Pikes Peak 2014: le cinque moto più strane in gara
Alla corsa americana hanno partecipato numerosi piloti, alcuni con mezzi molto fantasiosi: i ragazzi di RideApart.com ne hanno scelti cinque molto particolari, a partire dalla moto vincitrice, la numero 8 di Guy Martin, fino al sidecar di due giapponesi particolarmente amanti delle emozioni forti
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Fantasia al potere
La Pikes Peak International Hill Climb (PPIHC) è una cronoscalata automobilistica e motociclistica il cui tracciato si snoda lungo le pendici del Pikes Peak, montagna situata nello Stato del Colorado, negli Stati Uniti. Si parte da 2.862 metri di altitudine e si arriva a 4.300 metri dopo 19,99 km e 156 tra curve e tornanti. L’edizione 2014 ha visto in gara alcuni modelli molto particolari. Per esempio, la Martek Custom Turbo customizzata personalmente da Guy Martin, esordiente quest’anno alla Pike Peak; la moto deriva da una Suzuki GSX-R 1100 del 1991 da 1.380 cc equipaggiata con sospensioni e freni da competizione, telaio e forcellone Martek, nonché compressore capace di portare la potenza massima a ben 550 CV e che solo un pilota un po’ folle come Martin poteva portare in gara. Con questa moto, gommata con Metzeler Racetec RR, ha vinto nella categoria “PPC-UTV/Exhibition”. Altro mezzo molto particolare era il sidecar numero 66 di Masahito Watanabe che ospitava come passeggero Hideyuki Yoshida: montava il motore della GSX-R1000 e ha conquistato il secondo posto tra i sidecar: decisamente non per deboli di cuore. Yoshida ha sudato le classiche sette camicie per tenere il sidecar almeno su due ruote. Oppure il Rattler Quad numero 99 di Mike Ell, un mostro spinto da un motore a due tempi Yamaha di 510 cm3. Particolare anche la V2 Rocket numero 64 della Brutus Electric Motorcycles pilotata dal veterano Jeremiah Johnson, anch’essa seconda nella sua categoria: ha calamitato l’attenzione del pubblico da parcheggiata, grazie agli sticker decisamente aggressivi da elicottero Apache. Sviluppa 100 CV e ha una coppia di 237 Nm. Chiudiamo con le due Ducati Multistrada Pikes Peak Edition di Mickey Dymond (43) e Don Canet (52), della squadra Ducati di Paul Livingston, il team più preparato e di maggior talento sulla montagna, cui è sfuggita però la vittoria. Ma il fatto che ci sia il nome Ducati al 2°, 3°, 4°, 5°, e 8° posto la dice lunga sul valore della moto italiana dal suono decisamente inconfondibile.
La Pikes Peak International Hill Climb (PPIHC) è una cronoscalata automobilistica e motociclistica il cui tracciato si snoda lungo le pendici del Pikes Peak, montagna situata nello Stato del Colorado, negli Stati Uniti. Si parte da 2.862 metri di altitudine e si arriva a 4.300 metri dopo 19,99 km e 156 tra curve e tornanti. L’edizione 2014 ha visto in gara alcuni modelli molto particolari. Per esempio, la Martek Custom Turbo customizzata personalmente da Guy Martin, esordiente quest’anno alla Pike Peak; la moto deriva da una Suzuki GSX-R 1100 del 1991 da 1.380 cc equipaggiata con sospensioni e freni da competizione, telaio e forcellone Martek, nonché compressore capace di portare la potenza massima a ben 550 CV e che solo un pilota un po’ folle come Martin poteva portare in gara. Con questa moto, gommata con Metzeler Racetec RR, ha vinto nella categoria “PPC-UTV/Exhibition”. Altro mezzo molto particolare era il sidecar numero 66 di Masahito Watanabe che ospitava come passeggero Hideyuki Yoshida: montava il motore della GSX-R1000 e ha conquistato il secondo posto tra i sidecar: decisamente non per deboli di cuore. Yoshida ha sudato le classiche sette camicie per tenere il sidecar almeno su due ruote. Oppure il Rattler Quad numero 99 di Mike Ell, un mostro spinto da un motore a due tempi Yamaha di 510 cm3. Particolare anche la V2 Rocket numero 64 della Brutus Electric Motorcycles pilotata dal veterano Jeremiah Johnson, anch’essa seconda nella sua categoria: ha calamitato l’attenzione del pubblico da parcheggiata, grazie agli sticker decisamente aggressivi da elicottero Apache. Sviluppa 100 CV e ha una coppia di 237 Nm. Chiudiamo con le due Ducati Multistrada Pikes Peak Edition di Mickey Dymond (43) e Don Canet (52), della squadra Ducati di Paul Livingston, il team più preparato e di maggior talento sulla montagna, cui è sfuggita però la vittoria. Ma il fatto che ci sia il nome Ducati al 2°, 3°, 4°, 5°, e 8° posto la dice lunga sul valore della moto italiana dal suono decisamente inconfondibile.
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