Discovering Katana - Dove nasce il mito
Noi l'abbiamo conosciuta attraverso i film e i "manga" giapponesi degli anni 70-80, ma la katana ha una storia antica. La spada dei samurai rappresenta uno dei massimi simboli della forza del Giappone: il suo significato affonda le radici nella più remota tradizione
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La nascita di un mito
Se si parla di spada giapponese, la leggendaria "katana", qualsiasi appassionato di film e fumetti inizierà ad elencare una serie infinita di citazioni e apparizioni di questo oggetto. Il pubblico occidentale iniziò a conoscere la katana negli anni 60-70, quando apparvero i primi film e manga giapponesi: da allora fino a oggi la presenza della katana negli "anime" (i fumetti giapponesi) e nei film acclamati dalla critica (ma anche in tanti B-Movie) è cresciuta in maniera esponenziale. Potremmo citarne a centinaia, dalla mitica katana di Goemon Ishikawa XIII, il “samurai ladro” che aiuta Lupin III (assieme al sicario Jigen) nei suoi innumerevoli colpi, alle due maxi katane incrociate sulla schiena del robot Gundam. Le troviamo anche nel mondo dei videogiochi, a partire dal primissimo Shinobi, videogame degli anni 80 con protagonista un ninja, fino al modernissimo Assassin’s Creed. Se poi si sfocia nel cinema, un titolo su tutti ha regalato alla katana una popolarità assoluta: Kill Bill di Quentin Tarantino (con protagonista “la sposa” Uma Thurman e l’esperto di kung-fu David Carradine) ha fatto conoscere al mondo il mitico Hattori Hanzō, samurai forgiatore di spade. Per chi ama le serie televisive invece il riferimento assoluto resta Samurai con protagonista il "Lupo col bambino" Itto Ogami, amatissimo in Giappone ma anche in Europa.
In tutti i casi è una katana la protagonista, insieme ai vari personaggi, perché la spada giapponese è un oggetto che di per sé ha un fascino innato, capace di rapire anche chi di queste tradizione sa poco o nulla. In occasione del lancio della nuova moto Katana (leggi qui il nostro primo contatto), Suzuki ci ha permesso di conoscere le tradizioni giapponesi come raramente è concesso agli occidentali, facendoci visitare la bottega di un maestro artigiano della katana, il celebre Masahiro. Nelle sue stanze abbiamo potuto conoscere la storia di questo oggetto, scoprendone dettagli che pochissimi conoscono, come la complessa fase realizzativa.
Come si realizza di una Katana
Lo schioccare del martello sul metallo incandescente è un rumore che si protrae infinitamente, perché servono innumerevoli colpi, innumerevoli giorni, innumerevoli mesi per poter forgiare una katana, la spada dei samurai. In Giappone per poter essere abilitati alla realizzazione di una katana bisogna avere l’approvazione del Governo e superare un esame. Perché la katana non è solo una spada, o uno dei tanti simboli folkloristici di questa terra, ma un segno di appartenenza, di onore e di coraggio. Chi la costruisce deve essere dotato di un altissimo valore morale perché, secondo lo spiritualismo giapponese, alla spada verrà trasmessa anche l’anima di chi l’ha costruita. Questa premessa è fondamentale per capire il senso della Katana e, per restare in tema, quale importanza Suzuki ha riposto in una moto che porta un nome così importante.
Per raccontarci la nuova Katana, la casa di Hamamatsu ha deciso di cominciare proprio dalla bottega di un artigiano a un’ora da Kyoto, Masahiro, che ci ha permesso di entrare in un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato e scoprirne almeno in parte le dinamiche. Una katana è un oggetto prezioso (il suo costo è compreso tra i 10 e 20.000 euro a seconda di quale famiglia l’ha realizzata), semplice nel risultato ma estremamente complesso nella realizzazione: tutto nasce da un pezzo grezzo di una lega di acciaio e carbonio che viene lavorato e modellato (a temperature superiori ai mille gradi) fino a realizzarne la forma definitiva. La perfetta riuscita di una katana è determinata dal grado di lucentezza della lama, più è riflettente più la lavorazione è stata certosina e ben riuscita. Le tre parti che la compongono sono la guardia, in lega metallica, l’impugnatura in pelle conciata rivestita di corda intrecciata, e il fodero in legno di betulla. Servono, come detto, un anno di lavoro e otto professionisti specializzati in ogni fase della lavorazione per realizzarne un esemplare a regola d’arte. Noi abbiamo potuto ammirare da vicino la lavorazione del metallo, la fatica e l’attenzione che viene riposta per modellarlo al meglio, abbiamo potuto soppesarne da vicino due esemplari differenti (l’uso della spada è stato introdotto in Giappone dalle popolazioni russe e cinesi e nel corso dei secoli la katana è cambiata in base alle esigenze di chi la utilizzava: ora la sua forma definitiva è quella che tutti conosciamo, lunga e ricurva), e abbiamo persino potuto verificarne l’affilatezza, in maniera un po’ goffa, su un lungo paletto di canne in trecciate. Per quanto estremamente lontana dalla nostra cultura, stringere in mano una katana è un’esperienza unica: si percepisce in maniera chiara la qualità della fattura e, soprattutto, l’importanza simbolica di cui è rivestito questo oggetto.
