Strage di Nizza, Frank l'eroe in scooter si racconta - Video
Con il suo scooter ha provato a fermare l'attentatore che il 14 luglio ha compiuto una strage sul lungomare di Nizza. Frank ha rischiato la vita e lo hanno persino dato per morto, ma ne è uscito vivo e, forse, anche grazie al suo intervento, qualche vita è stata risparmiata. Il video che lo riprende all'inseguimento del camion assassino ha fatto il giro del mondo. Ecco il suo racconto
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La folle corsa
Si chiama Frank ed è uno degli eroi della notte nera di Nizza. Il 14 luglio scorso, quando un folle si è lanciato con un tir a tutta velocità sulla folla nella zona pedonale del lungomare della città francese, Frank era lì, a passeggio in scooter con sua moglie. Non appena si è reso conto della situazione e immaginando che suo figlio potesse essere proprio lì in mezzo, non ci ha pensato due volte, ha fatto scendere sua moglie dallo scooter e si è lanciato all'inseguimento dell'attentatore. Dopo essere riuscito ad affiancarlo, ha provato a fermarlo, rischiando non solo di essere colpito dai colpi del kamikaze, ma anche dal fuoco amico della polizia, che in un primo momento lo aveva scambiato per il guidatore del tir. Il video che riprende una parte del suo folle inseguimento (qui sotto) ha fatto il giro del mondo, ora, a mente fredda, Frank è tornato a raccontare cosa ricorda di quei momenti: “Ero pronto a morire. Lucido e pronto a morire per fermarlo. Abbiamo attraversato l’incrocio di Magnan, tutto andava bene. La gente cominciava a tornare a casa. Poco più avanti abbiamo visto una folla fuggire dietro di noi. Abbiamo sentito le grida. Mia moglie mi ha detto: “Ferma, c'è qualcosa che non va”. Il tempo di girarci e abbiamo visto la gente correre in tutte le direzioni, come se stesse fuggendo da qualcosa. È allora che abbiamo visto il camion. Ho in mente le immagini di corpi che volavano ovunque. Ho subito capito. Ho deciso di accelerare. Mia moglie, dietro di me, mi ha tirato per il braccio e mi ha chiesto dove stavo andando. Le ho detto di mettersi al sicuro, poi l'ho raggiunto. Sono riuscito a mettermi alla sua sinistra: il mio obiettivo era quello di raggiungere la cabina. Mi sono chiesto: cosa puoi fare con il tuo povero motorino? E mi sono lanciato contro il camion. Ho continuato a correre dietro di lui. Poi finalmente ho raggiunto la cabina e l'ho visto: Ho cercato di tirarlo fuori dalla cabina attraverso il finestrino. Perché non riuscivo ad aprire quella maledetta porta. E colpivo ancora. Poi lui mi ha dato un colpo in testa. Sono caduto e sono risalito subito. Finché la pistola si è messa a funzionare. Ha sparato un primo colpo in aria. Poi, contro di me.” Poi è arrivata la polizia ed è finito tutto. Quando è arrivata la polizia sono scivolato tra le ruote del camion e ho atteso la fine della sparatoria. Poi ho vomitato. Ma appena prima ho avuto il tempo di sapere che mio figlio si trovava in place Massena e che un altro era a Cannes. E che anche mia moglie stava bene.” Frank se l'è cavata con una costola rotta e una ferita alla mano, ma sta bene. Il ricordo di quella notte orrenda resterà per sempre, però in cuor suo può pensare che la sua azione, sicuramente avventata, ha rallentato l'attentatore e, forse, contribuito a salvare qualche vita.
Si chiama Frank ed è uno degli eroi della notte nera di Nizza. Il 14 luglio scorso, quando un folle si è lanciato con un tir a tutta velocità sulla folla nella zona pedonale del lungomare della città francese, Frank era lì, a passeggio in scooter con sua moglie. Non appena si è reso conto della situazione e immaginando che suo figlio potesse essere proprio lì in mezzo, non ci ha pensato due volte, ha fatto scendere sua moglie dallo scooter e si è lanciato all'inseguimento dell'attentatore. Dopo essere riuscito ad affiancarlo, ha provato a fermarlo, rischiando non solo di essere colpito dai colpi del kamikaze, ma anche dal fuoco amico della polizia, che in un primo momento lo aveva scambiato per il guidatore del tir. Il video che riprende una parte del suo folle inseguimento (qui sotto) ha fatto il giro del mondo, ora, a mente fredda, Frank è tornato a raccontare cosa ricorda di quei momenti: “Ero pronto a morire. Lucido e pronto a morire per fermarlo. Abbiamo attraversato l’incrocio di Magnan, tutto andava bene. La gente cominciava a tornare a casa. Poco più avanti abbiamo visto una folla fuggire dietro di noi. Abbiamo sentito le grida. Mia moglie mi ha detto: “Ferma, c'è qualcosa che non va”. Il tempo di girarci e abbiamo visto la gente correre in tutte le direzioni, come se stesse fuggendo da qualcosa. È allora che abbiamo visto il camion. Ho in mente le immagini di corpi che volavano ovunque. Ho subito capito. Ho deciso di accelerare. Mia moglie, dietro di me, mi ha tirato per il braccio e mi ha chiesto dove stavo andando. Le ho detto di mettersi al sicuro, poi l'ho raggiunto. Sono riuscito a mettermi alla sua sinistra: il mio obiettivo era quello di raggiungere la cabina. Mi sono chiesto: cosa puoi fare con il tuo povero motorino? E mi sono lanciato contro il camion. Ho continuato a correre dietro di lui. Poi finalmente ho raggiunto la cabina e l'ho visto: Ho cercato di tirarlo fuori dalla cabina attraverso il finestrino. Perché non riuscivo ad aprire quella maledetta porta. E colpivo ancora. Poi lui mi ha dato un colpo in testa. Sono caduto e sono risalito subito. Finché la pistola si è messa a funzionare. Ha sparato un primo colpo in aria. Poi, contro di me.” Poi è arrivata la polizia ed è finito tutto. Quando è arrivata la polizia sono scivolato tra le ruote del camion e ho atteso la fine della sparatoria. Poi ho vomitato. Ma appena prima ho avuto il tempo di sapere che mio figlio si trovava in place Massena e che un altro era a Cannes. E che anche mia moglie stava bene.” Frank se l'è cavata con una costola rotta e una ferita alla mano, ma sta bene. Il ricordo di quella notte orrenda resterà per sempre, però in cuor suo può pensare che la sua azione, sicuramente avventata, ha rallentato l'attentatore e, forse, contribuito a salvare qualche vita.
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