L’Italia ha un Piano per la mobilità ciclabile
È unanime la soddisfazione per il provvedimento approvato ad agosto che definisce le linee guida per lo sviluppo della mobilità a pedali nelle aree urbane ed extraurbana con l’obiettivo di incrementare nei prossimo triennio la modalità ciclistica del 20%. Si punta su sicurezza, intermodalità, cicloparcheggi, ciclabili e cicloturismo
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Green Planet
Il benestare di Fiab
Dopo le dichiarazioni di soddisfazione dei responsabili di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) per l’approvazione del primo Piano Generale della Mobilità Ciclistica 2022-2024, arrivano ora quelle di Alessandro Tursi, presidente di Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, la principale organizzazione nazionale dedicata alla mobilità a pedali. I giudizi sul provvedimento voluto dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) sono molto positivi, in particolare per il riconoscimento di Bicitalia, la rete ciclabile nazionale mappata da Fiab a partire dal 2000, quale cardine per lo sviluppo del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche. Apprezzati sono pure i provvedimenti a favore degli spostamenti casa-scuola, dell’intermodalità “spinta”, ovvero la concreta possibilità di avere la bici sempre al seguito su treni e altri mezzi di trasporto pubblico locale, e all’accessibilità presso tutti gli uffici pubblici in cui devono essere previsti tra l’altro parcheggi bici attrezzati e in numero sufficiente.
Piace (quasi) a tutti
I commenti positivi dei vertici di Ancma e Fiab sono condivisi dalla maggioranza degli addetti ai lavori e le poche voci contrastanti puntualizzano su alcuni particolari. La maggiore preoccupazione riguarda l’incertezza sui tempi di realizzazione dovuta ai rallentamenti derivati dalle prossime elezioni, ma ci sono anche perplessità sui contenuti. Per alcuni le risorse destinate ai progetti per la ciclabilità urbana sono modeste (438 milioni), così come alcuni obiettivi. In particolare è ritenuto poco virtuoso l’obiettivo previsto per la densità delle infrastrutture ciclabili nei capoluoghi di Provincia e nelle città metropolitane: un valore medio nazionale di 32 km/100 kmq che, pur rappresentando un incremento del 27% rispetto ai 23,4 km/100 kmq monitorati nel 2019, è valutato da alcuni esiguo rispetto ad altre realtà europee. A prescindere dalle opinioni, si tratta di un Piano articolato con numerosi interventi sviscerati in 160 pagine e per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro, dei quali 943 milioni già assegnati grazie alle risorse previste dal PNRR e da altre fonti. Di seguito una sintesi delle finalità e dei principali obiettivi.
Verso un sistema di Mobilità Ciclistica
Il Piano, previsto dalla legge 2/2018 e parte integrante del Piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL), contiene una programmazione di lungo periodo per migliorare e potenziare i sistemi di mobilità ciclistica urbana e interurbana. La finalità primaria è realizzare il Sistema Nazionale della Mobilità Ciclistica (SNMC) per rendere tale modalità una componente fondamentale del sistema di mobilità sostenibile, con caratteristiche di accessibilità, efficienza trasportistica, impatto ambientale positivo, inclusione sociale e basso costo economico.
In città si punta sulla sicurezza
In ambito urbano le priorità sono “aumento della sicurezza dei ciclisti, miglioramento della segnaletica, creazione di uno spazio condiviso tra i diversi utenti della strada”, nonché lo sviluppo delle reti ciclabili cittadine fino alla già citata media di 32 km/100 kmq. Un’infrastruttura che dovrà essere pensata per favorire i collegamenti con i principali poli di attrazione del traffico, come scuole, università, ospedali, aree commerciali e produttive e fermate del trasporto pubblico, comprese le stazioni ferroviarie, per agevolare i viaggi intermodali. A tal fine sono previste la realizzazione di ciclostazioni e cicloparcheggi nei punti strategici e la volontà di dotare almeno il 25% dei mezzi del trasporto pubblico locale e il 50% dei veicoli del trasporto metropolitano, regionale e interregionale di dispositivi e spazi per il trasporto a bordo delle bici. Oltre alla piste dedicate alla due ruote, si punta a definire regolare chiare di convivenza sulle strade di diverse tipologie di veicoli fornendo più spazio a favore della mobilità ciclistica e con interventi come le “zone 30”. Una serie di misure che dovrebbero consentire di raggiungere l’obiettivo di un aumento del 20% della quota modale di spostamenti in bici (oggi è al 4% contro una media Ue del 5% e un irraggiungibile 41% dei Paesi Bassi) nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane.
Un piano per il cicloturismo
A livello extraurbano la volontà è promuovere lo sviluppo turistico dei territori attraverso la realizzazione di ciclovie di qualità connesse con le reti urbane e quelle internazionali. Una finalità per il quale sono previsti fondi per 716 milioni di euro per realizzare almeno 1.235 di chilometri aggiuntivi ed effettuare opere di manutenzione straordinaria sulla rete esistente. Un progetto destinato a concretizzare il Sistema delle Ciclovie Turistiche Nazionali (SCTN), e la Rete Ciclabile Nazionale (RCN), collagata all’infrastruttura continentale Eurovelo. La priorità è data a dieci ciclovie, come quelle Adriatica e Tirrenica, la VenTo e la Via del Sole, la Magna Grecia e le ciclovie dell'Acquedotto Pugliese e della Sardegna.
