Salta al contenuto principale

Swank Rally Tunisia: prima tappa con il pieno di dune

La prima frazione da Douz a Ksar Ghilane ha visto vincere Gava su Ruoso e Pietri. Tanta sabbia e un finale dove era importante navigare bene. Giornata non semplice per gli Experience, perché quando si dice "basta seguire la traccia", nel deserto non è poi così semplice

Prima tappa dello Swank Rally Tunisia in archivio, con Andrea Gava (Beta) vincitore della Douz-Camp Zmela in 2h08'30”, davanti ad Alessandro Ruoso (Yamaha), staccato di 9'13”, terzo Filippo Pietri a 15'23”. Tante dune, tanta sabbia e una frazione dove la navigazione è stata fondamentale ai fini della classifica. Vediamo come è andata insieme al nostro Guido Sassi, inviato allo Swank.

 

Tappa lunga e varia

Il piatto forte dello Swank Rally Tunisia è senza dubbio la sabbia, ma c'è sabbia e sabbia. Si possono trovare dune piuttosto semplici e compatte, scavate su una pista battuta come a Ksar Ghilane (dove sono entrato io), ma ci sono anche delle piste che scompaiono letteralmente in mezzo ad agglomerati di sabbia: a prima vista sembrerebbero anche più facili da superare – perché più bassi- e invece si rivelano un vero e proprio trappolone per gli inesperti della specialità (come il sottoscritto). Nella prima tappa per esempio a un certo punto arrivavano in rapida successione e magari tra una e l'altra c'era una bella buca per farci le immersioni con il Ténéré (tratto da una triste storia vera).

 

Un corso in concentrato

Il bello della formula Experience (senza classifica e con navigatore invece del road book) è che si impara un po' di tutto, per esempio a seguire una traccia che sul Garmin ti dice di andare dritto per dritto, ma che nella pratica si traduce nel dovere cercare di girare intorno alle dune più alte. Prima di tutto per evitare di trovare quelle tagliate, che possono diventare un bel problema quando si deve scendere dall'altra parte (e si deve scendere in qualche modo), e in secondo luogo per non rimanere insabbiati (esperienza traumatica con una moto da 200kg, ve lo posso assicurare). Il segreto – che non è tale per i naviganti più esperti- è procedere continuamente a zig zag, con un occhio sul navigatore e l'altro per terra, in modo da non allontanarsi irrimediabilmente dalla traccia. Certo che se gli occhi potessero andare ognuno per conto suo il compito sarebbe più semplice e si potrebbe fare tutto contemporaneamente, ma siccome si muovono insieme è tutto un gioco di guardare qui e guardare là, cercando di evitare sassi ed erba chamot che sbucano dal nulla e pericoli vari. Detto così non sembra proprio semplice, e infatti non lo è.

 

La gara vera

Non è semplice per chi è alle prime armi e non è sempre facilissimo anche per quelli bravi. Pensate ai piloti veri; a chi non ha la traccia sul .gpx, ma naviga con il road book. Non si tratta di seguire una linea più o meno fedelmente, ma di andare a prendere i way point in mezzo a tutto questo casino, mentre si cerca di andare il più forte possibile (e alcuni di questi vanno forte davvero). Il più bravo di tutti ieri è stato Andrea Gava, seguito da Alessandro Ruoso e Filippo Pietri. A seguire la classifica completa.

 

1. Andrea Gava (Beta 390RR)

2. Alessandro Ruoso (Yamaha Ténéré 700) 9'13”

3. Filippo Pietri (Sherco 450) 15'23”

4. Davide Cominardi (Husqvarna FE350) 19'00”

5. Ruben Saldana Goni (KTM EXC-F 500 40'22”

5. Dutto-Villarubia (KTM EXC 500) 40'22”

7. Ivano Zaccheo (KTM EXC 450) 42'00” (20” penalità)

8. Ciabatti-Stefanuol (Husqvarna FE 450) 49'38”

9. Pegoraro-Bandini (Husqvarna HQV) 51'09”

10. Alessandro Rigoni (Husqvarna FE 450)

 

Aggiungi un commento