Trump minaccia Harley-Davidson: "Verrà tassata come non mai"
Il presidente Donald Trump ci va pesante con Harley-Davidosn che qualche giorno fa ha comunicato l'intenzione di ovviare ai dazi delocalizzando all'estero parte della produzione: “ La sua aura sparirà per sempre e l'Azienda verrà tassata come non mai”
Image
News
“Sarà l’inizio della fine”
Presa a seguito delle contromisure di Bruxelles a loro volta decise in risposta ai dazi americani su acciaio e alluminio, la decisione di Harley-Davidson di delocalizzare la produzione non va giù al presidente Trump. Comunicata l’intenzione di spostare la produzione dei modelli destinati all’Europa negli stabilimenti esteri, H-D l’aveva pochi giorni fa giustificata con il termine di “scelta obbligata”: con i dazi passati dal 6 al 13%, il rincaro previsto su ogni moto, spiegavano da Milwaukee, è pari a circa 2.200 dollari, per una spesa totale compresa tra i 90 e i 100 milioni di dollari.
Trump, che inizialmente aveva commentato la notizia con un tweet in cui si diceva “sorpreso” che ad “alzare bandiera bianca” fosse stata proprio Harley e specificando anche di aver “lottato duramente per loro”, adesso rincara la dose. Su Twitter il Tycoon non usa mezze parole: “Una Harley-Davidson - ha scritto - non dovrebbe essere mai costruita in un altro Paese, mai! I suoi dipendenti e i clienti sono già molto arrabbiati. Se si trasferiscono, state attenti. Per lei sarà l'inizio della fine. Si arrendono, abbandonano la lotta. La sua aura sparirà per sempre e l'Azienda verrà tassata come non mai”.
Pur senza specificare in cosa, in concreto, consisterebbe la “Big Tax” - se cioè in una sanzione rivolta alla sola Harley-Davidson o se in una maggiore tassazione prevista per tutte le aziende americane che scegliessero di delocalizzare la produzione - Trump ci va pesante, minacciando l’azienda e sollevando inoltre un’altra questione. A tal proposito, va infatti ricordata la possibilità già in precedenza ventilata da H-D - in precedenza cioè ben prima dei dazi imposti da Bruxelles - riguardo alla propria intenzione di spostare parte della produzione in Asia. Nel quadro attuale, tale decisione potrebbe infatti essere interpretata come la palla presa al balzo per attuate una strategia decisa da tempo. “Harley-Davidson - dice Trump - aveva già detto che avrebbe spostato le operazioni dal suo impianto a Kansas City verso la Thailandia. Molto prima dell'annuncio dei dazi. Quindi usano semplicemente le barriere tariffarie/guerre commerciali come una scusa”.
Per il momento, non è ancora arrivata alcuna risposta da parte di H-D ma è chiaro che, dato il peso delle parole pronunciate dal presidente, la faccenda è tutt’altro che chiusa.
Trump, che inizialmente aveva commentato la notizia con un tweet in cui si diceva “sorpreso” che ad “alzare bandiera bianca” fosse stata proprio Harley e specificando anche di aver “lottato duramente per loro”, adesso rincara la dose. Su Twitter il Tycoon non usa mezze parole: “Una Harley-Davidson - ha scritto - non dovrebbe essere mai costruita in un altro Paese, mai! I suoi dipendenti e i clienti sono già molto arrabbiati. Se si trasferiscono, state attenti. Per lei sarà l'inizio della fine. Si arrendono, abbandonano la lotta. La sua aura sparirà per sempre e l'Azienda verrà tassata come non mai”.
Pur senza specificare in cosa, in concreto, consisterebbe la “Big Tax” - se cioè in una sanzione rivolta alla sola Harley-Davidson o se in una maggiore tassazione prevista per tutte le aziende americane che scegliessero di delocalizzare la produzione - Trump ci va pesante, minacciando l’azienda e sollevando inoltre un’altra questione. A tal proposito, va infatti ricordata la possibilità già in precedenza ventilata da H-D - in precedenza cioè ben prima dei dazi imposti da Bruxelles - riguardo alla propria intenzione di spostare parte della produzione in Asia. Nel quadro attuale, tale decisione potrebbe infatti essere interpretata come la palla presa al balzo per attuate una strategia decisa da tempo. “Harley-Davidson - dice Trump - aveva già detto che avrebbe spostato le operazioni dal suo impianto a Kansas City verso la Thailandia. Molto prima dell'annuncio dei dazi. Quindi usano semplicemente le barriere tariffarie/guerre commerciali come una scusa”.
Per il momento, non è ancora arrivata alcuna risposta da parte di H-D ma è chiaro che, dato il peso delle parole pronunciate dal presidente, la faccenda è tutt’altro che chiusa.
Aggiungi un commento