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Visita al centro di sperimentazione della Pirelli

Siamo stati a Giarre, in Sicilia, per vedere dove e come vengono sviluppati gli pneumatici Pirelli e Metzeler, che poi ritroviamo sulle moto che guidiamo tutti i giorni. Un centro di eccellenza, capitanato da Salvo Pennisi, che ci ha guidato per mano all'interno dello stabilimento  
In occasione del lancio dei nuovi pneumatici Metzeler Karoo Street tenutosi a Giarre (Ct), in Sicilia, abbiamo avuto l’occasione di visitare il centro di sperimentazione della Pirelli, che si occupa di sviluppare e collaudare tutti i nuovi pneumatici Pirelli e Metzeler destinati alle due ruote. Un centro di eccellenza tutto italiano che, con 34 dipendenti, si occupa di collaudare e mettere a punto gli pneumatici che vengono realizzati in ben quattro stabilimenti, sparsi per il globo: Breuberg in Germania, Sant Andrè in Brasile, Subang in Indonesia e Yanzou in Cina. Con oltre 8.000 test e più di 1.000.000 di km percorsi svolti durante l’anno, i collaudatori, capitanati da Salvo Pennisi, si occupano di verificare “concretamente”, su strada e in pista, che quanto studiato “a tavolino” dal centro di Ricerca&Sviluppo, poi si tramuti concretamente in un prodotto adatto a soddisfare le più svariate esigenze dei motociclisti, dallo smanettone allo scooterista. Perché, come dice Salvo Pennisi, al di là delle ore spese a computer per progettare un nuovo pneumatico, delle tecnologie impiegate per realizzarlo e della strettissima interazione col centro di Ricerca&Sviluppo, quello che fa la differenza è l’aspetto umano, ossia provare e riprovare gli pneumatici su strada e in pista fin quando non si trova quell’alchimia segreta che permette a pilota e moto di danzare letteralmente tra le curve. Non è dunque per  caso che tutti gli pneumatici della casa italiana e tedesca siano al top delle prestazioni. Pensiamo per esempio ai Pirelli Scorpion Trail 2 e Diablo Rosso 2 o ai vari Metezeler Tourance Next e Roadtec 01.



Un centro all'avanguardia
Oggi il centro Pirelli è forte di ben cinque capannoni. C’è l’officina dove vengono preparate le motociclette per le prove di comportamento in pista e per le prove di resa chilometrica. I collaudatori, insieme ai tecnici, mettono a punto le moto, programmano i test e da qui ogni mattina i tester vengono fuori con le motociclette per le prove di accumulo chilometrico. I piloti “di comportamento”, quelli cioè che devono testare le reazioni del pneumatico su strada,  una volta messe a punto le moto, le caricano sul furgone e partono per andare in pista. Possono andare a Nardò, a Pergusa, a Vizzola. Poi c’è un capannone dove si trovano tutte le moto che coprono la programmazione per lo sviluppo degli pneumatici a esse dedicate, il sogno di ogni motociclista. Immaginate di avere un box gigante all’interno del quale trovate dalla supersportiva alla moto per affrontare il deserto. Un altro capannone, invece, è dedicato interamente agli pneumatici da testare e da sviluppare: questo è forse il più importante, perché qui confluiscono gli pneumatici che arrivano dai quattro stabilimenti Pirelli/Mtezeler sparsi per il mondo e che devono essere analizzati e rispediti indietro per le eventuali modifiche del caso. Infine, uno è adibito alla logistica e all’amministrazione e, udite bene, c’è un’apposita sezione dedicata anche agli pneumatici da bici. Già, perché Pirelli ha deciso di entrare a gamba tesa in un mercato che negli ultimi anni sta crescendo esponenzialmente come fatturato;  a breve ne saprete di più. Promesso.




 
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