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Three Islands Raid: tre isole in quattro giorni, in sella alle Honda Africa Twin 2024

Abbiamo partecipato alla prima edizione del raid organizzato da Honda Italia in collaborazione con True Adventure Offroad Academy, attraversando le tre principali isole del Mediterraneo in soli quattro giorni

Livorno, giovedì 10 maggio 2024, ore 7 del mattino - Ci troviamo tutti di fronte a un plotone di Africa Twin versione 2024, tirate a lucido e già pronte per imboccare la strada. Siamo ancora nel piazzale antistante l’albergo nel quale abbiamo riposato dalla sera precedente, dopo un briefing che ha illustrato i principali dettagli di questo viaggio. Il cancello d’ingresso, già spalancato, è quasi un simbolo e un richiamo, che attira verso quella strada ancora poco affollata, che corre parallela al mare. Qualche “runner”, cani a passeggio e i primi clacson di motorini che accendono il giorno. Infiliamo l’equipaggiamento necessario nello zaino e carichiamo il superfluo (quindi quasi tutto) sul furgone di supporto che da lontano ci farà da sentinella. Poi ci dirigiamo verso la moto a noi assegnata per la giornata; ne proveremo di ogni tipo, da qui all’arrivo: oggi ci tocca in sorte l'Africa Twin con cambio tradizionale e cerchio anteriore da 21 pollici, gommata Dunlop TrailMax. È pure impreziosita da paramani, bumper e altre sciccherie fuoristradistiche che - di prima mattina - appagano più la vista che uno spirito d’avventura ancora sopito. Poche ciance, motori accesi, visiera sollevata un filo e via… direzione porto. Il traghetto salperà alle 9, la Corsica ci aspetta a Bastia. 

 

 

Giorno 1: Bastia - Ajaccio 

 

Tocchiamo terra all’una passata, quando fuori è esploso il sole e il caldo. Selezioniamo la mappatura “Giro Turistico" e imbocchiamo subito la D81 che guarda il mare dall’alto, inizialmente stretta tra una parete di roccia e i muretti a secco, snodata tra i paesini, fino a raggiungere la T30 che ci porta verso l’interno, quindi verso sud. La strada si apre, offrendo sequenze di curve lunghe e veloci. Qui la “nostra” Africa Twin chiede linee tonde e cambi di direzione fluidi, come conviene ad un anteriore di ampio diametro. Siamo diretti verso il Canyon de La Ruda, che raggiungiamo velocemente,  tagliando ora verso ovest una volta imboccata la D84. Il paesaggio è completamente cambiato e stiamo ora percorrendo la Strada della Scala di Santa Regina: un tratto lungo 17 chilometri circa, che si sviluppa tortuoso in una profonda gola di pareti in granito, tagliate a linee nette. Qui l’asfalto - unica eccezione riscontrata su suolo corso - è giusto un po’ accidentato. La vista del corso d’acqua però, che si snoda a fondo valle, distoglie lo sguardo da qualche buca sparsa qui e là. Proseguiamo sulla D84 per altri 30 chilometri circa, alla volta del Col de Vergio, il passo più alto dell’isola coi suoi 1.477 m.s.l.m. Il percorso ci conduce lungo un tratto boschivo, dove la guida prende ritmo sfilando una flora montana ravvivata da animali al pascolo libero. L’aria diventa ora fresca e piacevole, come suggerisce l’ultima neve che si scorge sulle singole vette circostanti. Alle ore 16:30 siamo finalmente raccolti in cima al valico: è il momento di rifocillarsi e l’occasione per scambiare quattro parole con gli altri partecipanti. Ammettiamo di aver sottovalutato quanto potesse essere divertente l’impostazione 18”/21” tra queste curve, e che di certo le Dunlop TrailMax - che tutto sembrano fuorché gomme “stradali” - hanno contribuito in buona parte a farcela apprezzare. Di nuovo su il casco, tra qualche goccia di pioggia che inizia a cadere e ancora via - questa volta a scendere - per gli ultimi 80 chilometri che ci separano da Ajaccio, che raggiungiamo alle 18:30 circa, dopo una seconda “sosta panoramica” sul Golfo di Sagone, con la scusa di un caffè. Giunti in albergo, mettiamo a riposo l’Africa Twin dopo circa 220 chilometri; non ancora stanchi, ma affamati e curiosi di sapere cosa ci aspetterà domani…     

 

 

Giorno 2: Ajaccio - Bonifacio - Fonni  

 

