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Quando le 125 piacevano più delle maxi: Aprilia Tuareg, da 125 a 600 per sognare Dakar

Negli anni '80 ha segnato il debutto di Noale tra le moto on-off che andavano per la maggiore. Disponibile in diverse cilindrate, è stata un successo soprattutto nelle versioni 125

La Tuareg è tornata a calcare la scena del mercato e dei motorally, comprese le più dure maratone africane; la moderna Aprilia da off-road incarna alla perfezione il moderno spirito "adventure", ma a Noale il nome Tuareg è familiare fin dagli anni '80, quando la sua progenitrice divenne uno dei modelli più apprezzati, in particolare nelle versioni 125 che ebbero molto più successo di quelle con motore 350 e 600 4 tempi. Ecco la loro storia.

Si parte con la 125

Nel 1984 Aprilia mette in commercio la ETX 125, una enduro due tempi spinta dal motore Rotax con ammissione lamellare, che vuole essere una versione più addolcita della specialistica RX: manca la valvola pneumatica di scarico. Sulla scia di una popolarità della Parigi-Dakar ormai pervasiva nel panorama mediatico e foriera dei successi commerciali di BMW e Yamaha, l'anno successivo anche in Aprilia decidono di cavalcare l'onda, presentando la Tuareg: condivide con la ETX gran parte della ciclistica ma non le sovrastrutture, come il serbatoio che passa da 10 a 16 litri. Il propulsore è il nuovo Rotax 127 con valvola RAVE allo scarico. Il nuovo motore ottimisticamente indica 26 cavalli all’albero (in realtà sono poco più di una ventina), la velocità massima non raggiunge i 130 km/h, il peso è di 124 kg. La Tuareg viene commercializzata a 3.780.000 lire nei colori rosso/giallo e blu/giallo. L’anno successivo arriva già un primo restyling, che comprende la nuova colorazione bianco/rosso, l’avviamento elettrico (opzionale) e il freno a disco anche sulla ruota posteriore.

350 e Rally

Come per la ETX, arriva anche la versione 350: monta però un motore quattro tempi, che eroga 33 CV a 7500 giri, viene inoltre introdotta la prima Tuareg Rally, dalle prestazioni entusiasmanti: il suo motore 2 tempi Rotax da 34 CV a 10.750 giri, alimentato da un carburatore da 34 millimetri, unitamente a un peso dichiarato di soli 100 kg, conferisce al mezzo un comportamento da vera off road e la Tuareg Rally diventa molto ambita, ma ha un mercato di nicchia. La mancanza dell’avviamento elettrico e del miscelatore separato, oltre che il prezzo elevato - vicino ai 5 milioni- la rendono un vero prodotto di nicchia. Sempre in ambito due tempi, della Rally esiste anche la versione 250, equipaggiata con motore Rotax 244-GS. I cavalli sono 45 CV a 8000 giri, il peso rimane contenuto, solo 105 chilogrammi. 
Per entrambe le cilindrate è disponibile un kit competizione che comprende filtro aria, getti carburatore del massimo più grandi e marmitta libera (non omologata).

La Tuareg Rally prima serie era disponibile con motore 125 e 250

Il richiamo del deserto

Nel 1987 arriva la versione "maxi" della Tuareg 8qui sopra), in linea con le tendenze stilistiche dell'epoca: doppio faro e parafango basso, nelle colorazioni blu/bianco con sella blu e rosso/bianco con sella rossa. Il motore è il nuovo Rotax 127 derivato da quello della AF1 Project 108, con valvola RAVE 2 e avviamento elettrico. La potenza rimane invariata. L'anno successivo viene introdotta la versione Wind (qui sotto): i cavalli diventano 28, ma la moto nel complesso è più pesante e ingombrante.

Ecco la 600

Finalmente sul mercato viene introdotta anche una versione media, che ha l'obiettivo di rivaleggiare con Honda Dominator, Yamaha Ténéré e Cagiva Elefant. La Tuareg 600 Wind pesa 148 chilogrammi, ha un'altezza sella di 86 centimetri, monta il motore Rotax di 562cc (94x81) con distribuzione monoalbero a quattro valvole e cinghia dentata, oltre al controalbero di equilibratura. Il propulsore, alimentato da un carburatore Dell'Orto da 34 millimetri, è raffreddato ad aria. È un vero "trattore", capace comunque di 46 cavalli a 7000 giri. All'anteriore la Tuareg monta un doppio disco da 250mm.


L'Aprilia Tuareg Wind 600 aveva una linea "africana" e i classici colori pastello della moto di Noale degli anni 80

Nel 1989 la Tuareg viene anche schierata alla Parigi-Dakar: i piloti sono Andrea Balestrieri e Alessandro Zanichelli. La moto si avvicina molto a quella di serie, se non fosse per i serbatoi maggiorati, un radiatore dell'olio aggiuntivo, un nuovo forcellone e il rapporto di compressione rivisto. Balestrieri si classifica ventesimo, Zanichelli si ritira alla quinta tappa. Non ci sarà un seguito all'avventura dakariana e nel 1990 la Tuareg viene tolta dal mercato, ormai soppiantata dalla nuova Pegaso 650.

Le ultime Rally

Nel 1989 viene modificata ulteriormente la Rally: disponibile solo nella cilindrata 125 a oltre 6 milioni, presenta una carenatura con doppio faro, e parafango anteriore alto che la rende subito distinguibile. L’avviamento è ancora a pedale ma viene aggiunto il miscelatore separato. La nuova Rally, alimentata da un carburatore VHSB 34 LD, riesce a sviluppare oltre 32 CV alla ruota, per una velocità massima superiore ai 140 km/h. Tra il 1990 e il '92 viene commercializzata anche una versione da 50cc per i quattordicenni.

La Tuareg oggi

Commercializzata in moltissime versioni, la Tuareg oggi è ricercata soprattutto nella versione Rally 125, tecnicamente il vero fiore all'occhiello di Noale. Per quanto riguarda la 600, il motore Rotax è una garanzia in termini di affidabilità e robustezza, i pezzi di ricambio sono comunque facili da trovare. Plastiche e parti elettriche non presentano usure anomale, la Tuareg è ancora una moto piacevole nell'uso dual.

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