Da Cea arriva l'asfalto 100% riciclato prodotto da materiale di scavo
Prodotto a partire da materiali di scavo avanzati, l’asfalto ideato dall’italiana Cea è 100% riciclato. Il suo principale utilizzo riguarda il ripristino di scavi su strada
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Asfalto riciclato
Con un valore stimato in circa 300 miliardi in Europa, l’Economia Circolare rappresenta una strada imprescindibile per il futuro sviluppo economico. Il riciclo di materiali considerati di scarto promette infatti, oltre ad una sensibile riduzione dei rifiuti e quindi dell’inquinamento, anche un’ottima soluzione per ottimizzare costi e ricavi. In un simile contesto, risulta a noi particolarmente interessante il nuovo prodotto ideato dalla bolognese Cea, azienda specializzata nel settore edile ed ideatrice di un particolare asfalto 100% riciclato. Certificato dall’ebete tedesco Tüv, permette sostanzialmente di sfruttare i materiali di scavo avanzati nei cantieri per creare parti di strada. Miscelati con specifici additivi chimici garantiti dall’italiana Mapei, i materiali di scavo si trasformano in un asfalto utilizzabile per la costruzione di nuove strade con sensibili riduzioni dei costi dovuta anche alla possibilità di preparare il composto direttamente sul posto. Al momento, il suo principale utilizzo viene rintracciato nella copertura per esempio delle buche stradale e nel ripristino di scavi su strada della grandezza di 60/70 cm.
“Questo prodotto – ha sottolineato il presidente di Cea, Giuseppe Salomoni, a Il Sole 24 Ore – è il risultato di un anno e mezzo di lavoro, in collaborazione con l’Università di Bologna. Non è stato semplice mettere a punto l’equilibrio giusto per raggiungere i parametri richiesti dal Tüv riutilizzando dall’80 al 100% dei materiali scavati, quando oggi sul mercato si arriva a una percentuale di recupero degli inerti al massimo del 50. Il lockdown è stato un momento di stop dei cantieri che ci ha consentito di concentrarci sui test e accelerare i tempi. Adesso occorre però che siano le istituzioni locali ad aggiornare i regolamenti per permettere il completo reimpiego degli inerti “riciclati” certificati perché in molti casi le norme comunali per la gestione dei cantieri sono datate e nei capitolati non si permette l’utilizzo di materiale di risulta in misura superiore al 30 per cento”.
Con un valore stimato in circa 300 miliardi in Europa, l’Economia Circolare rappresenta una strada imprescindibile per il futuro sviluppo economico. Il riciclo di materiali considerati di scarto promette infatti, oltre ad una sensibile riduzione dei rifiuti e quindi dell’inquinamento, anche un’ottima soluzione per ottimizzare costi e ricavi. In un simile contesto, risulta a noi particolarmente interessante il nuovo prodotto ideato dalla bolognese Cea, azienda specializzata nel settore edile ed ideatrice di un particolare asfalto 100% riciclato. Certificato dall’ebete tedesco Tüv, permette sostanzialmente di sfruttare i materiali di scavo avanzati nei cantieri per creare parti di strada. Miscelati con specifici additivi chimici garantiti dall’italiana Mapei, i materiali di scavo si trasformano in un asfalto utilizzabile per la costruzione di nuove strade con sensibili riduzioni dei costi dovuta anche alla possibilità di preparare il composto direttamente sul posto. Al momento, il suo principale utilizzo viene rintracciato nella copertura per esempio delle buche stradale e nel ripristino di scavi su strada della grandezza di 60/70 cm.
“Questo prodotto – ha sottolineato il presidente di Cea, Giuseppe Salomoni, a Il Sole 24 Ore – è il risultato di un anno e mezzo di lavoro, in collaborazione con l’Università di Bologna. Non è stato semplice mettere a punto l’equilibrio giusto per raggiungere i parametri richiesti dal Tüv riutilizzando dall’80 al 100% dei materiali scavati, quando oggi sul mercato si arriva a una percentuale di recupero degli inerti al massimo del 50. Il lockdown è stato un momento di stop dei cantieri che ci ha consentito di concentrarci sui test e accelerare i tempi. Adesso occorre però che siano le istituzioni locali ad aggiornare i regolamenti per permettere il completo reimpiego degli inerti “riciclati” certificati perché in molti casi le norme comunali per la gestione dei cantieri sono datate e nei capitolati non si permette l’utilizzo di materiale di risulta in misura superiore al 30 per cento”.
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