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Monocilindrico 1700! Ecco il chopper Hackel/Wright con testa radiale

Galeotto fu un annuncio su eBay che proponeva una testata per motore radiale Wright. Materiale adatto ai propulsori 9 cilindri aeronautici... oppure per costruirci un chopper estremo, come ha pensato il canadese Al Hackel! 

Costruire un chopper spinto da un motore derivato da una meccanica aeronautica/militare. La molla che ha spinto Al Hackel a gettarsi in un progetto tanto inutile quanto affascinante (forse affascinante proprio perché inutile...) non può che essere quella di una sana follia creativa. 

Il caso ha voluto infatti che Al, canadese, fabbro agricolo di professione e customizer estremo per puro diletto, s’imbattesse nell’annuncio di vendita di una testata per motore radiale Wright R-975-46. Un propulsore impiegato su aerei, elicotteri e carri armati con specifiche monstre: 9 cilindri, 16.000 centimetri cubi di cilindrata e fino a 550 CV di potenza erogata. Tanto, troppo, per pensare di montarlo su una moto, men che meno su un chopper. Se opportunamente modificata, però, questa testata potrebbe essere utilizzata per realizzare un motore monocilindrico. Dunque eureka! La bizzarra idea di Al Hackel comincia a prendere forma e a vedere un primo spiraglio di realtà… 

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Nove cilindri: il motore radiale Wright R-975-46 nella sua interezza

Solo kickstarter

Costruire un telaio rigido capace di supportare e in qualche modo “incorniciare” questo motore esclusivo, non è cosa complicata per chi maneggia quotidianamente dime, flessibili e saldatrici. La parte estremamente complicata del lavoro consiste infatti nel concepire un nuovo manovellismo, con relativo sistema di distribuzione e lubrificazione dedicato, per poter alloggiare la testata Wright su una termica prodotta ex novo. Questo è il grattacapo risolto da Al Hackel, il quale è riuscito ad adattare un generosissimo cilindro singolo da 1.700 cm3 di volume, alimentato da un carburatore bicorpo. Il tutto funziona, pur non essendo chiaro quali valori possa esprimere il mono Wright/Hackel in fatto di coppia e potenza (sarebbe interessante togliersi la curiosità con una “rullata” a banco). Per complicarsi ulteriormente la vita, anche a opera ultimata, l’avviamento non poteva che essere con la sola pedivella! Roba da lanciarvisi sopra prendendo la rincorsa, altroché i mono delle “endurone” stradali anni 80! 

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Dettaglio della testata che fa capolino tra un incavo del serbatoio, anch'esso realizzato ad hoc

Cotanta meccanica è stata accoppiata a un cambio 4 marce separato, di derivazione Knuckelhead (1947), mosso per tramite di una catena “primaria” che lo collega al motore e da una “secondaria” che trasmette infine il movimento alla ruota posteriore.

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Le catene di rinvio utilizzate tra motore, cambio e leveraggio a pedale

Dettagli in vetro soffiato

Il chopper Wright/Hackel può considerarsi a suo modo come un opera d’arte e, anche per questo, fa ricorso a elementi decisamente estrosi e insoliti per una motocicletta. E’ il caso di dettagli quali i collettori di aspirazione, il pomello del cambio e le due luci, realizzate nientemeno che in vetro soffiato dal creativo canadese Jesse Briggs.

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I tromboncini di aspirazione sono in vetro soffiato, quasi fossero concepiti a Murano

Arte incomoda... per davvero

La comodità è naturalmente un concetto alieno a questa realizzazione. Per dare una parvenza di comfort alla guida Al Hackel ha optato per una forcella Girder di tipo Girdraulic (Vincent), che risparmia la sola molla in favore di un discreto ammortizzatore idraulico. Se la guida rilassata è dunque optional, non lo è però il doversi fermare: per questo il customizer canadese ha modificato una ruota posteriore a raggi per adattarvi il freno a tamburo di una Toyota Matrix, piccola utilitaria della casa giapponese. Basterà? Non lo sappiamo, ciò che possiamo testimoniare è invece che questo assurdo chopper si muove piuttosto naturalmente su percorsi pianeggianti che richiedono una guida facile. Sarebbe quasi inappropriato chiedere/pretendere di più, in fin dei conti si tratta di un’opera unica, di una dimostrazione di creatività e manualità poggiata su ruote. Il “bello”, qui, risiede nella contemplazione dei dettagli da cui emerge tutto l'impegno e l'ingegno profusi… 

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