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Africa Eco Race 2019: Paolo e Sara Ceci, coppia side-by-side

La speciale della sesta tappa dell'Africa Eco Race 2019 è stata annullato a causa del vento troppo forte, così in Mauritania i piloti hanno guidato solo sul trasferimento. È stata l’occasione per conoscere meglio Paolo Ceci, che racconta l'esperienza con un il side-by-side a fianco della moglie: dalle due alle quattro ruote verso le dune della tappa marathon
Tutto in famiglia
I rally sono una passione contagiosa, ma in un certo senso anche giocoforza solitaria, per lo meno in moto. E così Paolo Ceci, che ha vinto l'Africa Eco Race nel 2018, per questa edizione ha deciso di gareggiare con un side-by-side insieme alla moglie Sara Bioli. Negli anni precedenti Sara lo ha accompagnato fino a Dakar facendo assistenza: “Ma avevo il desiderio di farla correre, finalmente – spiega Paolo. Lei è già una motociclista. Viene dalla strada ma poi si è appassionata all'enduro, ai rally, a questo mondo. E così ci siamo decisi a venire all'Africa Eco Race anche quest'anno, gareggiando con un mezzo per due. Le auto costano troppo e così...”.
A onor del vero Paolo ci ha raccontato la propria esperienza sul furgone di assistenza del team Energia & Sorrisi, in viaggio verso Dakhla. Guido Sassi ha raccolto questa intervista mentre il Polaris dell'equipaggio Ceci-Bioli veniva trasportato su un camion, con la guarnizione della testa da sostituire: “Al momento non siamo stati molto fortunati, ma speriamo di risolvere i nostri problemi e di ripartire”. I modenesi sono riusciti ad avere una guarnizione dal team di Scandola e a riprendere la gara. Il regolamento permette due ritiri di tappa prima di essere estromessi dalla classifica. “In sé questa è una macchina molto divertente da guidare, perché pesa poco più di 700 chili e ha 170 cavalli, 1000 cc di cilindrata. È corta, agile. Poi io non devo più pensare a navigare, visto che c'è Sara. Abituato alla moto, qua è tutta un'altra cosa. Non devi continuamente passare lo sguardo dalla strumentazione alla pista con tutti i relativi problemi e non devi nemmeno ragionare per interpretare il roadbook”.
Sara dal canto suo sì è appassionata al ruolo di navigatrice: “Ci sto ancora prendendo la mano, ma sicuramente è divertente. La cosa più difficile è riuscire a dare le indicazioni nei tempi giusti. Comunque con Paolo abbiamo affiatamento anche nell'abitacolo – spiega la coequipier. Non era scontato: invece devo dire che mi ascolta, mi dà fiducia”.
“Le do retta perché è brava – sottolinea Ceci – e poi le ho insegnato a navigare secondo le mie esigenze, per cui mi dice sempre quello che serve”. Ora Paolo e Sara cercheranno finalmente di togliersi quelle soddisfazioni che dopo la vittoria nel Rally d'Algeria speravano di incontrare anche qua all'Africa Eco Race. Purtroppo l'equipaggio 254 finora è stato davvero bersagliato dalla sfortuna tra problemi di surriscaldamento e inconvenienti minori, ma ora che la gara è entrata in Mauritania i side-by-side troveranno il terreno a loro più congeniale: “Da qua in avanti ci saranno tanta sabbia e tante dune, queste macchine sono nate proprio per questo tipo di terreno – ricorda Paolo. Le dune le prendi quasi come una moto. In più, anche grazie al fatto che hanno il variatore, è meno facile insabbiarsi”. La sabbia della Mauritania è famosa per essere molto fine e soffice, una vera e propria trappola. Dalla tappa 7 in poi il terreno sabbioso diventa il menù standard giornaliero, con portate abbondanti e generalmente la gara si vince proprio in questa seconda parte dell'Africa Eco Race.
Ceci – durante la scorsa edizione – ha trovato nella difficile navigazione tra le dune della Mauritania il luogo dove esprimere al meglio le proprie qualità di lettura del roadbook: “C'è una tappa marathon con 480 chilometri al primo giorno e 445 il secondo. Sono oltre 900 chilometri in totale senza assistenza, la parte più dura è la seconda”. In questa edizione la formula marathon è saltata, ma il percorso è rimasto uguale. Insomma, anche se al termine della Chami-Gare du Nord-Chami è ammesso affidare i mezzi ai meccanici, bisogna comunque guidare su un terreno ai limiti del praticabile: “La sabbia è morbidissima, fai fatica a distinguere perché anche dove è un po' più scura non è che sia più dura, come di consueto. I colori non ti danno i soliti riferimenti e dentro le dune ci sono comunque 40 gradi. Se ti cominci a piantare non ne vieni più fuori. Anche la decima tappa è molto impegnativa. Sono tre giorni tosti ma divertenti. Ci sono posti incredibili, mi ricordo in particolare uno oued: una specie di fiume secco, ma in questo caso pieno di dune. Un vero e proprio rebus. Non riuscivi a uscire perché sfondavi sia a destra che a sinistra. Però mi ricordo che i side-by-side passavano bene”.
Dopo l'annullamento della speciale di oggi, domani i primi 500 chilometri scarsi della tappa 7 daranno il via alle danze. La sabbia non mancherà, la navigazione nemmeno: chissà che anche Paolo e Sara non riescano a trovare quel po' di fortuna che servirebbe a rendere quest'avventura fianco a fianco, anzi side-by-side, veramente indimenticabile.
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