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Transizione elettrica a rilento, le cause secondo De Bellis

Informazioni parziali e fuorvianti e scelte politiche inadeguate. Così Antonio De Bellis, E-Mobility Lead Manager di ABB Italia e vicepresidente di Motus-E affrontando il tema della transizione all’elettrico, che in Italia va ancora a rilento

Una transizione che va a rilento
Dati alla mano, il numero delle immatricolazioni di auto elettriche in Italia rimane, per quanto in crescita rispetto al 2022, al di sotto della media europea. Se infatti la vendita di nuovi modelli a batteria ha toccato lo scorso maggio il 15% rispetto al dato complessivo delle immatricolazioni, nello stesso mese, in Italia, ci si è fermati al 4,1%, cioè più di quanto registrato nel maggio 2022 (era il 3,6%) ma comunque al di sotto della media EU. Un fenomeno che Antonio De Bellis, E-Mobility Lead Manager di ABB Italia e vicepresidente di Motus-E, imputa prevalentemente al “mix negativo di conoscenze approssimative” da parte dell’utenza nonché alla mancanza di visione in prospettiva futura da parte della politica.  Ma andiamo con ordine.

Mancanza di informazione
“Se sei in un Paese dove c'è una campagna basata molto più sulle fake news che sui fatti - ha detto De Bellis al Sole24Ore -  si crea molta incertezza per un acquisto in alcuni casi necessario e in altri casi magari più di pancia”. Il vicepresidente di Motus-E ha spiegato la faccenda prendendo come esempio la questione dell’idrogeno, colpevole a sua detta di “deviare” possibili acquirenti dall’acquisto di auto a batteria: “Parlando anche con amici e conoscenti che devono cambiare auto, il problema che hanno in testa è legato un po' a tutte queste contraddizioni che vengono dette. “Il futuro sarà a idrogeno”, si è sentito spesso dire. Ma è vero? Fino a qualche tempo fa sembrava, qui in Italia, che l'idrogeno fosse il Santo Graal del futuro dell'autovettura. Ma - e parlo da un punto di vista ingegneristico - su questo non posso che dire “good luck”. Nel senso che magari prima o poi raggiungeremo anche lo scopo, ma innanzitutto non penso saranno automobili e poi comunque ci vorrà tempo. Oggi la tecnologia non è pronta e ha dei costi decisamente superiori”.

Problemi “politici”
Ciò detto, sottolinea lo stesso De Bellis, rimangono comunque problemi sostanziali legati in particolare alle scelte politiche del nostro Paese. Il riferimento è in questo caso sì alla mancanza di informazioni corrette, ma anche e sopratutto alla carenza di incentivi “Se ci fosse un po' più di logica nell'applicare gli incentivi per quanto riguarda l'acquisto di auto… oggi tutto si può dire tranne che stiamo agevolando la penetrazione dell'elettrico, come invece è stato fatto in altri Paesi. Dovrebbe esserci meno confusione dal punto di vista dei messaggi dati alle aziende e ai cittadini”.

Occupazione e posti di lavoro
L’ultimo punto affrontato da De Bellis riguarda un tema altrettanto importante, vale a dire quello dell’occupazione.  “Si è messa tanta enfasi sulla questione dei posti di lavoro che verranno persi con la transizione all'elettrico. Io non sto dicendo che non ci saranno, e non sto dicendo che non bisogna occuparsene, perché è un dovere nazionale e politico gestire la perdita di posti di lavoro, riguardasse anche una persona soltanto”, ha premesso il Lead Manager di ABB introducendo lo studio condotto da Motus-E insieme a Ca' Foscari attraverso l’analisi delle anagrafiche di tutte le aziende impegnate in Italia nell’automotive. “Abbiamo calcolato l'effettivo numero di addetti a rischio. Una cosa interessante è che molte aziende impegnate nell'automotive, la famosa filiera italiana della componentistica, stanno già lavorando sull'elettrico. Inoltre c'è da considerare anche il rovescio della medaglia: oggi noi non facessimo nulla per incentivare il cambiamento perderemmo comunque migliaia di posti di lavoro, perché non daremmo spazio a quelle aziende che possono avere un ruolo in questo cambiamento”.

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