Tuareg Rallye 2019, l’ultima tappa di Giovanni Stefani
Una tragedia ha sconvolto il Tuareg Rallye: l'esperto pilota Giovanni Stefani ha perso la vita schiacciato dal suo quad nel corso della terza tappa della gara algerina. Settantadue anni, aveva dedicato la sua vita al lavoro, alla famiglia e alle sue passioni
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Un senso non ce l’ha
Il motorsport è un mondo chiassoso, sgargiante e coinvolgente, fatto di piloti professionisti, amatori e veterani, spesso disposti a compiere sacrifici e rinunce per disputare una gara e sentire quel brivido che per loro è linfa vitale. Frequentando l'ambiente, nel corso del tempo le esperienze si accumulano, le amicizie si coltivano e si trasformano in legami strettissimi e, anche dopo tanti anni, quel rally nel deserto non smette di attrarre, diventando un passatempo irrinunciabile.
Quando qualcosa va storto, però, è brutale. D’un tratto i colori sbiadiscono e tutto perde di senso. È successo il 19 marzo, in Algeria, al Tuareg Rallye 2019 dove, durante la terza tappa, l’entusiasmo che unisce gli appassionati ha lasciato posto allo smarrimento. Un incidente fatale si è portato via Giovanni Stefani, pilota esperto di 72 anni che viveva a Trissino, in provincia di Vicenza. La scorsa settimana era partito per l’Africa per correre il rally con un quad; quella delle moto era una passione che praticava da trent’anni e che aveva coltivato partecipando anche a manifestazioni internazionali tra cui due Dakar, la prima storica edizione della Transorientale, due Rally dei Faraoni, quattro del Marocco e due della Tunisia.
Non correva mai rischi particolari, Gianni – così lo chiamavano tutti – ma nonostante ciò due giorni fa, in una sezione di dune nella fase finale della speciale – un anello di 230 chilometri nella zona di Beni Abbes – il pilota ha presumibilmente giudicato male un salto, forse a causa del sole alto, non riuscendo a distinguere ombre e profondità, finendo per schiantarsi e rimanere schiacciato dal suo quad.
Soccorso quasi immediatamente dall'amico Giampietro Dal Ben, che ha tentato di rianimarlo fino all’arrivo del medico, giunto sul luogo dell’incidente dopo 12 minuti, il settantaduenne è morto quasi istantaneamente a causa delle ferite riportate.
Molto conosciuto nel suo paese d’origine dove aveva una macelleria, Gianni ha tramandato la passione per le moto anche alla figlia Erika, attuale ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, e aveva già vissuto una brutta esperienza qualche anno fa alla Dakar, quando si era dovuto ritirare per disidratazione.
Oltre ai suoi amici e compagni storici di avventure, questa volta Gianni si trovava in Algeria anche con la moglie, che lo aveva seguito nel suo mondo vivace e allegro, accompagnandolo in quella che è stata la sua ultima cavalcata sulle dune.
Ph. Alessio Corradini
Il motorsport è un mondo chiassoso, sgargiante e coinvolgente, fatto di piloti professionisti, amatori e veterani, spesso disposti a compiere sacrifici e rinunce per disputare una gara e sentire quel brivido che per loro è linfa vitale. Frequentando l'ambiente, nel corso del tempo le esperienze si accumulano, le amicizie si coltivano e si trasformano in legami strettissimi e, anche dopo tanti anni, quel rally nel deserto non smette di attrarre, diventando un passatempo irrinunciabile.
Quando qualcosa va storto, però, è brutale. D’un tratto i colori sbiadiscono e tutto perde di senso. È successo il 19 marzo, in Algeria, al Tuareg Rallye 2019 dove, durante la terza tappa, l’entusiasmo che unisce gli appassionati ha lasciato posto allo smarrimento. Un incidente fatale si è portato via Giovanni Stefani, pilota esperto di 72 anni che viveva a Trissino, in provincia di Vicenza. La scorsa settimana era partito per l’Africa per correre il rally con un quad; quella delle moto era una passione che praticava da trent’anni e che aveva coltivato partecipando anche a manifestazioni internazionali tra cui due Dakar, la prima storica edizione della Transorientale, due Rally dei Faraoni, quattro del Marocco e due della Tunisia.
Non correva mai rischi particolari, Gianni – così lo chiamavano tutti – ma nonostante ciò due giorni fa, in una sezione di dune nella fase finale della speciale – un anello di 230 chilometri nella zona di Beni Abbes – il pilota ha presumibilmente giudicato male un salto, forse a causa del sole alto, non riuscendo a distinguere ombre e profondità, finendo per schiantarsi e rimanere schiacciato dal suo quad.
Soccorso quasi immediatamente dall'amico Giampietro Dal Ben, che ha tentato di rianimarlo fino all’arrivo del medico, giunto sul luogo dell’incidente dopo 12 minuti, il settantaduenne è morto quasi istantaneamente a causa delle ferite riportate.
Molto conosciuto nel suo paese d’origine dove aveva una macelleria, Gianni ha tramandato la passione per le moto anche alla figlia Erika, attuale ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, e aveva già vissuto una brutta esperienza qualche anno fa alla Dakar, quando si era dovuto ritirare per disidratazione.
Oltre ai suoi amici e compagni storici di avventure, questa volta Gianni si trovava in Algeria anche con la moglie, che lo aveva seguito nel suo mondo vivace e allegro, accompagnandolo in quella che è stata la sua ultima cavalcata sulle dune.
Ph. Alessio Corradini
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