Ajaccio, venerdì 11 maggio 2024, ore 7 del mattino - L’appuntamento con la sveglia è “il solito” e la partenza è programmata anche oggi di buon ora. Ci attende una delle tappe più lunghe, con un primo tratto di “trasferimento” verso Bonifacio, dove ci imbarcheremo alle 9 in direzione Sardegna, Santa Teresa di Gallura. Nell’assegnazione delle moto, ci viene affidata questa volta un’Africa Twin Adventure Sport in livrea nera (con anteriore da 19”) e dotata di cambio a doppia frizione DCT: è l’ideale per iniziare con una guida fluida e rilassata, aspettando che la caffeina sortisca effetto. Sono 130 i chilometri di T40 che affrontiamo per arrivare al capo sud dell’isola, affatto noiosi e con molti tratti scorrevoli in cui si può guidare con ritmo. Quindi di nuovo mappatura “Giro Turistico”, impostando il cambio in modalità “S2”, dove il range di cambiata inizia ad essere piuttosto alto (all’occorrenza, facciamo comunque ricorso alle palette sul blocchetto sinistro per cambiate “manuali”). Dopo un secondo caffè sulla panoramica di Roccapina, scorriamo così, letteralmente, fino al porto di Bonifacio dove salpiamo alle ore 10. L’uscita dal porto, avanzando lenti in una sorta di fiordo mediterraneo, è un qualcosa strabiliante. Graziati poi dalla calma dei venti dello stretto, che in questa stagione spesso non risparmia, sbarchiamo a Santa Teresa alle ore 11 circa. Attraversando un breve pezzo di costa, passiamo per Tempio Pausania percorrendo i 90 chilometri che ci separano dal Belvedere di Monti, che punta Olbia dall’alto. È il momento di uno spuntino all’aperto con innumerevoli varietà di salumi e formaggi locali, già preparati sul posto. L’accoglienza sarda non ha tardato a farsi percepire, così neppure la pigrizia nella digestione. Ma è il momento di ripartire, lasciarci definitivamente alle spalle la Gallura e proseguire alla volta di Fonni, nel cuore alto della Barbagia. Abbiamo davanti oltre 120 chilometri di asfalto, diluiti con circa 36 chilometri di fuoristrada non troppo impegnativo. Ripartiamo con una Adventure Sport bianca, questa volta con cambio manuale. Su asfalto è la solita gioia, reattiva e stabile; anche su sterrato asciutto viaggiamo tranquilli, nonostante una gommatura stradale (Michelin Anakee), prestando però maggiore attenzione nei tratti “solcati” da canali, dove il 19” ha meno agio nel togliersi dai guai, rispetto a una circonferenza ruota più ampia. Scendiamo verso sud seguendo la direttrice 389, per arrivare infine in località Donnortei, un luogo incantevole, poco fuori il comune di Fonni, dove siamo accolti in un agriturismo a conduzione familiare che ci fa sentire come a casa. Chiudiamo la giornata con un bottino di circa 370 chilometri totali, confortati dal buon cibo locale che ci aspetta e da qualche ora di sonno in più, garantita da una partenza più rilassata che ci attende l’indomani.    

 

 

Giorno 3 : Fonni - Cagliari 

 

Donnortei, sabato 12 maggio 2024, ore 9 del mattino - Ben ristorati in quanto a riposo a appetito, siamo pronti a ripartire in sella all’Africa Twin standard, dotata di cambio DCT e gommata Metzeler Karoo. Un bel compromesso, visto che ci attende - prima - una piccola dose di sterrato da fare tra i saliscendi boschivi della Barbagia, dove per 20 chilometri entriamo nel cuore della natura circostante, per poi infilare l’asfalto granuloso della Strada Statale 128, un lungo toboga di curve dove il concetto di grip raggiunge la massima sublimazione. La tappa di oggi è tutto sommato breve, ma si prospetta forse come la più divertente e intensa in quanto a pura guida. Il cambio DCT, che si è già dimostrato una garanzia su strada, si rivela comodo - dopo un primo breve approccio - anche in offroad, dove la paranoia da “frizione mancante” è spazzata via presto. Dunque sosta per pranzo affacciati sul fondovalle dove è raccolto il Lago Basso del Flumendosa, presso Sa Contonera. Riprendiamo la strada, questa volta con estrema calma, scendendo verso Cagliari: maciniamo così gli ultimi 80 chilometri dei 190 previsti, arrivando a destinazione alle ore 16; giusto in tempo per sostare e “bollire” al sole, in attesa di essere imbarcati - alcuni di noi per ultimi - sul traghetto diretto a Palermo. Sbarcheremo prima dell’alba e qui si pensa già a come centellinare le ore di sonno…

 

 

Giorno 4: Palermo - Catania

 

