MotoGP Promossi&Bocciati, prima gioia per Oliveira, Yamaha in una valle di lacrime
KTM vince la seconda gara su cinque con il portoghese, che si vendica sul compagno di squadra Pol Espargaro, comunque terzo. La Ducati porta a casa un brodino, Vinales rischia grosso ma nessuna delle moto di Iwata si salva. Rossi tiene a galla l'orgoglio della Casa giapponese, ma il bastimento imbarca acqua da tutte le parti
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La stagione 2020 è iniziata nella maniera più strana e prosegue con gare assolutamente imprevedibili. Dopo il gran premio d'Austria della settimana scorsa non si pensava si potesse assistere a un'altro gp così ricco di colpi di scena e invece la seconda di Spielberg è stata pure più rocambolesca. La andiamo a rivivere con Promossi&Bocciati insieme al nostro Guido Sassi.
Chi piange, chi ride
E come potrebbe non ridere Miguel Oliveira? La settimana scorsa si era sdraiato insieme a Pol Espargaro, che gli aveva dato pure del “poco intelligente” per usare un eufemismo. Oggi ha vinto grazie al regalo dello stesso spagnolo, che nella bagarre con Jack Miller all'ultima curva è andato largo. Ride anche Jackass, che ha perso la posta massima ma è salito per la seconda domenica di fila sale sul podio ed è terzo nel mondiale a -14 da Fabio Quartararo. Per il resto è una valle di lacrime: a parte Pol Espargaro, sono arrabbiature anche per Joan Mir, che nella gara interrotta era in fuga e ha fatto solo quarto nella seconda, per Andrea Dovizioso che ha raccolto il brodino del quinto posto, per Takaaki Nakagami che era secondo prima dello stop e ha concluso invece settimo.
E che dire della squadra Yamaha? Che si guardi il team ufficiale o i Petronas, il risultato è una debacle senza precedenti. Maverick Vinales ha rischiato grosso: ha perso i freni e si è dovuto lanciare dalla moto a più di duecento all'ora. Sfortunato e coraggioso, non è partito nemmeno nella seconda gara. Ma anche a Valentino Rossi, Quartararo e Franco Morbidelli non è andata tanto bene. Il migliore è stato ancora una volta il Dottore, che però ha terminato nono. Il francese ha tagliato il traguardo tredicesimo, Morbidelli quindicesimo. In totale sono 11 punti: un quinto posto in tre non basta per puntare al mondiale.
Oscar del sorpasso
In questo caso più che altro è un premio all'astuzia, o al tempismo. Miguel Oliveira è arrivato all'ingresso dell'ultima curva in terza posizione, ne è uscito in testa. L'attacco che Miller ha portato a Espargaro alla 10 è stato quasi perfetto: l'australiano era abbastanza vicino da tirare la staccata e infatti si è infilato. È stato bravo pure a fermare la moto, con il 44 della Ktm ufficiale che è andato assai largo, ben oltre il verde. Oliveira ha fatto però tutto perfettamente, perché ha impostato la curva con la migliore traiettoria, rimanendo largo in ingresso per poi andare alla corda. È uscito come il più interno dei tre e con la migliore accelerazione. Su 6 gare di MotoGP a Spielberg, 3 si sono risolte all'ultima curva: niente male.
Data check
Ancora una volta Rossi ha impersonificato la Yamaha più veloce in pista, girando in 1'24”320, un decimo meglio di Quartararo, tre decimi meglio di Morbidelli. Nella prima delle due gare i due ufficiali più il francese hanno girato tutti in 1'24” e sei decimi, separati di appena 40 millesimi tra di loro. Ma i tre piloti Yamaha che hanno finito la gara avevano le moto più lente in pista in quanto a velocità massima, pagando almeno 10 chilometri orari a Dovizioso. L'Austria è una pista molto veloce, ma con rettilinei non lunghissimi, per cui il gap è stato davvero importante. D'altronde anche a occhio si vedeva come le M1 venivano sverniciate già sul dritto, ben prima delle frenate. In Austria però, oltre al motore anche i freni sono diventati un problema, riscaldandosi oltre misura e mettendo a rischio sicurezza e prestazioni. Sarà banale, ma le gare si fanno accelerando e frenando: se nessuna delle due cose funziona, diventa davvero dura.
Meditate gente
In 5 gare sono arrivati primi 4 piloti diversi e ci sono stati 3 nuovi vincitori in assoluto (Quartararo, Binder, Oliveira). Sul podio ci sono salite tutte le marche a parte Honda e Aprilia: 6 volte Yamaha, 5 Ducati, 3 Ktm, 1 Suzuki. Nello spazio di una vittoria (25 punti), ci sono 7 piloti. Il campionato insomma è apertissimo, sia per i rider che per le Case, ma come ha sottolineato Dovizioso, con le Michelin di quest'anno le incognite sono un po' troppe. Pochi gradi di differenza sull'asfalto, correre da soli o in gruppo e minime variazioni d'assetto stravolgono la resa degli pneumatici. Sette giorni fa il ducatista aveva corso una gara magistrale e la sua Desmosedici sembrava un missile, oggi il forlivese sembrava avere per le mani la brutta copia di quella moto. Forse un prodotto un minimo più standard come resa aiuterebbe a far emergere i valori reali e non le circostanze in ogni gara.
