BMW R100R by XTR Pepo - Boxer da endurance
Le moto di grossa cilindrata col travestimento da endurance sono un classicone di Pepo Rosell. “Don Luis” è la sua ultima creazione, chiamata così in onore al defunto padre del proprietario
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Fuoriserie
Bombardiere da competizione
Non sappiamo a quante moto si attesti la produzione annuale di Pepo Rosell e del suo marchio XTR, ma una cosa la possiamo anticipare: sono tutte belle moto, confezionate con estrema cura e gusto.
L’ultima è un boxerone tedesco con livrea e assetto da enduracer pura, si chiama Don Luis, come il padre scomparso del cliente che l’ha commissionata a Pepo.
La base di partenza è una bicilindrica marchiata BMW, una R100R dei primi anni Novanta che a detta del preparatore iberico è un buon compromesso tra le prestazioni del 1000 raffreddato ad aria/olio, il telaio e cardano condivisi con il GS 80 e le ruote da 17 pollici.
Rispetto ad altre creazioni che sono endurance oriented, questa si spinge oltre, al punto da esser definita da Rosell stesso una vera e propria moto da gara.
Impressiona soprattutto un dato, il peso: solo 165 Kg, ma ci arriveremo quando parleremo delle modifiche strutturali. Prima c’è il bicilindrico e un lavoro veramente imponente fatto su di esso.
Il blocco motore è stato per prima cosa rialzato, modificando gli attacchi, per avere più luce a terra; all’interno poi tutto è stato migliorato: pistoni ad alta compressione, teste lavorate, albero a camme sportivo, carter ridotti all’osso e nuovi carburatori, i famigerati FCR di Keihin da 40 mm, accoppiati a filtri DNA.
Per il raffreddamento è stato installato un radiatore esterno ex Ducati Paso. I collettori sono opera del brand Supermario e terminano con uno scarico “IL TROMBONE”, nome piuttosto evocativo, fabbricato da Spark.
Ma la Don Luis è una bomba non solo dentro, anche fuori. Pepo ci mette del suo per la favolosa semicarena con i due fanalini e per il parafango anteriore, entrambi in fibra di vetro. Sono invece due pezzi cannibalizzati il serbatoio, ex Moto Guzzi, e la sella monoposto con codino.
Essendo una special votata alle prestazioni, s’è cercato di ridurre il peso dove possibile, la batteria per esempio è una piccola unità al litio, e anche la strumentazione è stata ridotta al minimo con un solo quadrante MotoGadget.
Il reparto sospensioni è affidato al solido avantreno di una Ducati Sport Classic, che offre anche la ruota anteriore, mentre per il mono si è scelta la classica soluzione marchiata Öhlins.
La frizione è mutuata da una Suzuki GSX-R 600 con leveraggi regolabili. Per inchiodare questo mostro da Bol d’Or Pepo s’è affidato a Discacciati che fornisce dischi, pompa e pinza freno. Di Tarozzi le pedane regolabili e di Tomaselli i semimanubri.
L’intento celebrativo di questa moto non è solo nel nome, anche la livrea è un tributo: Pepo ha colorato la BMW da corsa dello stesso blu Audi RS2 come precedentemente aveva fatto Ritmo Sereno, un bravissimo customizzatore giapponese famoso per le sue motociclette boxer. Pensare a un lavoro a quattro mani tra i due è fantascienza, ma sarebbe bellissimo.
Non sappiamo a quante moto si attesti la produzione annuale di Pepo Rosell e del suo marchio XTR, ma una cosa la possiamo anticipare: sono tutte belle moto, confezionate con estrema cura e gusto.
L’ultima è un boxerone tedesco con livrea e assetto da enduracer pura, si chiama Don Luis, come il padre scomparso del cliente che l’ha commissionata a Pepo.
La base di partenza è una bicilindrica marchiata BMW, una R100R dei primi anni Novanta che a detta del preparatore iberico è un buon compromesso tra le prestazioni del 1000 raffreddato ad aria/olio, il telaio e cardano condivisi con il GS 80 e le ruote da 17 pollici.
Rispetto ad altre creazioni che sono endurance oriented, questa si spinge oltre, al punto da esser definita da Rosell stesso una vera e propria moto da gara.
Impressiona soprattutto un dato, il peso: solo 165 Kg, ma ci arriveremo quando parleremo delle modifiche strutturali. Prima c’è il bicilindrico e un lavoro veramente imponente fatto su di esso.
Il blocco motore è stato per prima cosa rialzato, modificando gli attacchi, per avere più luce a terra; all’interno poi tutto è stato migliorato: pistoni ad alta compressione, teste lavorate, albero a camme sportivo, carter ridotti all’osso e nuovi carburatori, i famigerati FCR di Keihin da 40 mm, accoppiati a filtri DNA.
Per il raffreddamento è stato installato un radiatore esterno ex Ducati Paso. I collettori sono opera del brand Supermario e terminano con uno scarico “IL TROMBONE”, nome piuttosto evocativo, fabbricato da Spark.
Ma la Don Luis è una bomba non solo dentro, anche fuori. Pepo ci mette del suo per la favolosa semicarena con i due fanalini e per il parafango anteriore, entrambi in fibra di vetro. Sono invece due pezzi cannibalizzati il serbatoio, ex Moto Guzzi, e la sella monoposto con codino.
Essendo una special votata alle prestazioni, s’è cercato di ridurre il peso dove possibile, la batteria per esempio è una piccola unità al litio, e anche la strumentazione è stata ridotta al minimo con un solo quadrante MotoGadget.
Il reparto sospensioni è affidato al solido avantreno di una Ducati Sport Classic, che offre anche la ruota anteriore, mentre per il mono si è scelta la classica soluzione marchiata Öhlins.
La frizione è mutuata da una Suzuki GSX-R 600 con leveraggi regolabili. Per inchiodare questo mostro da Bol d’Or Pepo s’è affidato a Discacciati che fornisce dischi, pompa e pinza freno. Di Tarozzi le pedane regolabili e di Tomaselli i semimanubri.
L’intento celebrativo di questa moto non è solo nel nome, anche la livrea è un tributo: Pepo ha colorato la BMW da corsa dello stesso blu Audi RS2 come precedentemente aveva fatto Ritmo Sereno, un bravissimo customizzatore giapponese famoso per le sue motociclette boxer. Pensare a un lavoro a quattro mani tra i due è fantascienza, ma sarebbe bellissimo.
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