Palermo, domenica 13 maggio 2024, ore 5:30 del mattino - Il capitano del traghetto ha chiamato la sveglia alle ore 3:30 e ci troviamo ora giù dalla nave, con un magro bottino di riposo, a misurarsi le occhiaie. L’aria di quest’alba palermitana è però già viva e tiepida… e la promessa di una lauta colazione in quel di Bagheria risveglia stomaci ancora vuoti e neuroni a mezzo servizio. Saltiamo di nuovo in sella a un’Africa Twin Adventure Sport con cambio DCT, ci raduniamo tutti per fare il pieno di benzina e usciamo da una Palermo ancora immersa nella quiete della domenica acerba. Quindi sosta all’Antica Pasticceria Don Gino, che alle ore 6:30 sta sfornando prodotti - tra dolci e salati - come se il mondo dovesse concludersi a minuti con un grande botto. Il botto lo facciamo invece noi, ma di calorie. Tra genovesi e iris fritti ci garantiamo così un’autonomia glicemica maggiore di quella dell’Adventure Sport con i suoi quasi 25 Litri di carburante. Riprendiamo la moto e costeggiato il mare fin dopo Termini Imerese, imbocchiamo la Statale 120 che conduce verso l’interno, in un anello che attraversando lo splendido Parco delle Madonie ci porta al borgo di Geraci Siculo. Proprio su queste strade, s’è da poco conclusa l’edizione numero 108 della Targa Florio… come testimoniano i numerosi segni delle coperture slick in staccata e i trucioli di mescola seminati tra le curve. Sono appena le 9 del mattino e abbiamo percorso i primi 130 chilometri. Di nuovo un indispensabile caffè, e discendiamo quindi attraverso la SS 286 in direzione costa. Oltrepassato Castel di Tusa, lungo il mare, ci inerpichiamo verso una cima del comune di Motta D’Affermo. Siamo in provincia di Messina e in questo punto panoramico attraversato dal 38° parallelo è collocata una piramide in acciaio corten alta 30 metri, di color brunito: si tratta di una delle installazioni del complesso Fiumara d’Arte, realizzata dall’artista Maurizio Staccioli e qui eretta nel 2010. Tra l’opera che ben si integra al paesaggio e la vista mozzafiato che lascia intravedere al largo le Isole Eolie, è quasi un peccato dover ripartire tanto presto. Ancora poca strada, ancora costiera, e di nuovo “dentro”, per spezzare la giornata con il ristoro che ci attende al Passo dei Tre (San Fratello, ME). È finalmente ora di pranzo e abbiamo ormai alle spalle i primi 220 chilometri. Siamo alle porte del Parco dei Nebrodi, che ci apprestiamo a percorrere già alle 14, dopo un breve excursus di nuovo in fuoristrada… per smaltire un po’ l’ottimo pranzo, ci raccontiamo. Qui la strada è un incanto di curve, che attraverso la Statale 289 prima sale in quota e poi ridiscende in un altro “mare”, composto da ginestre in piena fioritura che “distraggono” vista e olfatto. Poi di nuovo direzione est, sulla SS 120 che - attraversata la cittadina di Randazzo - ci “lancia” verso le pendici nord dell’Etna, che risaliamo attraverso la bellissima Mareneve, una strada imprescindibile per chiunque abbia la fortuna di bazzicare la zona. Giusto il tempo di sostare qualche minuto letteralmente con “vista neve”, far scorta di aria fresca e pungente, e poi di nuovo scendere tra una divertente sequenza destra-sinistra fino alle porte di Sant’Alfio. Sono le 16:30 passate e si è fatto il momento di scendere verso Catania, che raggiungiamo scorrendo solo su strade provinciali interne, per aggirare un’autostrada in quel momento totalmente bloccata. Quest’ultima ora imprevista, coi suoi 50 chilometri scarsi da fare tra semafori e traffico brulicante, è forse quella davvero provante. Arriviamo quindi a Catania alle ore 19, dopo 412 chilometri e parecchie ore in sella. Certo sfiniti ma ancor più certamente contenti, per questa ingorda scorpacciata di curve e paesaggi. Un accumulo di stimoli e piaceri - su tutto quello per la guida - che ha sicuro bisogno di altrettanti giorni per essere metabolizzato e meglio compreso. Ne è valsa la pena? La risposta è affermativa e senza appello. Per la riuscita di questo raid, certo non competitivo ma al contempo denso, intenso e a tratti “provante” (virgolettato necessario), va riconosciuto il merito di un’organizzazione seria e rigorosa, con una gestione delle tracce e soprattutto dei ritmi, da parte delle guide di True Adventure Offroad Academy, davvero intelligente. Parcheggiamo per quest’ultima volta la nostra ormai fidata Africona, con un senso di appagamento che - siamo certi - ci nutrirà lo spirito ancora per molti giorni a venire. D’altra parte se il senso del viaggio, come da definizione consumata, risiede nel viaggiare in sé… il fine ultimo - ne siamo convinti - è quello di farci sentire meglio di quando siamo partiti.   