Dalla spada... alla moto
La Suzuki Katana vide la luce nel 1981, frutto del progetto di un team di designer tedeschi. Suzuki voleva dare una "scossa” al mondo moto andando a lavorare sul design, un settore dove le giapponesi per tradizione pagavano dazio sulle moto europee (italiane soprattutto). Per farlo, i responsabili della casa di Hamamatsu si rivolsero allo studio tedesco Target Design e gli affidarono il compito di "rompere gli schemi", realizzando un vessillo tecnologico a due ruote che potesse rivoluzionare il settore moto. Quando Hans Muth presentò al presidente Suzuki il progetto della Katana quest’ultimo ne comprese subito la portata. In un mondo dove le moto erano prevalentemente nude, Muth e il suo team avevano realizzato qualcosa di diverso: una semicarena sportiva che sembrava tagliata, appunto, con la spada, da cui venne il nome Katana. Per realizzare i mockup che in seguito divennero la base per la Katana originale, Muth si ispirò proprio all'arma per eccellenza dei samurai, trasferendo la purezza della spada e delle sue forme nel design della moto. La meccanica riprendeva in gran parte quella della GSX 1100 E, una delle naked più potenti del tempo, con motore quattro cilindri in linea bialbero in testa da 111 CV per 232 kg, ed era in grado di raggiungere 230 km/h di velocità massima. Ma quando venne presentata lasciò senza parole gli appassionati per la sua diversità da ogni altra moto in commercio, più che perle sue (elevatissime) prestazioni.
Il primo contatto della Suzuki Katana
Discovering Katana - La Arashiyama - Takao Parkway
Discovering Katana - Il Museo Suzuki
Se si parla di spada giapponese, la leggendaria "katana", qualsiasi appassionato di film e fumetti inizierà ad elencare una serie infinita di citazioni e apparizioni di questo oggetto. Il pubblico occidentale iniziò a conoscere la katana negli anni 60-70, quando apparvero i primi film e manga giapponesi: da allora fino a oggi la presenza della katana negli "anime" (i fumetti giapponesi) e nei film acclamati dalla critica (ma anche in tanti B-Movie) è cresciuta in maniera esponenziale. Potremmo citarne a centinaia, dalla mitica katana di Goemon Ishikawa XIII, il “samurai ladro” che aiuta Lupin III (assieme al sicario Jigen) nei suoi innumerevoli colpi, alle due maxi katane incrociate sulla schiena del robot Gundam. Le troviamo anche nel mondo dei videogiochi, a partire dal primissimo Shinobi, videogame degli anni 80 con protagonista un ninja, fino al modernissimo Assassin’s Creed. Se poi si sfocia nel cinema, un titolo su tutti ha regalato alla katana una popolarità assoluta: Kill Bill di Quentin Tarantino (con protagonista “la sposa” Uma Thurman e l’esperto di kung-fu David Carradine) ha fatto conoscere al mondo il mitico Hattori Hanzō, samurai forgiatore di spade. Per chi ama le serie televisive invece il riferimento assoluto resta Samurai con protagonista il "Lupo col bambino" Itto Ogami, amatissimo in Giappone ma anche in Europa.
In tutti i casi è una katana la protagonista, insieme ai vari personaggi, perché la spada giapponese è un oggetto che di per sé ha un fascino innato, capace di rapire anche chi di queste tradizione sa poco o nulla. In occasione del lancio della nuova moto Katana (leggi qui il nostro primo contatto), Suzuki ci ha permesso di conoscere le tradizioni giapponesi come raramente è concesso agli occidentali, facendoci visitare la bottega di un maestro artigiano della katana, il celebre Masahiro. Nelle sue stanze abbiamo potuto conoscere la storia di questo oggetto, scoprendone dettagli che pochissimi conoscono, come la complessa fase realizzativa.
