hamamatsu offre delle basi notevoli e soprattutto iperaffidabili, come le componenti della famiglia GS.
I propulsori a quattro cilindri con raffreddamento ad aria e olio sono mostri di robustezza e offrono anche delle belle prestazioni ed è proprio su una Suzuki del genere che è caduta la scelta di Mariano Rodriguez, titolare dell’officina di Tarragona Monotronomo Cafe Racers.
Prezzo basso, appeal retrò e kick starter sono elementi che l’hanno convinto che una GS850G fosse quella giusta per iniziare a lavorarci sopra.
Sebbene la base fosse una placida moto da turismo con trasmissione a cardano - la G dopo la cilindrata indica quello - la trasformazione ad opera di Rodriguez l’ha resa una perfetta belva da endurance degli anni Settanta come si intuisce dal fanale asimmetrico e dalla tabella portanumero.
Vintage è anche il nome di questa motocicletta, Honey Rider che è una citazione della prima Bond girl, Honey Ryder appunto, interpretata dalla biondissima Ursula Andress.
Ma i tributi non finiscono qui: le forme delle carene tagliate e del codino sono un chiaro tributo alla Suzuki da gare di durata più famosa, la mitica XR69.
Sotto a questi vestiti da gara è stato compiuto un lavoro piuttosto pesante, il telaio, ad esempio, è stato tagliato nella parte posteriore, pulito e riverniciato in un bel colore nero satinato.
Il motore ha guadagnato i quattro carburatori della sua sorella maggiore, la GS1000, e una completa revisione con sostituzione delle guarnizioni e altri componenti di consumo. L’airbox è stato sostituito con quattro filtri aperti conici che come spesso accade si accompagnano a uno scarico aperto, un LeoVince GP.
Le migliorie non si sono fermate alla meccanica del propulsore ma hanno coinvolto anche le sospensioni con un mono Showa al posteriore e la forcella trapiantata da una GSX600F che ospita un nuovo cerchio da 17 pollici anzichè 19.
A fermare in fretta questa racer ci pensano dei freni Brembo.
Il tocco finale è la verniciatura, bella in grigio e azzurro Gulf, che comprende anche le cover dei cerchi, dettaglio insolito ma di assoluto effetto.
Ottima motocicletta quella costruita da Rodriguez che dimostra il potenziale delle vecchie signore costruite da Suzuki che probabilmente non avranno la licenza di uccidere, ma sicuramente di colpire al cuore.
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