European Chips Act: l'EU si smarca dall'Asia per la produzione di chip e semiconduttori
Crisi dei microchip? Mai più: attraverso European Chips Act, l’Europa tenterà di smarcarsi dai paesi asiatici investendo la bellezza di 43 miliardi di euro per la produzione di semiconduttori nel nostro Continente. Una soluzione che trova la sponda di USA e Giappone…
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Industria e finanza
European Chips Act
Avvertita anche dal comparto motociclistico (dei ritardi sulla produzione ce ne siamo accorti tutti), la cosiddetta “crisi dei microchip” ha duramente colpito il settore automobilistico, imponendo rallentamenti a catena con cui in molti, tra clienti e produttori, ancora stanno facendo i conti.
Approvato in queste ore dalla Commissione europea, European Chips Act potrebbe risolvere il problema (o meglio, evitare che si ripresenti in futuro), attraverso la mobilitazione di oltre 43 miliardi di euro per la produzione, in Europa, di semiconduttori, componenti elettronici vitali per l’intero comparto dell’automotive (e non solo). Fondi che dovrebbero fondamentalmente renderci (noi europei) indipendenti verso l’Asia ed in particolare verso Taiwan, Cina e Corea del Sud, leader incontrastati nella produzione di chip e semiconduttori. “Si tratta di 15 miliardi di investimenti pubblici e privati aggiuntivi entro il 2030, oltre ai 30 miliardi già previsti da Next Generation Eu, da Horizon Europe e dai bilanci nazionali", ha spiegato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha poi aggiunto: “l’Eu Chips Act cambierà le regole del gioco”. In che modo? Aumentando la nostra resilienza alle crisi future e consentendoci di anticipare ed evitare interruzioni della catena di approvvigionamento. Ad ogni buon conto, seppur “continente dove tutte le rivoluzioni industriali sono cominciate”, per usare le parole della von der Leyen, l’Europa non sarà da sola: al contrario, ha spiegato ancora la presidente della Commissione, la partnership per la produzione di chip verrà costruita “insieme ai Paesi con cui la pensiamo allo stesso modo, come gli Stati Uniti o il Giappone".
Approvato in queste ore dalla Commissione europea, European Chips Act potrebbe risolvere il problema (o meglio, evitare che si ripresenti in futuro), attraverso la mobilitazione di oltre 43 miliardi di euro per la produzione, in Europa, di semiconduttori, componenti elettronici vitali per l’intero comparto dell’automotive (e non solo). Fondi che dovrebbero fondamentalmente renderci (noi europei) indipendenti verso l’Asia ed in particolare verso Taiwan, Cina e Corea del Sud, leader incontrastati nella produzione di chip e semiconduttori. “Si tratta di 15 miliardi di investimenti pubblici e privati aggiuntivi entro il 2030, oltre ai 30 miliardi già previsti da Next Generation Eu, da Horizon Europe e dai bilanci nazionali", ha spiegato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha poi aggiunto: “l’Eu Chips Act cambierà le regole del gioco”. In che modo? Aumentando la nostra resilienza alle crisi future e consentendoci di anticipare ed evitare interruzioni della catena di approvvigionamento. Ad ogni buon conto, seppur “continente dove tutte le rivoluzioni industriali sono cominciate”, per usare le parole della von der Leyen, l’Europa non sarà da sola: al contrario, ha spiegato ancora la presidente della Commissione, la partnership per la produzione di chip verrà costruita “insieme ai Paesi con cui la pensiamo allo stesso modo, come gli Stati Uniti o il Giappone".
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