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SBK 2014, intervista esclusiva a Marco Melandri: “Ho trovato il mio assetto con Aprilia”

SBK news –Dopo un primo  periodo difficile in sella alla RSV4, Marco Melandri è tornato a tenere alta la bandiera dell'Italia nel campionato delle derivate di serie. A Misano gli abbiamo fatto qualche domanda sulla sua moto, sui rapporti umani nel paddock e anche sul suo futuro... da papà
Un buon feeling con Aprilia
Il suo debutto sulla moto di Noale non è stato dei migliori, o almeno non buono come ci saremmo potuti aspettare. Ora però, dopo l'iniziale periodo di rodaggio, finalmente Marco Melandri è tornato a conquistare risultati degni del suo nome alla guida della Aprilia RSV4. A Misano l'abbiamo intervistato e il ravennate ha detto la sua su molti temi anche diversi dalle gare: eccolo in presa diretta.

Questa stagione è iniziata in salita, che sensazioni hai adesso in sella all'Aprilia?
Buone, credo che nelle gare a Sepang abbiamo finalmente trovato l'assetto di base giusto per il mio stile di guida e per le mie caratteristiche fisiche. Sotto questi aspetti sono abbastanza diverso da tutti i piloti che l'hanno guidata in passato, per questo all'inizio ho faticato molto. L'Aprilia ha sempre prediletto il grip e il carico posteriore, io sono invece un pilota a cui piace sentire di più l'avantreno. Ho provato ad adattarmi alla moto, ma non è stato possibile.

Con Aprilia hai un contratto annuale con possibilità di rinnovo, ne avete già parlato?
No, di fatto c'è un'opzione, bisogna aspettare che si arrivi a quella scadenza e vedere come si svolgeranno le cose. A dire la verità è una cosa a cui non ho neanche mai pensato, sto vivendo giorno per giorno.

Pensando alla tua carriera, hai qualche rimpianto?
No, anche le esperienze difficili mi hanno portato ad essere la persona che sono. Sicuramente penso di non essere stato troppo fortunato: a volte ero nel posto giusto al momento sbagliato, altre volte erano problemi diversi. Per esempio, quando a fine 2005 conclusi in seconda posizione in MotoGP meritavo una Honda ufficiale, ma non ero spagnolo e quindi Repsol ha preferito Pedrosa a me. Da lì in poi è stata una catena di eventi, i team satelliti hanno avuto sempre meno spazio, mi sono reso conto che non avevo più possibilità di migliorare e di stare con una Honda esterna e ho cambiato strada. Le scelte che ho fatto secondo me erano le più logiche in quei momenti, sia andare in Ducati sia in Kawasaki, poi sono successe alcune cose che non potevo controllare.

In che rapporti sei con gli altri piloti italiani in Superbike?
Buoni. Qui i rapporti tra piloti sono buoni, ci si confronta e ci si parla. Poi magari si riesce ancora a tenere separata quella che è la pista dal paddock e dalla vita privata. In MotoGP invece è diverso, per come lo ricordo la gente là sta bene quando vede gli altri andare male. Non è contenta delle proprie gioie, purtroppo è così. Qui non c'è così tanta cattiveria, c'è sicuramente tanto agonismo però ognuno fa la propria strada e pensa a se stesso. Tutti i piloti sono considerati sullo stesso piano e tra di noi c'è un rapporto più umano.

C'è qualcosa che vorresti fare in futuro nel mondo delle moto, non più a livello agonistico?
Non ne ho idea. Adesso è un periodo difficile per il motociclismo in generale, da quattro o cinque anni a questa parte è cambiato tutto, sia l'approccio alle gare sia il livello tecnico delle moto, sia gli ingaggi. Credo che non si ripeterenno più gli anni d'oro, il periodo di dieci anni fa. Non so come cambieranno le categorie, per adesso vorrei continuare a vincere più gare possibili con Aprilia.

A breve diventerai papà, sei pronto per questa nuova avventura?
Pronto non so (ride). Credo che l'uomo non si renda conto di essere papà fino a quando non inizia a cambiare i pannolini, però questo è il momento giusto per crescere. Spero che arrivi quando sarò a casa anche io, ma l'importante è che tutto vada bene!
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