Dopo le dichiarazioni di soddisfazione dei responsabili di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) per l’approvazione del primo Piano Generale della Mobilità Ciclistica 2022-2024, arrivano ora quelle di Alessandro Tursi, presidente di Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, la principale organizzazione nazionale dedicata alla mobilità a pedali. I giudizi sul provvedimento voluto dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) sono molto positivi, in particolare per il riconoscimento di Bicitalia, la rete ciclabile nazionale mappata da Fiab a partire dal 2000, quale cardine per lo sviluppo del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche. Apprezzati sono pure i provvedimenti a favore degli spostamenti casa-scuola, dell’intermodalità “spinta”, ovvero la concreta possibilità di avere la bici sempre al seguito su treni e altri mezzi di trasporto pubblico locale, e all’accessibilità presso tutti gli uffici pubblici in cui devono essere previsti tra l’altro parcheggi bici attrezzati e in numero sufficiente.
Piace (quasi) a tutti
I commenti positivi dei vertici di Ancma e Fiab sono condivisi dalla maggioranza degli addetti ai lavori e le poche voci contrastanti puntualizzano su alcuni particolari. La maggiore preoccupazione riguarda l’incertezza sui tempi di realizzazione dovuta ai rallentamenti derivati dalle prossime elezioni, ma ci sono anche perplessità sui contenuti. Per alcuni le risorse destinate ai progetti per la ciclabilità urbana sono modeste (438 milioni), così come alcuni obiettivi. In particolare è ritenuto poco virtuoso l’obiettivo previsto per la densità delle infrastrutture ciclabili nei capoluoghi di Provincia e nelle città metropolitane: un valore medio nazionale di 32 km/100 kmq che, pur rappresentando un incremento del 27% rispetto ai 23,4 km/100 kmq monitorati nel 2019, è valutato da alcuni esiguo rispetto ad altre realtà europee. A prescindere dalle opinioni, si tratta di un Piano articolato con numerosi interventi sviscerati in 160 pagine e per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro, dei quali 943 milioni già assegnati grazie alle risorse previste dal PNRR e da altre fonti. Di seguito una sintesi delle finalità e dei principali obiettivi.
Verso un sistema di Mobilità Ciclistica
Il Piano, previsto dalla legge 2/2018 e parte integrante del Piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL), contiene una programmazione di lungo periodo per migliorare e potenziare i sistemi di mobilità ciclistica urbana e interurbana. La finalità primaria è realizzare il Sistema Nazionale della Mobilità Ciclistica (SNMC) per rendere tale modalità una componente fondamentale del sistema di mobilità sostenibile, con caratteristiche di accessibilità, efficienza trasportistica, impatto ambientale positivo, inclusione sociale e basso costo economico.
In città si punta sulla sicurezza
In ambito urbano le priorità sono “aumento della sicurezza dei ciclisti, miglioramento della segnaletica, creazione di uno spazio condiviso tra i diversi utenti della strada”, nonché lo sviluppo delle reti ciclabili cittadine fino alla già citata media di 32 km/100 kmq. Un’infrastruttura che dovrà essere pensata per favorire i collegamenti con i principali poli di attrazione del traffico, come scuole, università, ospedali, aree commerciali e produttive e fermate del trasporto pubblico, comprese le stazioni ferroviarie, per agevolare i viaggi intermodali. A tal fine sono previste la realizzazione di ciclostazioni e cicloparcheggi nei punti strategici e la volontà di dotare almeno il 25% dei mezzi del trasporto pubblico locale e il 50% dei veicoli del trasporto metropolitano, regionale e interregionale di dispositivi e spazi per il trasporto a bordo delle bici. Oltre alla piste dedicate alla due ruote, si punta a definire regolare chiare di convivenza sulle strade di diverse tipologie di veicoli fornendo più spazio a favore della mobilità ciclistica e con interventi come le “zone 30”. Una serie di misure che dovrebbero consentire di raggiungere l’obiettivo di un aumento del 20% della quota modale di spostamenti in bici (oggi è al 4% contro una media Ue del 5% e un irraggiungibile 41% dei Paesi Bassi) nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane.
Un piano per il cicloturismo
A livello extraurbano la volontà è promuovere lo sviluppo turistico dei territori attraverso la realizzazione di ciclovie di qualità connesse con le reti urbane e quelle internazionali. Una finalità per il quale sono previsti fondi per 716 milioni di euro per realizzare almeno 1.235 di chilometri aggiuntivi ed effettuare opere di manutenzione straordinaria sulla rete esistente. Un progetto destinato a concretizzare il Sistema delle Ciclovie Turistiche Nazionali (SCTN), e la Rete Ciclabile Nazionale (RCN), collagata all’infrastruttura continentale Eurovelo. La priorità è data a dieci ciclovie, come quelle Adriatica e Tirrenica, la VenTo e la Via del Sole, la Magna Grecia e le ciclovie dell'Acquedotto Pugliese e della Sardegna.
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