Chi piange, chi ride
E come potrebbe non ridere Miguel Oliveira? La settimana scorsa si era sdraiato insieme a Pol Espargaro, che gli aveva dato pure del “poco intelligente” per usare un eufemismo. Oggi ha vinto grazie al regalo dello stesso spagnolo, che nella bagarre con Jack Miller all'ultima curva è andato largo. Ride anche Jackass, che ha perso la posta massima ma è salito per la seconda domenica di fila sale sul podio ed è terzo nel mondiale a -14 da Fabio Quartararo. Per il resto è una valle di lacrime: a parte Pol Espargaro, sono arrabbiature anche per Joan Mir, che nella gara interrotta era in fuga e ha fatto solo quarto nella seconda, per Andrea Dovizioso che ha raccolto il brodino del quinto posto, per Takaaki Nakagami che era secondo prima dello stop e ha concluso invece settimo.
E che dire della squadra Yamaha? Che si guardi il team ufficiale o i Petronas, il risultato è una debacle senza precedenti. Maverick Vinales ha rischiato grosso: ha perso i freni e si è dovuto lanciare dalla moto a più di duecento all'ora. Sfortunato e coraggioso, non è partito nemmeno nella seconda gara. Ma anche a Valentino Rossi, Quartararo e Franco Morbidelli non è andata tanto bene. Il migliore è stato ancora una volta il Dottore, che però ha terminato nono. Il francese ha tagliato il traguardo tredicesimo, Morbidelli quindicesimo. In totale sono 11 punti: un quinto posto in tre non basta per puntare al mondiale.
Oscar del sorpasso
In questo caso più che altro è un premio all'astuzia, o al tempismo. Miguel Oliveira è arrivato all'ingresso dell'ultima curva in terza posizione, ne è uscito in testa. L'attacco che Miller ha portato a Espargaro alla 10 è stato quasi perfetto: l'australiano era abbastanza vicino da tirare la staccata e infatti si è infilato. È stato bravo pure a fermare la moto, con il 44 della Ktm ufficiale che è andato assai largo, ben oltre il verde. Oliveira ha fatto però tutto perfettamente, perché ha impostato la curva con la migliore traiettoria, rimanendo largo in ingresso per poi andare alla corda. È uscito come il più interno dei tre e con la migliore accelerazione. Su 6 gare di MotoGP a Spielberg, 3 si sono risolte all'ultima curva: niente male.
Data check
Ancora una volta Rossi ha impersonificato la Yamaha più veloce in pista, girando in 1'24”320, un decimo meglio di Quartararo, tre decimi meglio di Morbidelli. Nella prima delle due gare i due ufficiali più il francese hanno girato tutti in 1'24” e sei decimi, separati di appena 40 millesimi tra di loro. Ma i tre piloti Yamaha che hanno finito la gara avevano le moto più lente in pista in quanto a velocità massima, pagando almeno 10 chilometri orari a Dovizioso. L'Austria è una pista molto veloce, ma con rettilinei non lunghissimi, per cui il gap è stato davvero importante. D'altronde anche a occhio si vedeva come le M1 venivano sverniciate già sul dritto, ben prima delle frenate. In Austria però, oltre al motore anche i freni sono diventati un problema, riscaldandosi oltre misura e mettendo a rischio sicurezza e prestazioni. Sarà banale, ma le gare si fanno accelerando e frenando: se nessuna delle due cose funziona, diventa davvero dura.
Meditate gente
In 5 gare sono arrivati primi 4 piloti diversi e ci sono stati 3 nuovi vincitori in assoluto (Quartararo, Binder, Oliveira). Sul podio ci sono salite tutte le marche a parte Honda e Aprilia: 6 volte Yamaha, 5 Ducati, 3 Ktm, 1 Suzuki. Nello spazio di una vittoria (25 punti), ci sono 7 piloti. Il campionato insomma è apertissimo, sia per i rider che per le Case, ma come ha sottolineato Dovizioso, con le Michelin di quest'anno le incognite sono un po' troppe. Pochi gradi di differenza sull'asfalto, correre da soli o in gruppo e minime variazioni d'assetto stravolgono la resa degli pneumatici. Sette giorni fa il ducatista aveva corso una gara magistrale e la sua Desmosedici sembrava un missile, oggi il forlivese sembrava avere per le mani la brutta copia di quella moto. Forse un prodotto un minimo più standard come resa aiuterebbe a far emergere i valori reali e non le circostanze in ogni gara.
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