Dakar 2019: Price vince, tripletta KTM sul podio
Il polso sofferente di Toby Price non ha impedito al pilota australiano di conquistare la sua seconda vittoria alla Dakar dopo quella del 2016. Pablo Quintanilla finisce 4º per colpa di una caduta e viene battuto da Matthias Walkner, che si prende il 2º posto della Dakar 2019, e Sam Sunderland che chiude il podio
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Off-Road
Diciotto volte KTM
Dopo dieci giorni nel deserto del Perù, termina oggi l’imprevedibile edizione 2019 della Dakar. Nonostante risultati più che mai variabili, che hanno visto piloti e Case alternarsi in vetta alla generale sgominando per il titolo, resta la certezza di KTM, che vince per la 18ª volta consecutiva grazie al pilota australiano Toby Price che, dopo il 2016, alza di nuovo il trofeo.
Il round finale della Dakar 2019 è stato molto diverso dalla classica parata che solitamente i concorrenti percorrono per raggiungere il podio: quest’anno, al contrario, si è trattato di una speciale lunga abbastanza da stravolgere la graduatoria. Sono stati 112 i chilometri di dune da superare prima di archiviare la gara e, anche oggi, la prova ha tenuto tutti col fiato sospeso.
La 10ª tappa Pisco-Lima, con partenza inversa ovvero dall’ultimo pilota in classifica al primo, vedeva il leader Toby Price su KTM in vantaggio di un solo minuto sul diretto rivale della Husqvarna Pablo Quintanilla, e di 6'35’’ nei confronti del campione dell’anno scorso Matthias Walkner su KTM.
Si annunciava, dunque, una finale epica da giocarsi sul filo del rasoio invece, dopo soli 10 chilometri dall’inizio del tratto selettivo, Quintanilla è caduto perdendo tempo. Un errore di guida che ha ridotto le chance del cileno di vincere per la prima volta la Dakar e che lo ha costretto, con con un piede infortunato, a riprendere la corsa per il 2º posto in classifica generale.
Malgrado il forte dolore allo scafoide fresco d’intervento che lo ha accompagnato durante tutto il rally, Price ha continuato a mantenere un ritmo eccellente, mentre il compagno di squadra Walkner è riuscito a rimontare approfittando della battuta d’arresto del pilota Husqvarna.
Per la seconda volta, dunque, l’australiano firma la vittoria nella gara più dura del mondo con una prestazione magistrale, dimostrando valore e stoicismo e coronando l’ambizioso sogno dopo dieci giorni estremamente difficili.
Un risultato particolarmente significativo, poiché proclama per la 18ª volta consecutiva KTM regina indiscussa del rally che, con Matthias Walkner e Sam Sunderland, si prende tutto il palco.
Dispiace per Pablo Quintanilla che, oltre a vedersi scivolar via la vittoria tra le dita, ha mancato anche il podio in una giornata poco favorevole. Ma, nonostante la sfortuna, ha dato prova di possedere i requisiti per vincere la Dakar: una maratona in cui, come insegnano le esperienze dei tanti e validi piloti coinvolti, anche il caso gioca un ruolo importante. Il cileno conquista, perciò, un altro 4º posto, dopo quello del 2015.
L’altra Husqvarna di Andrew Short chiude 5ª e probabilmente addolcisce un po’ la pillola amara dell’insuccesso di Quintanilla. Decisamente meglio di come sono andate le cose alle giapponesi: Yamaha, dopo la doccia fredda del ritiro di Adrien Van Beveren per la rottura del motore, si porta a casa il 6º posto con Xavier de Soultrait, mentre Honda deve ringraziare il giovane José Ignacio Cornejo per la 7ª piazza, unico pilota scampato a ritiri, infortuni e penalità tra i componenti del team HRC.
Finisce 8ª l’altra KTM di Luciano Benavides, seguita da Oriol Mena su Hero Speedbrain e Daniel Nosiglia, che chiude la top 10 su Honda Mec.
Dev’essere molto soddisfatta anche Anastasiya Nifontova, che oggi è diventata la prima donna a completare la Dakar nella categoria Original by Motul, la ex Malle Motos, ovvero quella senza assistenza. Un'impresa straordinaria che la russa ha chiuso al 62º posto assoluto.
Non è riuscita a entrare nei primi dieci Laia Sanz, che però si mantiene 11ª e si conferma la miglior pilota, forte anche di aver portato a termine tutte le sue nove partecipazioni sudamericane.
Molto bravi anche Maurizio Gerini, il migliore degli italiani, che termina la Dakar 2019 in 14ª posizione, e il rookie Mirko Pavan, che ha corso senza assistenza arrivando al traguardo 54º. Chiude la breve lista degli italiani rimasti in gara Gabriele Minelli, 73º, che si prende una rivincita dopo il prematuro abbandono dell’anno scorso.
Bella anche la storia del portoghese Miguel Caetano che ha impiegato vent’anni per realizzare il sogno di correre la Dakar lavorando duramente e facendo molti sacrifici. Oggi ha raggiunto il suo obiettivo dopo essersi giocato il tutto per tutto, dal momento che questa sarebbe stata l’unica chance, non potendosi permettere un’altra partecipazione.
