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Twin Ring, la pista dei campioni del mondo

Si corre a Motegi dal 1999 e sulla pista di proprietà di Honda si sono celebrati tanti titoli: Stoner, Rossi e Marquez hanno festeggiato grandi traguardi in Giappone. Attenzione ai temporali, che spesso hanno dato vita a gare memorabili

Il circuito di Motegi, anche detto Twin Ring, è una pista di proprietà di Honda, da fine millennio scorso tappa del motomondiale. Ha una conformazione peculiare, con l'anello dedicato alle gare Indycar e Nascar che interseca il tracciato delle moto. Negli anni ha regalato gare emozionanti, e soprattutto celebrato i titoli di grandi campioni.


La conformazione

La pista giapponese ha uno sviluppo di 4800 metri, con 14 curve e due rettilinei di media lunghezza. Le staccate sono violente, tanto che Motegi è stato uno dei primi circuiti dove sono stati utilizzati dischi in carbonio dal grande diametro in MotoGP. Infatti, anche se le velocità raggiunte non sono tra le più elevate, l'abbondanza di curve da seconda marcia rende difficile il raffreddamento tra una sezione e l'altra. Caratteristico il doppio sottopassaggio che i piloti devono percorrere per transitare sotto l'ovale di 2,5 chilometri dedicato alle gare automobilistiche.


La storia

Il Twing Ring di Motegi è stato costruito da Honda nel 1997, per promuovere le gare di sport motoristici in Giappone. Il colosso giapponese ha costruito il circuito ovale con il preciso scopo di sviluppare il suo programma di gare Indycar su ovale, anche se poi si é corso solo nel 2003 e 2011. Il momento di gloria per eccellenza si è verificato nel 2008, quando Danica Patrick è diventata la prima donna a vincere una gara Indycar. Il Mobility Resort Motegi ha ospitato anche gare Nascar e Cart. 

Il percorso su strada, invece, è stato più utilizzato, anche dalle moto che hanno fatto per la prima volta tappa al Twin Ring nel 1999, due anni dopo la sua inaugurazione. Dopo Suzuka e Fuji, Motegi è stata la terza pista giapponese a ospitare il motomondiale. I piloti di casa Masao Azuma (Honda) e Shin'ya Nakano (Yamaha) hanno vinto la prima edizione nelle classi 125 e 250, mentre Kenny Roberts Jr (Suzuki) si è imposto nella 500, “sporcando” così un en plein perfetto di moto e piloti di casa, nell'anno del debutto. Motegi è rimasta in calendario anche nei quattro anni successivi come gran premio del Pacifico, per poi prendere il posto di Suzuka in seguito all'incidente mortale occorso a Daijiro Kato.


Il coronamento di una carriera

Già nel 2000 Motegi regala una gioia immensa ai tifosi italiani: Roberto Locatelli vince la corsa e si laurea campione del mondo con l'Aprilia in classe 125. Il successo arriva alla penultima gara di un campionato incerto, durante il quale il giapponese Yoichi Ui è il principale avversaro del bergamasco, insieme a Emilio Alzamora. Nella gara di casa Ui cade, lasciando pista libera a Locatelli, che va a vincere con ampio margine sugli inseguitori. “Quel mondiale l'ho sognato il giorno prima, avevo fatto anche la pole position”. Il pilota bergamasco arriva al titolo a 26 anni, è uno degli ultimi “specialisti” della categoria. La vittoria suggella due stagioni di grande livello in seno al team Vasco Rossi Racing, di proprietà della rockstar.

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Scusate il ritardo

Otto anni dopo è Valentino Rossi a celebrare il titolo a Motegi. Il nove volte campione del mondo ha sempre avuto un rapporto speciale con il paese del Sol Levante, dalla passione per i piloti giapponesi evidenziata dall'appellativo Rossifumi ad alcune vittorie indimenticabili: come nel 2001 quando a Suzuka vince con dito medio a Biaggi e regala a Honda la vittoria numero 500 nel motomondiale, piuttosto che il successo nella mitica 8 Ore di Suzuka. Motegi non dice però troppo bene al Dottore: un successo nel 2001 in classe 500, poi più niente fino al 2008, quando finalmente torna ad affermarsi. La vittoria è particolarmente importante, perché permette a Valentino di “vendicarsi” del mondiale perso contro Stoner l'anno precedente, e di celebrare il proprio sesto titolo mondiale in classe regina, l'ottavo nel motomondiale. Scatta la gag con relativa maglietta “Scusate il ritardo”, meno ricordata ma toccante anche la dedica a Norifumi Abe, suo idolo di gioventù scomparso l'anno precedente. Curiosamente, l'anno prima di Valentino, era stato proprio Casey Stoner a conquistare il mondiale a Motegi, in un gran premio vinto da Loris Capirossi.


Tre titoli

Il vero “festeggiatore seriale” di Motegi però è Marc Marquez. Lo spagnolo ha conquistato ben 3 dei suoi 8 titoli mondiali al Twing Ring. È un indice di campionati dominati, dal momento che da qualche anno ormai il Giappone in calendario arriva non tra le ultimissime tappe. Il 2014 infatti è la stagione delle 10 vittorie consecutive, nel 2016 la matematica certezza arriva con la caduta di Rossi al suo inseguimento. Nel 2018 a Dovizioso non riesce di portare Marc a un finale conteso come quello di Valencia dell'anno precedente e per Marquez arriva il settimo sigillo.


L'incertezza regna

Motegi si trova nella regione di Kanto. È una zona montana, terra famosa per i suoi templi, ma anche per il clima soggetto a violenti temporali. D'altronde basta guardare l'albo d'oro per rendersi conto di quante volte la pioggia abbia non solo bagnato, ma letteralmente inondato la pista giapponese. L'anno scorso la gara è stata interrotta, dopo molte cadute e condizioni di visibilità presso che nulla (vittoria di Martin). Cosa dire poi del 2017? Ve lo ricordate il sorpasso e contro sorpasso tra Marquez e Dovizioso all'ultima curva? Rimane una delle gare più belle di Motegi, con l'incrocio di DesmoDovi ai danni dello spagnolo, così come aveva già fatto in Qatar e in Austria.
 

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