ISDE 2021, anche le BMW di Bergamaschi in gara! - VIDEO
Enduro Republic ha supportato il team che portava sugli sterrati del trofeo per club le vecchie boxer: Veggetti ha proseguito fino al quarto giorno, con tenacia e abilità. "Non potevo mancare a questo evento. Sono moto che sanno dare soddisfazione, ma siamo un po' masochisti" ha ammesso Paolo
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Si può correre la Sei Giorni di enduro con una moto “vintage”? La risposta è affermativa, a patto di essere piloti provetti e di avere un enorme spirito di adattamento, unito sicuramente a quell'indispensabile pizzico di sana follia. Il Team Bolman ci ha provato, con una squadra d'eccezione formata da Giovanni Bussei Canone, Paolo Bergamaschi e Vittorio Veggetti. Il trio che ha corso sotto le insegne di Enduro Republic era equipaggiato con una special su base Harley-Davidson e due BMW Six Days, opportunamente preparate proprio da Bergamaschi.
Modifiche sì, ma la base è nota
Il padrone di casa – nel senso che corre proprio sui suoi sterrati- è Paolo, che ha preparato le moto dell'Elica. Non è stato certo un salto nel vuoto: “Già facevamo eventi di regolarità vintage in Europa e quindi sapevamo cosa significa trovarsi su certi tipi di percorsi con moto che hanno quarant'anni e un ingombro di un certo tipo, oltre a un peso di 160 chili. Eppure il telaio sostanzialmente è di serie, se si eccettuano alcuni rinforzi”.
Sella alta e il boxer che spunta prepotentemente ai lati sono le caratteristiche che saltano subito all'occhio: una moto così bisogna saperla guidare: “Bisogna adattarsi. Il motore è un impiccio quando si vuole mettere giù la gamba, la moto è pesante e molto alta. È un bel cammello – ammette Bergamaschi- ma ha anche un motore che prende subito, con una gran schiena, che si guida con un filo di gas e la trazione è ottima. Certo è che i percorsi del giorno d'oggi sono massacranti con queste moto. Bisogna essere masochisti, ma potevo mancare a questo evento?”.
Tocchi sapienti
Tanti dettagli sono stati ripensati per andare incontro alle esigenze della gara: “Sono modifiche mirate a questo specifico utilizzo: la chiusura del canotto, il monoammortizzatore posteriore, pedane rinforzate e persino le alette tagliate per evitare accumuli di fango”.
I risultati? Vittorio Veggetti è riuscito a proseguire fino a metà del quarto giorno, poi il forfait, comunque con onore, anche dell'ultimo rappresentante in gara. È stata sicuramente una pazzia, ma era importante provarci: non bisogna mai rinunciare a un sogno.
Modifiche sì, ma la base è nota
Il padrone di casa – nel senso che corre proprio sui suoi sterrati- è Paolo, che ha preparato le moto dell'Elica. Non è stato certo un salto nel vuoto: “Già facevamo eventi di regolarità vintage in Europa e quindi sapevamo cosa significa trovarsi su certi tipi di percorsi con moto che hanno quarant'anni e un ingombro di un certo tipo, oltre a un peso di 160 chili. Eppure il telaio sostanzialmente è di serie, se si eccettuano alcuni rinforzi”.
Sella alta e il boxer che spunta prepotentemente ai lati sono le caratteristiche che saltano subito all'occhio: una moto così bisogna saperla guidare: “Bisogna adattarsi. Il motore è un impiccio quando si vuole mettere giù la gamba, la moto è pesante e molto alta. È un bel cammello – ammette Bergamaschi- ma ha anche un motore che prende subito, con una gran schiena, che si guida con un filo di gas e la trazione è ottima. Certo è che i percorsi del giorno d'oggi sono massacranti con queste moto. Bisogna essere masochisti, ma potevo mancare a questo evento?”.
Tocchi sapienti
Tanti dettagli sono stati ripensati per andare incontro alle esigenze della gara: “Sono modifiche mirate a questo specifico utilizzo: la chiusura del canotto, il monoammortizzatore posteriore, pedane rinforzate e persino le alette tagliate per evitare accumuli di fango”.
I risultati? Vittorio Veggetti è riuscito a proseguire fino a metà del quarto giorno, poi il forfait, comunque con onore, anche dell'ultimo rappresentante in gara. È stata sicuramente una pazzia, ma era importante provarci: non bisogna mai rinunciare a un sogno.
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