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MotoGP Starting Grid, Quartararo alla prova del nove

Il francese ha vinto le ultime due gare della stagione in corso e gli ultimi due gp corsi a Jerez de la Frontera. El Diablo guida anche la generale, ma Marquez sta recuperando e anche Mir è in crescita. Gli inseguitori sono tanti: anche Bagnaia e Vinales puntano in alto, ma sul circuito andaluso hanno vinto poco fino a oggi
Dopo le prime tre gare della stagione, il motomondiale arriva a Jerez de la Frontera. Si corre il gp di Spagna, che tradizionalmente segna il vero e proprio inizio del campionato, su una pista ben conosciuta da tutti e che spesso è la cartina di tornasole dei valori in campo. Andiamo allora a vedere le novità del weekend in MotoGP Starting Grid, insieme al nostro Guido Sassi.

La novità
Prima del via al campionato, ci si sarebbe anche potuti aspettare un Espargaro nella parte alta della classifica, ma quasi tutti avrebbero detto che tra i due fratelli sarebbe stato Pol. Invece è Aleix ad avere messo insieme tre gran premi solidi, con un'Aprilia che è cresciuta parecchio fino a fargli raggiungere la sesta posizione in classifica. Ora anche Andrea Dovizioso l'ha provata: incuriosito dalle prestazioni della RS-GP, il forlivese tornerà in sella anche al Mugello per un secondo test. Nel frattempo circolano voci su un possibile coinvolgimento della VR46 di Valentino Rossi nella costituzione di un team satellite per il 2022: insomma, di carne al fuoco ce n'è parecchia, ora che la creatura di Romano Albesiano è una costante nella top ten della classifica.

Che numeri
A Jerez si corre ininterrottamente dal 1987: con 36 edizioni consecutive e una lunga serie di test privati e ufficiali disputati, la pista andalusa è diventata ormai il vero riferimento del mondiale. Negli ultimi 14 anni sul circuito dedicato ad Angel Nieto hanno vinto solo Honda e Yamaha, e comunque in era MotoGP l'unica accoppiata che è riuscita a spezzare il duopolio dei giapponesi è stata Ducati con Loris Capirossi, nel 2006.
L'anno scorso Fabio Quartararo ha vinto entrambe le gare corse qui, e il francese viene anche da due successi consecutivi in questo 2021: logicamente tutti gli occhi sono puntati su di lui, anche perché El Diablo è anche il leader del mondiale, con 61 punti. Seguono Bagnaia a 46 e Vinales a 41, con Zarco, Mir e Aleix Espargaro rispettivamente a 40, 36 e 25 punti. Marc Marquez ne ha 9: le lunghezze da recuperare sono tante ma non troppe, se da questo weekend o da Le Mans il Cabroncito sarà di nuovo al cento per cento della condizione.

La sfida
A Portimao Joan Mir e Marc Marquez hanno avuto tre incontri ravvicinati assolutamente non casuali: durante le prove il 93 si è messo a seguire il neo campione del mondo come un rookie alla ricerca disperata di riferimenti, una mossa che ha infastidito il pilota Suzuki. Domenica però Joan ha mostrato carattere, infilando già al primo giro il fenomeno di Cervera, rischiando poi di mandarlo addirittura al tappeto, quando al passaggio successivo ha frenato deciso alla curva 3, e Magic lo ha leggermente toccato: non è stato un vero e proprio tamponamento, giusto un avvertimento. I due avevano già iniziato a punzecchiarsi questo inverno, quando Mir aveva indicato Marquez come il favorito per il mondiale e Marc aveva risposto per le rime, ricordando che non era lui il campione del mondo in carica e che ancora non sapeva quando sarebbe tornato a correre. Probabilmente gli incroci visti al gp del Portogallo non saranno gli unici della stagione: da quei c'è da aspettarsi altre puntate, per la serie “ne rimarrà solo uno”.

Questa è storia
Sono passati solo nove mesi, eppure il gp di Spagna 2020 sembra lontano una vita: l'infortunio di Marquez ha semplicemente stravolto gli equilibri del motomondiale, ma anche Valentino Rossi sembra davvero distante da quella gara (la seconda corsa a Jerez), che lo aveva riportato sul podio. 16 gare dopo, Vale pare prigioniero di una situazione tecnica che non gli permette di esprimere il proprio potenziale, e più in generale di una MotoGP che non asseconda più il suo stile di guida. Quartararo e Vinales sembrano lasciare scorrere meglio la M1, forse con frenate meno decise e assetti meno penalizzanti per le gomme. C'è di buono che Jerez è sempre stata una pista “amica” di Rossi, quella del suo terzultimo successo in MotoGP nel 2016, il tracciato che lo ha visto vincere 7 volte in classe regina con 12 podi complessivi. Se Rossi si può ritrovare, non c'è pista migliore che questa.

Hot spot
Che la curva 13 sia il punto dove convergono molte vicende della MotoGP in questi ultimi vent'anni è un dato di fatto: chiunque ricorda la “spallata” di Rossi a Gibernau del 2005 e la mossa fotocopia di Marquez su Lorenzo nel 2013. Episodi storici a parte, la 13 è davvero un punto particolare della pista: all'ultimo giro si può proteggere l'ingresso con profitto, perché rimanere molto stretti significa quasi sempre sacrificare l'uscita, ma se l'obiettivo è la linea del traguardo e non la staccata della curva 1, si può sperare di rimanere davanti. Diverso è il discorso in tutte le tornate precedenti, perché nell'economia di una strategia di gara la difesa a oltranza può non pagare. D'altro canto anche chi segue non può pensare di entrare alla disperata se non in casi eccezionali, ma può sfruttare la 13 per sopravanzare avversari in difficoltà a raccordare le curve, come per esempio è capitato l'anno scorso a Vinales, soprattutto nella prima delle due gare. Insomma la 13 non è solo un punto caldo, ma anche un buon termometro per capire chi sta meglio e chi va in crisi.
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