Come si realizza di una Katana
Lo schioccare del martello sul metallo incandescente è un rumore che si protrae infinitamente, perché servono innumerevoli colpi, innumerevoli giorni, innumerevoli mesi per poter forgiare una katana, la spada dei samurai. In Giappone per poter essere abilitati alla realizzazione di una katana bisogna avere l’approvazione del Governo e superare un esame. Perché la katana non è solo una spada, o uno dei tanti simboli folkloristici di questa terra, ma un segno di appartenenza, di onore e di coraggio. Chi la costruisce deve essere dotato di un altissimo valore morale perché, secondo lo spiritualismo giapponese, alla spada verrà trasmessa anche l’anima di chi l’ha costruita. Questa premessa è fondamentale per capire il senso della Katana e, per restare in tema, quale importanza Suzuki ha riposto in una moto che porta un nome così importante.
Per raccontarci la nuova Katana, la casa di Hamamatsu ha deciso di cominciare proprio dalla bottega di un artigiano a un’ora da Kyoto, Masahiro, che ci ha permesso di entrare in un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato e scoprirne almeno in parte le dinamiche. Una katana è un oggetto prezioso (il suo costo è compreso tra i 10 e 20.000 euro a seconda di quale famiglia l’ha realizzata), semplice nel risultato ma estremamente complesso nella realizzazione: tutto nasce da un pezzo grezzo di una lega di acciaio e carbonio che viene lavorato e modellato (a temperature superiori ai mille gradi) fino a realizzarne la forma definitiva. La perfetta riuscita di una katana è determinata dal grado di lucentezza della lama, più è riflettente più la lavorazione è stata certosina e ben riuscita. Le tre parti che la compongono sono la guardia, in lega metallica, l’impugnatura in pelle conciata rivestita di corda intrecciata, e il fodero in legno di betulla. Servono, come detto, un anno di lavoro e otto professionisti specializzati in ogni fase della lavorazione per realizzarne un esemplare a regola d’arte. Noi abbiamo potuto ammirare da vicino la lavorazione del metallo, la fatica e l’attenzione che viene riposta per modellarlo al meglio, abbiamo potuto soppesarne da vicino due esemplari differenti (l’uso della spada è stato introdotto in Giappone dalle popolazioni russe e cinesi e nel corso dei secoli la katana è cambiata in base alle esigenze di chi la utilizzava: ora la sua forma definitiva è quella che tutti conosciamo, lunga e ricurva), e abbiamo persino potuto verificarne l’affilatezza, in maniera un po’ goffa, su un lungo paletto di canne in trecciate. Per quanto estremamente lontana dalla nostra cultura, stringere in mano una katana è un’esperienza unica: si percepisce in maniera chiara la qualità della fattura e, soprattutto, l’importanza simbolica di cui è rivestito questo oggetto.
Dalla spada... alla moto
La Suzuki Katana vide la luce nel 1981, frutto del progetto di un team di designer tedeschi. Suzuki voleva dare una "scossa” al mondo moto andando a lavorare sul design, un settore dove le giapponesi per tradizione pagavano dazio sulle moto europee (italiane soprattutto). Per farlo, i responsabili della casa di Hamamatsu si rivolsero allo studio tedesco Target Design e gli affidarono il compito di "rompere gli schemi", realizzando un vessillo tecnologico a due ruote che potesse rivoluzionare il settore moto. Quando Hans Muth presentò al presidente Suzuki il progetto della Katana quest’ultimo ne comprese subito la portata. In un mondo dove le moto erano prevalentemente nude, Muth e il suo team avevano realizzato qualcosa di diverso: una semicarena sportiva che sembrava tagliata, appunto, con la spada, da cui venne il nome Katana. Per realizzare i mockup che in seguito divennero la base per la Katana originale, Muth si ispirò proprio all'arma per eccellenza dei samurai, trasferendo la purezza della spada e delle sue forme nel design della moto. La meccanica riprendeva in gran parte quella della GSX 1100 E, una delle naked più potenti del tempo, con motore quattro cilindri in linea bialbero in testa da 111 CV per 232 kg, ed era in grado di raggiungere 230 km/h di velocità massima. Ma quando venne presentata lasciò senza parole gli appassionati per la sua diversità da ogni altra moto in commercio, più che perle sue (elevatissime) prestazioni.
Il primo contatto della Suzuki Katana
Discovering Katana - La Arashiyama - Takao Parkway
Discovering Katana - Il Museo Suzuki
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