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Dakar 2019, il punto a metà gara

Dopo cinque tappe sono 247 i veicoli ancora in gara alla Dakar 2019. Tra i concorrenti giunti al giro di boa, nelle moto si è messo in luce Brabec, nelle auto il leader è Al-Attiyah, ma la lotta è serrata tra il qatariano, Peterhansel e Roma, con Loeb che potrebbe ancora dire la sua. Tra i camion comandano i russi, con Nikolaev e Sotnikov a 12 minuti l’uno dall’altro
Tanta carne al fuoco
A giudicare dalle premesse – solo 10 tappe invece di 13 o 14 e un chilometraggio dimezzato – ci aspettavamo un’edizione sottotono e invece, con grande sollievo, la Dakar 2019 si è rivelata più appassionate del previsto. Devastante, coinvolgente, splendida e crudele. È la Dakar. Non è sempre giusta, vedi l’esclusione di Nicola Dutto per una decisione della direzione gara che fa trapelare un problema organizzativo del sistema; e non è perfetta, come hanno dimostrano gli errori contenuti nel roadbook, che hanno scatenato l’ira del navigatore di Sébastien Loeb Daniel Elena, uno che il suo lavoro lo sa fare, e questa volta la ASO ha fatto mea culpa ammettendo le grossolane inesattezze presenti nelle note.
Malgrado questi episodi, il rally ha tenuto viva la nostra curiosità dimostrandosi avvincente e imprevedibile, con i soliti colpi di scena che, praticamente ogni giorno, mescolano le carte in tavola e rendono molto difficile prevedere come andrà a finire il 17 gennaio, quando i sopravvissuti toneranno a Lima per tagliare il traguardo della 41ª edizione.
Ormai conosciamo bene l’andamento delle moto, con Ricky Brabec al comando della generale e altri sei piloti – rappresentanti delle diverse Case ufficiali– a meno di dieci minuti da lui: Sam Sunderland, Pablo Quintanilla, Toby Price, Adrien Van Beveren, Kevin Benavide a Matthias Wakner. In pratica tutto è possibile.
A rappresentare l’Italia nella seconda parte della gara sono rimasti solo in tre: tra loro Maurizio Gerini che, alla sua seconda partecipazione, lotta con i grandi occupando il 20º posto nonostante guidi una Husqvarna di serie. Gerini si trova anche al comando della classifica Marathon riservata, appunto alle moto di serie e nella quale non sono ammessi cambi di motore.
In 79ª posizione prosegue l’avventura del rookie Mirko Pavan su una Beta RR 430 interamente preparata in Italia da Rebel X Sports che, coraggiosamente, gareggia senza assistenza nella classe Malles Moto (che quest’anno si chiama Original by Motul e dove è 11º). Ad aiutarlo è stato un altro dakariano, quest’anno assente, Manuel Lucchese, che si sta allenando per tornare nel 2020 e che ha sviluppato e allestito la moto da enduro di Mirko trasformandola in un mezzo da rally pronto Dakar. Chiude la breve lista il terzo italiano, Gabriele Minelli, in 101ª posizione.
Nei quad, invece, la leadership sembra saldamente nelle mani dell’argentino Nicolas Cavigliasso che, sbarazzatosi dei vincitori delle ultime due edizioni Ignacio Casale e Sergey Karjakin (in gara con i side-by-side), e con quattro vittorie di tappa su cinque, quest’anno potrebbe ottenere il trofeo.
A proposito di side-by-side, la categoria in costante crescita finora ha visto un vincitore diverso ogni giorno, tra cui gli ex motociclisti Francisco "Chaleco" López e Gerard Farrés. Il leader Rodrigo Moreno dovrà vedersela con Reinaldo Varela, campione in carica.
Mancava da cinque edizioni Chaleco López, uno dei più grandi piloti cileni ed erede della tradizione dakariana di Carlo de Gavardo. Due volte medaglia di bronzo in Sud America, nel 2010 e 2013 nelle moto, Chaleco su un Can-Am è stato tra i favoriti per le prime tre tappe, per poi subire dei ritardi e scendere al 5º posto, a quasi un’ora e venti dalla primo.
