Kawasaki svilluppa un sistema di guida assistita
Kawasaki starebbe lavorando a un complesso sistema in grado di valutare il tipo di strada, l'obiettivo è ottenere una moto che, per esempio, sia in grado di regolare automaticamente le sue "impostazioni" in preparazione di una curva prima ancora di iniziare a frenare o piegare
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Spy
Il rapido sviluppo degli aiuti alla guida è stato la tendenza più evidente e di largo impatto nella tecnica applicata alle moto nell'ultimo decennio. I sistemi elettronici ormai fanno parte della dotazione di moltissimi modelli: controllo di trazione, antiwheeling, controllo freno motore e cambio quick shift (solo per fare qualche esempio) sono termini ormai entrati nel linguaggio comune.
Tutti questi sistemi sono però reattivi e non proattivi. In altre parole, intervengono una volta che il problema si è manifestato, ma non aiutano il conducente a evitare che si verifichi.
Un nuovo brevetto
L'evoluzione però va avanti e, secondo alcuni brevetti comparsi in rete, Kawasaki starebbe studiando metodi per aumentare il numero di input utilizzati dai sistemi di sicurezza come l'ABS e il controllo della trazione, migliorandoli per permettere a questi dispositivi di capire “in anticipo” cosa succede sulla moto. L'obiettivo è ottenere una moto che regoli automaticamente le sue impostazioni in preparazione di una curva prima ancora di iniziare a frenare o piegare, ottimizzando sia la sicurezza che le prestazioni.
Gli strumenti adottati da Kawasaki sono principalmente una fotocamera, un sensore laser, un sistema di navigazione satellitare integrato e una serie di sensori di carico su sella e pedane. Questi dispositivi aggiunti lavorano in armonia con i sensori già esistenti per determinare la posizione dell'acceleratore, la velocità, l'angolo di inclinazione e la forza frenante. Tutti questi dati vanno ad alimentare una banca dati nel computer di bordo, con il compito di interpretare le informazioni e di adattare la moto di conseguenza.
Una moltitudine di “antenne”
I sensori della fotocamera e del laser si trovano dietro al cupolino, ognuno con la propria specifica funzione: il laser misura la distanza dai veicoli che lo precedono, mentre la telecamera è collegata a un sistema di riconoscimento delle immagini per monitorare i segnali stradali, dando la possibilità di vedere le curve mentre si avvicinano. Queste informazioni, combinate con le mappe integrate nel navigatore satellitare, possono quindi capire gli angoli della curva prima ancora dell'inizio della fase di frenata.
I sensori di carico nella sella e nelle pedane formano un'unità a cui il brevetto si riferisce come “sensore di postura del biker”. Il loro compito è misurare il movimento sulla moto, che è un altro indicatore chiave.
Un cervellone al servizio del pilota
Tutti questi dati vanno nel computer e vengono utilizzati per creare dati utili alla previsione del comportamento. Successivamente le informazioni costruite vengono inviate alla "sezione di controllo del veicolo" del computer di bordo della moto. Aiuteranno il pilota con adattamenti ai comandi più o meno invasivi a seconda del livello selezionato con uno specifico interruttore.
Tutti questi sistemi sono però reattivi e non proattivi. In altre parole, intervengono una volta che il problema si è manifestato, ma non aiutano il conducente a evitare che si verifichi.
Un nuovo brevetto
L'evoluzione però va avanti e, secondo alcuni brevetti comparsi in rete, Kawasaki starebbe studiando metodi per aumentare il numero di input utilizzati dai sistemi di sicurezza come l'ABS e il controllo della trazione, migliorandoli per permettere a questi dispositivi di capire “in anticipo” cosa succede sulla moto. L'obiettivo è ottenere una moto che regoli automaticamente le sue impostazioni in preparazione di una curva prima ancora di iniziare a frenare o piegare, ottimizzando sia la sicurezza che le prestazioni.
Gli strumenti adottati da Kawasaki sono principalmente una fotocamera, un sensore laser, un sistema di navigazione satellitare integrato e una serie di sensori di carico su sella e pedane. Questi dispositivi aggiunti lavorano in armonia con i sensori già esistenti per determinare la posizione dell'acceleratore, la velocità, l'angolo di inclinazione e la forza frenante. Tutti questi dati vanno ad alimentare una banca dati nel computer di bordo, con il compito di interpretare le informazioni e di adattare la moto di conseguenza.
Una moltitudine di “antenne”
I sensori della fotocamera e del laser si trovano dietro al cupolino, ognuno con la propria specifica funzione: il laser misura la distanza dai veicoli che lo precedono, mentre la telecamera è collegata a un sistema di riconoscimento delle immagini per monitorare i segnali stradali, dando la possibilità di vedere le curve mentre si avvicinano. Queste informazioni, combinate con le mappe integrate nel navigatore satellitare, possono quindi capire gli angoli della curva prima ancora dell'inizio della fase di frenata.
I sensori di carico nella sella e nelle pedane formano un'unità a cui il brevetto si riferisce come “sensore di postura del biker”. Il loro compito è misurare il movimento sulla moto, che è un altro indicatore chiave.
Un cervellone al servizio del pilota
Tutti questi dati vanno nel computer e vengono utilizzati per creare dati utili alla previsione del comportamento. Successivamente le informazioni costruite vengono inviate alla "sezione di controllo del veicolo" del computer di bordo della moto. Aiuteranno il pilota con adattamenti ai comandi più o meno invasivi a seconda del livello selezionato con uno specifico interruttore.
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