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Crisi dei microchip, dei container e delle resine. Il punto di Kawasaki Europe

Ritardi da pandemia, penuria di container, crisi dei microchip e, ciliegina sulla torta, carenza di resine per la produzione di componenti moto. L’intero settore è in crisi e i ritardi si accumulano. L'amministratore delegato di Kawasaki Motors Europe Kenji Nagahara fa il punto sulla situazione
Ostacolata dall’emergenza sanitaria, dall’accumulo di ritardi nelle spedizioni e dalla conseguente penuria di container (per non parlare del blocco causato al Canale di Suez dalla Evergreen), l’intera filiera dell’automotive sta in queste settimane attraversando un periodo decisamente difficile ed incerto. In particolare, a causa della cosiddetta “crisi dei microchip”, a sua volta innescatasi per l’enorme e crescente richiesta di elettronica di consumo, come pc e smartphone, a scarseggiare - e quindi a rallentare produzione e vendite - sono le componenti elettroniche di cui oggi, anche le moto, sempre più “hi-tech”, non possono più fare a meno.

Quali saranno gli sviluppi futuri? Quali le soluzioni? C’è una luce in fondo al tunnel? 


Secondo Nagahara
Una risposta prova a darcela niente meno che l’amministratore delegato di Kawasaki Motors Europe Kenji Nagahara che, assai eloquentemente, ha definito l’attuale situazione una "tempesta perfetta".
Una serie di fattori sta attualmente influenzando le nostre fabbriche in termini di fornitura di parti e materiali. Come molti altri produttori di motociclette - ha spiegato Nagahara - siamo stati colpiti dalla grave carenza di semiconduttori che sono installati in molti componenti elettrici di numerosi modelli della nostra gamma, specialmente per quanto riguarda i sistemi ABS”. Come si dice, piove sul bagnato: ad aggravare ulteriormente il quadro ci ha pensato infatti anche la carenza globale di resine necessarie alla produzione di alcune parti di moto: “Questo triplice colpo alla produzione è una vera sfida. Non possiamo semplicemente sostituire una resina con un'altra poiché tutti i materiali utilizzati nella produzione sono testati e approvati secondo la legge UE e l'omologazione del veicolo”. Problemi che, come evidenziato dal CEO dell’azienda nipponica, non sono esclusivi di Kawasaki ma che, al contrario, riguardano la maggior parte dei produttori mondiali.
La soluzione? Secondo Nagahara ridurre al minimo l’impatto dei ritardi. Ma come?
Durante la prima fase della pandemia abbiamo mantenuto operativi solo i reparti essenziali, cioè quelli deputati all’assistenza. Ora che la situazione sta lentamente cambiando e che molti concessionari Kawasaki in Europa stanno aprendo le porte ai nuovi clienti, le scorte dei singoli rivenditori vengono quotidianamente monitorate ed inserite nell'inventario del magazzino europeo. Il nostro obiettivo - ha chiarito Nagahara - è mantenere il più possibile attiva la fornitura dei prodotti, mitigando eventuali carenze”. In che modo in Kawasaki s’intenda “mitigare le eventuali carenze” non ci è dato saperlo, ma una cosa è chiara: la crisi non è finita ed ulteriori ritardi vanno messi in conto. Punto, quest’ultimo, più o meno direttamente sottolineato dallo stesso Nagahara, che in chiusura ha “ringraziato anticipatamente clienti e rivenditori per la loro pazienza”.
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