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Monza, il tempio della velocità

Con più di novant'anni di storia, il circuito di Monza è uno dei più rappresentativi. Veloce fino a diventare pericoloso, è stato rimaneggiato nove volte nel nome della sicurezza. Le Superbike vi corrono il Gran Premio d'Italia a partire dal 1990. In questo tracciato molti i piloti hanno scritto pagine memorabili, da Pirovano a Chili fino all'incredibile sorpasso di Bayliss nel 2000

Il terzo di sempre

Costruito nel 1922, l'Autodromo Nazionale di Monza è un vero e proprio monumento alla velocità: è il terzo circuito permanente realizzato al mondo, secondo solo a Brooksland in Inghilterra e Indianapolis negli Stati Uniti. Realizzato a tempo di record (110 giorni a partire dal 15 maggio), prevedeva inizialmente due anelli utilizzabili in contemporanea, alternando un giro dell'uno a un giro dell'altro, con il rettilineo d'arrivo comune e diviso in due corsie. Proprio il rettilineo può dividere Monza in due: la pista stradale arrivata in ottima salute ai nostri giorni, e un anello per l'alta velocità, di forma ovale, lungo 4,5 chilometri e dotato di due curve sopraelevate, su cui hanno corso sporadicamente le auto e mai le moto.
 

Tempio della velocità

Nel corso dei decenni, il circuito di Monza ha subito nove variazioni complessive: l'ultima risale al 2000, quando è stata ridisegnata la variante Goodyear posta subito dopo il rettilineo principale. Legato alle auto e alla velocità pura (nel 2003 Michael Schumacher vi fece registrare una media-record di 247,59 km/h, il più veloce della storia della Formula 1), ha sempre ben tollerato le moto, almeno fino al 1973. In quell'anno, a cavallo tra il 20 maggio e l'8 luglio, due incidenti alla Parabolica costarono la vita a cinque piloti: Saarinen, Pasolini, Galtrucco, Colombini, Chionio. Troppi per non pensare a soluzioni alternative: da allora, il Gran Premio d'Italia – che nel 1973 si chiamava Gran Premio delle Nazioni – prese altre vie, anche se l'ultima edizione valida per il Motomondiale si è svolta nel 1987.
 

Le Superbike dal 1990

Con l'introduzione di varie modifiche per la sicurezza, prima di tutte le chicanes per rallentare i piloti, Monza ha ripreso ad accogliere le moto: non più quelle del Motomondiale, bensì le Superbike. Qui si corre ininterrottamente dal 1990: il Campionato è nato nel 1988, e il Gran Premio d'Italia si è disputato sempre a Monza, eccezion fatta per l'anno inaugurale, in cui mancava la tappa italiana, e quello successivo, quando si corse a Pergusa. Il primo vincitore è stato il padrone di casa Fabrizio Pirovano (Yamaha), che si impose in gara 1 e in gara 2: il brianzolo è stato uno dei massimi interpreti del tracciato nel corso della sua lunga carriera.
 

Momenti epici

A Monza, le Superbike hanno scritto pagine di pura emozione: tra gli episodi più spettacolari, vale la pena di ricordarne almeno due. Nel 1996, in quattro si giocano gara 1: con Pierfrancesco Chili ci sono Aaron Slight, Carl Fogarty e Troy Corser. Il bolognese inizia l’ultima tornata in testa, il che – con il gioco delle scie – non è mai la migliore strategia da adottare a Monza. Un errore alla seconda variante gli fa perdere posizioni, ma un capolavoro in Parabolica gli permette di tagliare per primo il traguardo. Quattro anni dopo, tocca a Troy Bayliss stupire il mondo con quello che in molti definiscono il più bel sorpasso di sempre: in gara 2, entra quinto alla prima variante e in una sola curva supera Edwards, Chili, Yanagawa e Haga. Non vince, ma entra nel cuore dei tifosi come bandiera Ducati: si rifarà ritirandosi dopo avere vinto tre Mondiali Superbike.
 
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