Classifica generale: 1. Price (KTM) 33.57'16” - 2. Walkner (KTM) +9'13" - 3. Sunderland (KTM) +13'34" - 4. Quintanilla (Husqvarna) +20'46" - 5. Short (Husqvarna) +44'10" - 6. de Soultrait (Yamaha) +54'00" - 7. Cornejo (Honda) +1.08'06" - 8. L. Benavides (KTM) +1.09'10" - 9. Mena (Hero) +2.08'41" - 10. Nosiglia (Honda) +2.31'53"
Dopo dieci giorni nel deserto del Perù, termina oggi l’imprevedibile edizione 2019 della Dakar. Nonostante risultati più che mai variabili, che hanno visto piloti e Case alternarsi in vetta alla generale sgominando per il titolo, resta la certezza di KTM, che vince per la 18ª volta consecutiva grazie al pilota australiano Toby Price che, dopo il 2016, alza di nuovo il trofeo.
Il round finale della Dakar 2019 è stato molto diverso dalla classica parata che solitamente i concorrenti percorrono per raggiungere il podio: quest’anno, al contrario, si è trattato di una speciale lunga abbastanza da stravolgere la graduatoria. Sono stati 112 i chilometri di dune da superare prima di archiviare la gara e, anche oggi, la prova ha tenuto tutti col fiato sospeso.
La 10ª tappa Pisco-Lima, con partenza inversa ovvero dall’ultimo pilota in classifica al primo, vedeva il leader Toby Price su KTM in vantaggio di un solo minuto sul diretto rivale della Husqvarna Pablo Quintanilla, e di 6'35’’ nei confronti del campione dell’anno scorso Matthias Walkner su KTM.
Si annunciava, dunque, una finale epica da giocarsi sul filo del rasoio invece, dopo soli 10 chilometri dall’inizio del tratto selettivo, Quintanilla è caduto perdendo tempo. Un errore di guida che ha ridotto le chance del cileno di vincere per la prima volta la Dakar e che lo ha costretto, con con un piede infortunato, a riprendere la corsa per il 2º posto in classifica generale.
Malgrado il forte dolore allo scafoide fresco d’intervento che lo ha accompagnato durante tutto il rally, Price ha continuato a mantenere un ritmo eccellente, mentre il compagno di squadra Walkner è riuscito a rimontare approfittando della battuta d’arresto del pilota Husqvarna.
Per la seconda volta, dunque, l’australiano firma la vittoria nella gara più dura del mondo con una prestazione magistrale, dimostrando valore e stoicismo e coronando l’ambizioso sogno dopo dieci giorni estremamente difficili.
Un risultato particolarmente significativo, poiché proclama per la 18ª volta consecutiva KTM regina indiscussa del rally che, con Matthias Walkner e Sam Sunderland, si prende tutto il palco.
Dispiace per Pablo Quintanilla che, oltre a vedersi scivolar via la vittoria tra le dita, ha mancato anche il podio in una giornata poco favorevole. Ma, nonostante la sfortuna, ha dato prova di possedere i requisiti per vincere la Dakar: una maratona in cui, come insegnano le esperienze dei tanti e validi piloti coinvolti, anche il caso gioca un ruolo importante. Il cileno conquista, perciò, un altro 4º posto, dopo quello del 2015.
L’altra Husqvarna di Andrew Short chiude 5ª e probabilmente addolcisce un po’ la pillola amara dell’insuccesso di Quintanilla. Decisamente meglio di come sono andate le cose alle giapponesi: Yamaha, dopo la doccia fredda del ritiro di Adrien Van Beveren per la rottura del motore, si porta a casa il 6º posto con Xavier de Soultrait, mentre Honda deve ringraziare il giovane José Ignacio Cornejo per la 7ª piazza, unico pilota scampato a ritiri, infortuni e penalità tra i componenti del team HRC.
Finisce 8ª l’altra KTM di Luciano Benavides, seguita da Oriol Mena su Hero Speedbrain e Daniel Nosiglia, che chiude la top 10 su Honda Mec.
Dev’essere molto soddisfatta anche Anastasiya Nifontova, che oggi è diventata la prima donna a completare la Dakar nella categoria Original by Motul, la ex Malle Motos, ovvero quella senza assistenza. Un'impresa straordinaria che la russa ha chiuso al 62º posto assoluto.
Non è riuscita a entrare nei primi dieci Laia Sanz, che però si mantiene 11ª e si conferma la miglior pilota, forte anche di aver portato a termine tutte le sue nove partecipazioni sudamericane.
Molto bravi anche Maurizio Gerini, il migliore degli italiani, che termina la Dakar 2019 in 14ª posizione, e il rookie Mirko Pavan, che ha corso senza assistenza arrivando al traguardo 54º. Chiude la breve lista degli italiani rimasti in gara Gabriele Minelli, 73º, che si prende una rivincita dopo il prematuro abbandono dell’anno scorso.
Bella anche la storia del portoghese Miguel Caetano che ha impiegato vent’anni per realizzare il sogno di correre la Dakar lavorando duramente e facendo molti sacrifici. Oggi ha raggiunto il suo obiettivo dopo essersi giocato il tutto per tutto, dal momento che questa sarebbe stata l’unica chance, non potendosi permettere un’altra partecipazione.
Classifica generale: 1. Price (KTM) 33.57'16” - 2. Walkner (KTM) +9'13" - 3. Sunderland (KTM) +13'34" - 4. Quintanilla (Husqvarna) +20'46" - 5. Short (Husqvarna) +44'10" - 6. de Soultrait (Yamaha) +54'00" - 7. Cornejo (Honda) +1.08'06" - 8. L. Benavides (KTM) +1.09'10" - 9. Mena (Hero) +2.08'41" - 10. Nosiglia (Honda) +2.31'53"
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