Riflettori puntati anche su un altro grande nome arruolato dalla squadra Can-Am: il fenomeno californiano dell'off road Casey Currie, alla sua prima esperienza alla Dakar, che però si trova solo in 7ª posizione.
Nelle auto, i tre piloti sul podio provvisorio nella giornata di riposo contano 17 titoli in totale di cui 10 nella categoria. Il livello altissimo dei concorrenti e le insidie del tecnico percorso peruviano hanno messo in seria difficoltà uomini e mezzi. Con la gara entrata nella seconda settimana, Nasser Al-Attiyah su Toyota si è distinto per velocità, costanza e controllo. Leader della generale, sta cercando di difendersi da Stéphane Peterhansel sul buggy Mini e Nani Roma su Mini. Procede in salita, invece, il rally del due volte vincitore Carlos Sainz su un altro buggy X-Raid, che ha detto addio alla possibilità di difendere il titolo nel corso della terza tappa, quando ha rotto una sospensione perdendo quattro ore.
Nonostante l’umore nero dell’equipaggio formato da Sébastien Loeb e Daniel Elena, i nove volte iridati WRC proseguono tra alti e bassi, con due vittorie di tappa su cinque. Dopo aver aspramente criticato il roadbook definendolo disastroso, i due non hanno mollato tutto solo per rispetto verso gli sponsor ma, se fosse dipeso da loro, si sarebbero già imbarcati per tornare a casa e preparare il Rallye Monte-Carlo. A quaranta minuti da Al-Attiyah il team, che corre con una Peugeot 3008DKR privata, va comunque tenuto d’occhio.
Al 52º posto nella generale, il team rosa (letteralmente) composto da Camelia Liparoti e Rosa Romero su Yamaha contribuisce a tenere alto il tricolore proseguendo la difficile corsa verso Lima. Con dieci Dakar all’attivo, l’italofrancese Camelia è passata agli UTV solo l’anno scorso, prima di una lunga carriera in quad, dove nel 2012 ha ottenuto il 9º posto assoluto. Cinque posti più sotto, l’ex copilota della Liparoti Angelo Montico quest’anno naviga il rookie Ahmed Alkuwari Fahad. Resiste anche l’equipaggio R Team degli esordienti Andrea Schiumarini, Andrea Succi e Salvatore Massimo, 61º.
Per quanto riguarda la categoria camion, gli unici azzurri in gara fanno parte del team bergamasco Italtrans, squadra con sede a Calcinate che, dopo quattro anni di assenza, è tornato in Sud America con Claudio Bellina nel ruolo di pilota Giulio Minelli di navigatore, Bruno Gotti nella veste di meccanico. Per Bellina, all’11ª partecipazione, il miglior risultato risale al 2005, quando ha ottenuto un 3º posto con Giacomo Vismara; addirittura più di venti le Dakar di Minelli, vincitore nel 1986 sempre con Vismara a bordo di un Mercedes Unimog.
Il duo di veterani – che ha preparato bene il Ginaf, oggi più leggero e potente – può contare su Bruno Gotti, appassionato di fuoristrada e deserto e titolare del concessionario Bruno Moto, al suo debutto nella competizione: “Il nostro è un bel team, composto interamente da bergamaschi. Tra noi ci sono affiatamento e voglia di arrivare in fondo e, nonostante l’entusiasmo, rimaniamo concentrati senza lasciare niente al caso e fare del nostro meglio”. Gotti è una sorta di factotum per il team: segue strumentazione, pressione delle gomme, temperatura di acqua e olio e si occupa delle riparazioni di fortuna.
La leadership della categoria camion è attualmente in mano all’armata russa del campione in carica Eduard Nikolaev su Kamaz – già vincitore di tre edizioni come pilota, più una come meccanico di Vladimir Chagin – seguito dal compatriota Dmitry Sotnikov a quasi 12 minuti e dall’Iveco dell’olandese Gerard De Rooy, che ha vinto nel 2012 e 2016.
È stato coinvolto in un incidente, invece, Andrey Karginov, vinvitore della Dakar 2014 e quest’anno autore di due successi nella 3ª e 4ª tappa, escluso dalla gara per aver investito uno spettatore che si trovava in una zona vietata al pubblico senza prestare soccorso. L’uomo se l’è cavata con una frattura a un femore, ma il comportamento del russo non è stato edificante.
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