Richard 'Rex' McCandless e il suo telaio featherbed ricordati a Belfast
Il padre del mitico telaio Norton "featherbed", Richard 'Rex' McCandles, sarà ricordato con una targa commemorativa a Belfast. Alla cerimonia in programma giovedì prossimo, parteciperà l'ex pilota del Motomondiale Jeremy McWilliams
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Notizie dalla rete
Indimenticabile "letto di piume"
Richard 'Rex' McCandless non è un nome conosciuto, nemmeno tra i tanti appassionati di moto d'epoca. Eppure è a lui che si deve una pietra miliare dell'industria motociclistica mondiale: il telaio Norton "featherbed" ("letto di piume") Per rendergli finalmente onore, giovedì prossimo una targa commemorativa sarà posta sulla facciata della Wac McCandless Engineering di Belfast (azienda da lui fondata), a ricordo della geniale intuizione che ebbe nel 1950. All'inaugurazione sarà presente l'ex pilota classe 500 e MotoGP Jeremy McWilliams, il "re" dei traversi.
La storia di McCandless e del suo capolavoro è entrata nella leggenda. Per raccontarla bisogna tornare al 1949: quell’anno, Richard 'Rex' McCandless, pilota e meccanico autodidatta, progettò e costruì insieme al fratello il prototipo di quello che sarebbe presto diventato uno dei più celebri telai di sempre. Il telaio featherbed fu montato per la prima volta sulle Norton Manx impegnate nel TT del 1950 e i risultati furono sorprendenti: quell’anno (senza particolari migliorie al motore) le moto inglesi chiusero il TT Senior con un primo, un terzo, un quarto, un quinto e un sesto posto e una media al giro più veloce di ben 10 miglia orarie, rispetto al record precedente. Insomma il featherbed si dimostrò fin da subito un telaio eccezionale: contrariamente a quelli utilizzati in precedenza (soprannominati non a caso cancelli da giardino), il featherbed era infatti molto più leggero ed elastico, grazie alla particolare struttura con i tubi che provengono dalla parte inferiore della culla saldati in alto sul canotto e i tubi orizzontali alla parte bassa, una soluzione che permetteva di distribuire in maniera ottimale sforzi e flessioni, migliorando la tenuta di strada e anche il comfort del pilota. La differenza si sentiva, eccome: lo stesso nome "featherbed" si deve al pilota Harold Daniell che, dopo averlo provato, affermò che rispetto a quello utilizzato dalle altre Norton sembrava di guidare su di un letto di piume.
Dopo le Manx da corsa, il featherbed venne montato anche sulle Norton di serie prodotte dai primi anni 50 fino al 1967, quando sulla Commando fu sostituito da un altro prodotto altrettanto geniale: il telaio Isolastic che, grazie a una serie di boccole in gomma, riusciva a ridurre le terribili vibrazioni trasmesse dal bicilindrico Norton 650. Ma il featherbed non scomparve, anzi dopo essere stato abbandonato da Norton iniziò a essere costruito da alcuni artigiani inglesi. Arriviamo così ai nostri giorni, in cui il "featherbed" è tornato prepotentemente di moda: oltre che ancora valido dal punto di vista dinamico, è anche molto bello da vedere e per questo viene tuttora utilizzato da tantissimi preparatori per realizzare "special" e trasformazioni "retromod".
La storia di McCandless e del suo capolavoro è entrata nella leggenda. Per raccontarla bisogna tornare al 1949: quell’anno, Richard 'Rex' McCandless, pilota e meccanico autodidatta, progettò e costruì insieme al fratello il prototipo di quello che sarebbe presto diventato uno dei più celebri telai di sempre. Il telaio featherbed fu montato per la prima volta sulle Norton Manx impegnate nel TT del 1950 e i risultati furono sorprendenti: quell’anno (senza particolari migliorie al motore) le moto inglesi chiusero il TT Senior con un primo, un terzo, un quarto, un quinto e un sesto posto e una media al giro più veloce di ben 10 miglia orarie, rispetto al record precedente. Insomma il featherbed si dimostrò fin da subito un telaio eccezionale: contrariamente a quelli utilizzati in precedenza (soprannominati non a caso cancelli da giardino), il featherbed era infatti molto più leggero ed elastico, grazie alla particolare struttura con i tubi che provengono dalla parte inferiore della culla saldati in alto sul canotto e i tubi orizzontali alla parte bassa, una soluzione che permetteva di distribuire in maniera ottimale sforzi e flessioni, migliorando la tenuta di strada e anche il comfort del pilota. La differenza si sentiva, eccome: lo stesso nome "featherbed" si deve al pilota Harold Daniell che, dopo averlo provato, affermò che rispetto a quello utilizzato dalle altre Norton sembrava di guidare su di un letto di piume.
Dopo le Manx da corsa, il featherbed venne montato anche sulle Norton di serie prodotte dai primi anni 50 fino al 1967, quando sulla Commando fu sostituito da un altro prodotto altrettanto geniale: il telaio Isolastic che, grazie a una serie di boccole in gomma, riusciva a ridurre le terribili vibrazioni trasmesse dal bicilindrico Norton 650. Ma il featherbed non scomparve, anzi dopo essere stato abbandonato da Norton iniziò a essere costruito da alcuni artigiani inglesi. Arriviamo così ai nostri giorni, in cui il "featherbed" è tornato prepotentemente di moda: oltre che ancora valido dal punto di vista dinamico, è anche molto bello da vedere e per questo viene tuttora utilizzato da tantissimi preparatori per realizzare "special" e trasformazioni "retromod".
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