Guareschi e la Guzzi MGS-01, le vittorie a Daytona che nessuno si aspettava
Prodotta in pochi esemplari e mai omologata per l'uso stradale, la MGS-01 ha sbancato la Battle of Twins nella versione preparata dalla GCorse. All'apice dell'evoluzione erogava 170 cavalli di potenza e 114 Nm di coppia

La MGS-01 Corsa è una moto circondata da un'aura leggendaria, anche perché non è mai stata prodotta in versione stradale, alimentando a dismisura il desiderio dei guzzisti. La maggior parte degli appassionati l'ha potuta solo intravedere e ammirare nella versione speciale, portata vittoriosamente in gara a Daytona da Gianfranco Giareschi nella leggendaria Battle of Twins.
Le origini
Nata da un’idea di Giuseppe Ghezzi e prodotta in seguito ufficialmente dal marchio di Mandello del Lario, la MGS-01 era un vero e proprio capolavoro di tecnica che reinterpretava in modo originale il concetto di moto da pista. Era una sportiva fisica e brutale, costruita intorno al V2 raffreddato ad aria, dotato di distribuzione a quattro valvole per cilindro, della Daytona 1000 IE. Il propulsore era stato sviluppato dal celebre Dottor John, il preparatore e dentista statunitense John Wittner.

Ecco la MGS-01 co il motore Big Bore sviluppato dall'ing Mariani che vince a Daytona nel 2007
La prima MGS-01 Corsa evoluta
La moto, che Moto Guzzi metteva in commercio a 25mila euro, sarebbe rimasta però poco più che un esercizio di stile confinata alle competizioni nazionali, se non fossero entrati in gioco i fratelli Guareschi, che si misero in testa di andare a gareggiare nel mitico catino americano di Daytona. “Mio fratello al tempo correva nell'italiano e nell'europeo – spiega Vittoriano-, la moto era valida e io quel motore lo conoscevo abbastanza bene. Il primo anno ci limitammo abbastanza nella preparazione. Sistemammo la distribuzione, che poteva dare qualche problema e migliorammo il rapporto di compressione, ma senza esagerare, perché quello era un motore difficile da raffreddare e non volevamo correre troppi rischi. Rifacemmo la mappa e riuscimmo a ottenere 135 cavalli, 7 in più rispetto al motore di partenza. Dalla Guzzi ci arrivò un cambio sperimentale, con rapporti più lunghi”.
Il pacchetto sospensioni era firmato Ohlins: una forcella a steli rovesciati da 43mm, presa in prestito dall’Aprilia Rsv 1000 R e un mono abbinato a uno splendido forcellone scatolato in alluminio al posteriore. Il passo era di 1423 millimetri, un buon valore e il peso piuttosto contenuto per una moto “vecchia scuola”: 192 chili.
Fiduciosi, incoscienti o maghi dell'arte di arrangiarsi, i Guareschi andarono a correre davanti a un pubblico di decine di migliaia di tifosi con una formazione ridotta all'osso, sia come materiale umano che tecnico. “Avevamo una moto, punto. Ci portammo due leve e due pedane, ma non erano contemplati incidenti. Una scivolata al massimo. Avevo una grande fiducia nel pilota. Per quanto riguarda l'affidabilità, mi ricordo che mio fratello mi aveva detto preoccupato: limito a 9200. Gli avevo risposto: spostalo a 9400”. O la va o la spacca, insomma.

Daytona 2006
La Bike Week di Daytona è un evento che fa storia a sé. “Difficile da immaginare per chi non c'è stato. C'è un clima incredibile, tantissima gente, si respira una passione incredibile. E poi Daytona è Daytona. Io ci avevo corso la 100 miglia nel 1996-97, per Yamaha. La pista è talmente semplice che andare forte non è per niente facile. Devi lavorare sui dettagli, devi capire soprattutto come affrontare bene la sopraelevata: il punto di entrata, di uscita, a che altezza stare. Bisogna riuscire a mettersi dietro a qualcuno che va forte e imparare”.
Gianfranco detto Guaro fece al meglio il proprio lavoro: successo in entrambe le gare dedicate ai bicilindrici, una doppietta nella Battle of Twins memorabile, che ebbe l'effetto di stuzzicare diversi appetiti, perché la concorrenza a breve sarebbe diventata importante. Nel frattempo l'accoppiata si aggiudica anche il Trofeo Supertwins italiano, al termine di una stagione ricca di vittorie, nonostante un peso non proprio piuma.
Il secondo anno
“Nel 2007 sapevamo che sarebbe arrivata la Ducati e che si sarebbe alzata l'asticella. Gli interventi furono decisamente più pesanti”. Il limite di cilindrata, per regolamento, era di 1350 centimetri cubici. “Noi eravamo a 1260, per cui ci andammo a prendere gli ultimi cc lavorando sull'alesaggio, non c'era spazio sulla corsa. Il motore poi nella seconda versione era raffreddato ad acqua. Ma il lavoro fu davvero importante. Modificammo le testate, le valvole [cresciute fino a 36mm dagli 31 originali, ndr], cambiammo i corpi farfallati, arrivammo ad avere 170 cavalli”. Anche la coppia era notevole, 114 newtonmetri a 6400 giri, di cui quasi 90 disponibili già a 2800 giri/minuto. La centralina elettronica era fornita da Marelli. Lo scarico, prodotto da Hpe, adottava una configurazione due-in-uno e terminava in un silenziatore singolo collocato sotto al codino monoposto.
Ancora una volta la MGS-01 Corsa sbaragliò la concorrenza nella BoT, con Gianfranco alla guida. È la vittoria numero 3332 di una Moto Guzzi in competizioni ufficiali. Guaro riuscì anche a classificarsi secondo nella categoria Sound of Thunder, che per regolamento ammetteva moto Superbike.

La vittoria aveva suscitato un grande clamore e stuzzicato una curiosità incredibile, che però in un certo senso...rimase insoddisfatta. “Mi ricordo che quando tornammo – chiude Vittoriano- i giornalisti la volevano provare. Ci mettemmo d'accordo con una testata per andare a fare una prova al Mugello, ma non durò tanto. Al primo giro scesero le valvole, gioco finito. Avevamo fatto i conti giusti giusti sui chilometri che quel motore avrebbe retto!”.