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Moto Guzzi Nuovo Falcone 500: cronaca di un flop annunciato

Negli anni 70 poteva piacere una tranquilla stradale monocilindrica derivata da una moto militare? No di certo, ma in Guzzi la pensavano diversamente

Il glorioso Falcone costruito tra il 1950 e il 1967 fu uno dei modelli che meglio rappresentava le idee costruttive di Carlo Guzzi e dell'ing. Carcano: leggerezza, semplicità e affidabilità.  Frutto delle esperienze vincenti nel mondiale, divenne presto simbolo dell'Italia capace di rialzarsi dopo il dramma della Seconda Guerra Mondiale e non a caso fu il mezzo in dotazione alle forze dell'ordine italiane, dalla Polizia Stradale ai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza all'Esercito fino ai Corazzieri del Presidente della Repubblica. Dopo alcuni tentativi (falliti) di aggiornarlo, nel 1969 venne presentata la nuova generazione che avrebbe dovuto rinverdirne i fasti, ma le cose non andarono così...

Ecco il primo Falcone 500, negli anni 50 era una maxi moto sportiva

Ma arrivano i giapponesi 

La fine dei 60 e gli anni 70 videro l'arrivo sul nostro mercato dei prodotti giapponesi, moto che ebbero un impatto dirompente, grazie a motori addirittura a 4 cilindri (per l'epoca una rivoluzione) potenze elevate, qualità e affidabilità. Poteva avere successo una stradale 500 poco potente e pesante? No di certo per di più se costretta a portare  un nome "pesante" che la costringeva a confrontarsi con il passato.

Il Nuovo Falcone fu pensato prima di tutto come mezzo da destinare a militari e forze dell'ordine, per questo doveva essere semplice da mantenere e robusto. Pazienza se a scapito di peso e prestazioni. 

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Il Nuovo Falcone 500 in versione Militare

Già nel 1970 venne messo in vendita il Nuovo Falcone 500 Militare, che era tale e quale al modello dato in dotazione all'Esercito (non a caso i colori disponibili erano il verde oliva e il blu scuro, a cui si aggiungeva un rosso con parti del serbatoio cromate). Nel frattempo, il marchio di Mandello prepara la versione Civile, che arriva nel '71  con tanto di avviamento elettrico a dinamotore derivato da quello del Galletto. In meno di due anni, però, l'interesse del pubblico nei confronti di questa moto cala notevolmente, complici anche le soluzioni tecniche troppo legate al passato e la guidabilità ben lontana dalle  giapponesi pluricilindriche che in quegli anni stavano spopolando (avete presente la Honda CB500 Four e la Kawasaki 500 H1 a due tempi...?).

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Il motore a cilindro orizzontale è un vero marchio di fabbrica delle vecchie Guzzi

Così nuovo, eppure così vecchio

Con il suo telaio rosso Guzzi, il serbatoio sagomato bianco in tinta con parafanghi e fianchetti, e il doppio scarico cromato, il Nuovo Falcone 500 Civile si presenta molto bene. La ciclistica e il motore, invece, erano molto (forse troppo) ancorati alla tradizione e pensati per rendere la guida più facile a chi, come molti soldati, non avevano grande esperienza con le due ruote. Il telaio in acciaio a doppia culla abbracciava un monocilindrico orizzontale, raffreddato ad aria e con distribuzione ad aste e bilancieri. Con una cilindrata di 499 cm3, arrivava ad una potenza di 25,4 CV, confermando una ricchissima coppia ai medi/bassi regimi, grande elasticità e una tonalità di scarico da vera Moto Guzzi (d'altronde questo blocco chiude la saga dei "mono" orizzontali durata oltre 55 anni). Presente anche il grosso volano che ha caratterizzato tanti modelli della casa di Mandello, qui però coperto da un ingombrante carter. Il cambio a quattro marce, invece, aveva una rapportatura molto corta, con una prima quasi trialistica: sul modello Civile vennero solo leggermente allungati i rapporti finali con due denti di corona in meno.

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Il Nuovo Falcone è una moto nata da zero e non va considerata un evoluzione del vecchio modello

Troppo lontano dal vecchio Falcone

Nel 1974 Guzzi tenta un rilancio con nuove colori metallizzati, e arriva anche un allestimento Sahara, basato sulla versione Militare, con livrea color sabbia e marmitta più scura. Purtroppo non è abbastanza per smuovere l'interesse degli appassionati, tanto che due soli anni dopo la produzione del Nuovo Falcone 500 si fermò con un totale di 16.000 esemplari di cui 3.000 della versione Civile. Questi numeri, d'altronde, rispecchiano la vera identità di questa moto che era nata prima come moto militare e solo dopo convertita in civile. E le differenze tra le due versioni erano minime, se non prettamente estetiche: serbatoio, sella, cruscotto, faro anteriore, filtro dell'aria e design dei silenziatori. In più il peso era sempre elevato (214 kg), ma non venne fatto niente per diminuirlo o per rendere più brioso il motore. Sulla carta, l'unica nota positiva era l'avviamento elettrico presente solo sul Falcone Civile, che però non era molto affidabile (meno male che c'era la pedivella).

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La versione Sahara è arrivata nel 1974 come tentativo di rilancio del modello

Affari dal passato

Oggi il Nuovo Falcone non è una moto d'epoca abbastanza ricercata, si trovano in vendita molti esemplari (anche ben tenuti) ad un prezzo abbordabile, tra i 3.500 e i 5.000 euro a seconda delle condizioni. Non a nulla a che vedere con il vecchio Falcone che viaggia oltre i 10.000 euro.

 Il Nuovo Falcona piace per ciclistica granitica e le prestazioni abbordabili che invogliano ad una guida lenta e tranquilla. Insomma, una moto d'altri tempi ideale per chi è alla ricerca di una storica facile e poco impegnativa.

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