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Expo 2015, ‘ndrangheta nei lavori della Tangenziale Est Esterna di Milano

La procura di Milano ha scoperto infiltrazioni della malavita legata alla famiglia di Giuseppe Galati, esponente di primo piano dell'omonimo clan, nonché nipote del boss Antonio: gestivano due società di costruzioni titolari di diversi subappalti in alcuni cantieri della Teem
Corruzione all’ombra della Madonnina
La Tangenziale Est Esterna di Milano è una delle opere infrastrutturali più importanti in vista dell'Expo 2015: i lavori sono iniziati nel 2012 e prevedono 32 km di tracciato principale da Melegnano (A1) ad Agrate Brianza (A4), connesso, attraverso il cosiddetto Arco Teem, anche con la BreBeMi (più 38 km di arterie ordinarie, la riqualificazione di 15 km di strade esistenti e il completamento di 30 km di piste ciclabili). In questi lavori l’ndrangheta avrebbe ottenuto alcuni appalti: è quanto emerso dall’indagine che ieri mattina ha portato all'arresto di 13 persone da parte dei Carabinieri in Lombardia e Calabria (nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria), tra cui Giuseppe Galati, 35enne esponente di primo piano dell'omonimo clan e nipote del boss 62enne Antonio Galati. Erano i Galati (affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia) a gestire gli affari del clan in Lombardia, attraverso due società di costruzioni titolari di diversi subappalti in alcuni cantieri della Teem. E ciò nonostante Giuseppe Galati sia in carcere in seguito a un condanna per traffico di droga; oggi è stata emessa una nuova ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti per partecipazione ad associazione mafiosa, importazione e detenzione abusiva di armi da fuoco. Gli arrestati avevano intrecciato contatti e accordi con esponenti del mondo politico, imprenditoriale e bancario; in particolare avevano rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, e con alcuni consiglieri comunali di Comuni nel Milanese.
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