 

 

Africa Twin 2024: le nostre conclusioni

 

Con oltre 1.200 chilometri percorsi in quattro giorni, tra una varietà di asfalto e sterrato invidiabile, possiamo davvero dire di aver provato in maniera approfondita tutto il paniere dell’offerta Africa Twin 2024, che in questo caso portava in dote il sofisticato pacchetto Showa EERA, sospensioni attive a controllo elettronico. Ricapitolando:

 

  • Africa Twin standard, con cambio tradizionale (qui il nostro Primo Contatto, su strada e offroad)

  • Africa Twin Adventure Sport, con cambio tradizionale (qui la nostra prova, su strada e offroad)

  • Africa Twin standard, con cambio DCT 

  • Africa Twin Adventure Sport, con cambio DCT

Più che un test di cui dar riscontro, queste conclusioni sono il prodotto filtrato di un’esperienza variegata, che ha toccato i diversi ambiti d’utilizzo, sottolineando le doti peculiari di ogni specifica versione del modello. Indubbiamente il motociclista che sente il richiamo del fuoristrada, anche moderatamente impegnativo, avrà buon gioco a scegliere la versione standard con anteriore da 21”, che abbinato a una copertura “furba” (com’è stata in questo caso la Dunlop TrailMax) permette di affrontare anche i percorsi più dissestati tanto in condizioni secche quanto bagnate, senza rinunciare a una guida “gustosa” pure su asfalto. In quest’ultimo caso, meglio scordarsi una guida aggressiva e fatta di linee spigolose; meglio anzi “danzare rotondi” raccordando tra loro le curve e godendosi “l’ampia falcata” del diametro ruota anteriore. Un discorso differente è invece rivolto a chi pensa a un utilizzo prettamente stradale e ai lunghi viaggi, magari in coppia, con limitate escursioni in fuoristrada; perché in tal caso la scelta diventa quasi obbligata: la reattività dell’Adventure Sport tra le curve, beneficiando di un anteriore da 19”, è impareggiabile. Fattore che si estende anche a condizioni di guida più esasperate, dove la Adventure Sport meglio digerisce eventuali correzioni brusche e tempestive, facendo sempre percepire una gran sicurezza in appoggio. In termini di comfort e protezione, c’è una sostanziale equivalenza e l’altra grande discriminante che potrebbe guidare la scelta all’acquisto è quella legata al cambio: tradizionale o DCT doppia frizione? Abbiamo lasciato volutamente alla fine l’imbocco di questo “bivio”. Non si tratta affatto di sentirsi o meno dei "puristi" dell’analogico, questo approccio non ci guida infatti verso una scelta oggettiva. Diciamo quindi che gli incalliti del fuoristrada duro potrebbero preferire il cambio classico per molteplici motivi, dal controllo sulla frizione in primis e - non da ultimo - un vantaggio di peso (-10 Kg rispetto alle versioni DCT). Un compromesso intelligente potrebbe essere l’accoppiata al sistema quickshifter, da sfruttare meglio su strada e nei lunghi trasferimenti; tuttavia è innegabile per chiunque quanto sia divertente su strada il sistema DCT, senza costituire un limite neppure per un fuoristrada più complesso della semplice strada battuta, dove anzi solleva dal rischio di cali sottocoppia che privano di una rassicurante trazione, insomma quei casi che potrebbero mettere in difficoltà i meno avvezzi. Tornando all’asfalto, la rapidità con cui si innestano le marce, tanto a salire che a scalare, è fantastica. Permette di entrare in curva in modo spinto, concedendosi pure il lusso di “tirare giù” una marcia quando occorre più trazione o per stringere l'interno curva, il tutto senza che l’Africa azzardi a scomporsi. Inoltre, se i tre setting di cambiata che vanno da un più rilassato “S1” al brioso “S3” non dovessero soddisfare, ecco che agendo con pollice e indice sul blocchetto sinistro si può far da sé, come in una sorta di modalità video-game, in cui le cambiate sono facili e fulminee. Non meno importante, nel traffico,  l’impostazione “D” permette di muoversi in punta di dita, quasi come fossimo su uno scooter, con cambiate dolci a regimi minimi. In definitiva, l’impressione maturata è che la gamma Africa Twin 2024 porti con sé un ventaglio di scelta capace di soddisfare le specifiche esigenze di ogni motociclista. Riguardo chi scrive non ci sono dubbi, con una preferenza (del tutto personale) un po’ “ibrida”... e che ricade sul pacchetto Africa Twin “standard” con cambio DCT. 

 

Per approfondire meglio scheda tecnica e listini delle singole versioni, vi invitiamo invece a cliccare qui.

 

    

 

 

 

  

 

 

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