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Nicola Dutto ha terminato la Baja 500, impresa compiuta

Nicola Dutto è riuscito nella sua impresa: essere il primo paraplegico a terminare l'estenuante Baja 500 Messico, una gara di 800km in moto nel deserto, conclusa in 19 ore

Dutto termina la gara di 800km non stop in 19 ore

Nicola Dutto è riuscito nella sua impresa, concludere la Baja 500 Messico in sella alla KTM preparata per lui dalla filiale italiana. È il primo pilota paraplegico a concludere una gara di 800km non stop in moto e la soddisfazione, ovviamente è enorme per tutta la squadra, anche se Nicola, da buon sportivo, avrebbe preferito una prestazione migliore: "Come uomo sono molto felice di avere finito la gara ed in buone condizioni fisiche, come atleta mi dispiace non averla conclusa con il crono che speravo". Massimo Ravetta ha "guardato le spalle" a Nicola per tutta la gara, seguendolo in moto e pronto per qualsiasi tipo di aiuto. Ma la perferzione nella guida di Dutto non ha richiesto alcun intervento. Alla fine, i due hanno percorso la distanza in 19 ore, stanchissimi ma molto soddisfatti.
Questo è il racconto della gara di Nicola: “Partenza alle 6.30 da Ensenada per affrontare 480 miglia,  mi sono sentito bene da subito, la moto perfetta c'erano tutte le condizioni per fare una bella gara. Il percorso è molto difficile, nulla a che vedere con quello della Baja Aragon a cui avevo partecipato un anno fa che invece è molto veloce. Qui ci sono tratti tecnici incredibili. Ad ogni Baja Pit, dove faccio rifornimento, sanno chi sono e mi accolgono con applausi e commozione, io bevo e riparto. Nelle fasi iniziali della gara riesco a superare un po’ di moto.  Nei tratti più tosti mantengo un’andatura tranquilla, queste gare vanno gestite con intelligenza. Cado alcune volte ed in questo tipo di gare è una cosa normalissima ma ovviamente non mi posso rialzare da solo, mi deve aiutare Ravetta ma che spesso da solo non ce la fa e deve attendere che si fermano altri piloti.  Perdo tempo prezioso e arrivano i trophy truck (grossi veicoli a 4 ruote). Facciamo passare i primi 3 che si giocano il podio e che vanno ai 200 K/h ,poi proseguiamo. Mancano 40 miglia al traguardo, mi sento bene, sono un pò stanco ma ho quasi finito la gara… Mi ero imposto di concludere la gara ed avevo promesso a mia moglie Elena che sarei arrivato alla fine, ce la sto facendo!!! Siamo su una salita con tanto fesh fesh (polvere sottilissima) passa un trophy mi sorpassa e solleva tantissima polvere. Esco dal tracciato perché non vedo nulla, andando troppo piano perdo l’ equilibrio e cado. È una caduta banalissima, non mi faccio un graffio, sto bene ma la moto è infossata, Ravetta da solo non riesce a riportarla sul tracciato e dobbiamo aspettare che qualcuno si fermi ad aiutarci, intanto passano minuti su minuti. Telefono a mia moglie con il satellitare e lei mi da coraggio, mi dice di continuare. Risalgo sulla moto arrabbiato per il tempo perso e arrivo al traguardo in over time. Come uomo sono molto contento perché non ho sofferto, sto bene, ci sono a livello sia fisico che mentale. Come pilota, come atleta, mi dispiace no avere fatto un crono migliore, all’altezza del mio potenziale. Sono comunque molto felice: ho capito che ci sono…ci sono eccome!!! Qui gli Americani e i Messicani non sapevano cosa dire prima della gara, tanti complimenti, mi chiamavano SIR… 'Can I shake your hand Sir? Posso stringerle la mano SIGNORE?' Hanno perfino organizzato una festa per me a San Diego in un ristorante Italiano! Ringrazio di cuore Max Ravetta per avermi accompagnato in questa avventura non facile per lui, il mio tecnico Roberto Boasso che è sempre aiuto indispensabile ed Elena per aver creduto in me sempre.”
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