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Bikers Against Child Abuse, dagli Usa in difesa contro gli abusi

Da un’inchiesta di Yahoo scopriamo una storia a lieto fine di una bambina vittima di abusi da parte del patrigno, protetta e aiutata a ribellarsi contro il suo molestatore da un gruppo di bikers, motociclisti “angeli custodi” dei bambini, che l'hanno sorretta fino al processo. Tredici sedi sono anche in Italia
La forza di reagire
La storia è quella di F.A. che aveva solo 10 anni quando iniziarono gli abusi da parte del patrigno: una storia purtroppo come tante altre in cui il nemico vive all’interno delle mura domestiche. Ma F.A. ha saputo trovare la forza di ribellarsi al suo famigliare grazie al sostegno di un un gruppo particolare, quello dei Bikers Against Child Abuse, il BACA: sono motociclisti che si rendono disponibili a proteggere fisicamente il minore, presidiando la sua casa e accompagnandolo a scuola o ovunque debba andare. Quando F.A., a 12 anni, ha deciso di sporgere denuncia verso il patrigno, il tempo di attesa di tre anni per andare a giudizio è stato il primo grosso problema: madre e figlia non riuscivano a essere tranquille, avendo timore di ritorsioni da parte del patrigno; la ragazza faceva la doccia con i vestiti, era sempre molto spaventata e si assicurava che tutte le porte e le finestre fossero correttamente chiuse, e aveva molti incubi. Fino all’arrivo del BACA e di Tombstone, il presidente della sede di Los Angeles: “Quando li ho visti arrivare la prima volta”, racconta F.A., “sono corsa al piano di sopra della casa e mi sono affacciata al balcone: guardavo tutte queste moto, questi uomini grandi e grossi, tutti vestiti con stivali, con folte barbe, con le donne, che avevano un aspetto duro e forte”. Il “trucco” è semplice: come dichiara Tombstone, loro sono “dei duri, mettiamo più paura dei loro aguzzini, facciamo più paura dei loro demoni e funziona!”. F.A. ha ricevuto un Roadname, un gilet ed è diventata una biker. Forte del sostegno del gruppo dei BACA, F.A. è riuscita ad affrontare il patrigno al processo e ha vincere la sua personale lotta: ora è una ragazza libera. Anche se qualche notte difficile c’è ancora: “Non so quale notte fosse”, ricorda Tombstone, “erano forse le due del mattino, quando lei mi ha detto che non riusciva a dormire. Così ho preso un sacco a pelo dalla mia moto e le ho preparato un letto nel bagagliaio dell'auto della mamma, che si trovava nel garage. Saltò dentro e dormì tutta la notte”. F.A. ricorda così la sua esperienza: “Loro mi hanno fatto sentire al sicuro prima del giudizio e si sono assicurati che fossi felice. Saltavo sulla moto di Tombstone e lui mi accompagnava a scuola. Tutti i bikers erano lì e le persone avevano paura, passando facevano scattare tutti gli allarmi a causa del rumore delle moto. Attraversavamo il mio quartiere e tutti mi guardavano, perché ero con tanti bikers e poi, quando mi incontravano da sola, mi chiedevano: Chi erano quelli con cui stavi? Ed io rispondevo i miei bodyguards. Mi sentivo la persona più cool del mondo”. Clicca qui per conoscere la sezione italiana di BACA.
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