Radiazione per esportazione, cambiano le regole
Nella Legge di Stabilità appena approvata c'è una norma che inasprisce la procedura della radiazione per esportazione. La novità è stata voluta per impedire le pratiche di elusione del bollo che negli ultimi anni hanno raggiunto livelli preoccupanti, ma non tutti sono d'accordo
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Politica e trasporti
Cambia le legge
Approvata lo scorso 22 dicembre, la Legge di Stabilità contiene alcune nuove norme volute “al fine di contrastare l’elusione della tassa automobilistica”. Tra queste, una in particolare ha suscitato numerose polemiche: da ora, per poter cancellare dal Pra un veicolo privato venduto sul mercato estero, liberandosi dunque dall’obbligo di pagare bollo e assicurazione, il vecchio proprietario dovrà dimostrare, documenti alla mano, che il veicolo esportato sia stato effettivamente reimmatricolato all’estero. La norma è chiara: "La parte interessata, intestataria di un autoveicolo, motoveicolo o rimorchio,(...) deve comunicare al competente ufficio del PRA, entro 60 giorni, la definitiva esportazione all'estero del veicolo stesso, per reimmatricolazione, comprovata dall'esibizione della copia della documentazione doganale di esportazione ovvero, nel caso di cessione intracomunitaria, dalla documentazione comprovante la radiazione dal PRA, restituendo il certificato di proprietà e la carta di circolazione. L'ufficio del PRA ne dà immediata comunicazione all'ufficio competente del Dipartimento per i trasporti terrestri provvedendo altresì alla restituzione al medesimo ufficio della carta di circolazione".
L’intenzione sarebbe appunto quella di contrastare i furbetti che, radiata l’auto dal Pubblico registro automobilistico con una falsa dichiarazione, la reimmaticolano all’estero tramite società di comodo, e continuano a circolare in Italia con targa straniera, eludendo così qualsiasi obbligo di pagamento delle tasse.
Stando a quanto dichiarato dal vice presidente di Confcommercio Paolo Uggè però, la nuova normativa potrebbe in realtà “ottenere un indesiderato ulteriore duro colpo al mercato dei veicoli usati” con “adempimenti burocratici irrazionali e in contrasto con il principio europeo della libera circolazione delle merci”, senza tuttavia scongiurare il rischio di “mosse” illegali come quella descritta e legittimandone addirittura il ricorso.
Di tutt’altro avviso le associazioni legate al settore demolizioni, come Fise Unire (imprese recupero), Ada (demolitori auto) e Aira (riciclatori auto), che, addirittura, ringraziano, in un comunicato stampa ufficiale, “i senatori Stefano Vaccari e Massimo Caleo e gli onorevoli Chiara Braga e Alessandro Bratti”, plaudendo a una normativa capace, una volta per tutte, di “porre un freno al boom della quota dei veicoli radiati per esportazione che ha superato complessivamente, negli ultimi quattro anni, la cifra di 2 milioni e mezzo e che nasconde anche profili di illegalità”.
Il procedimento burocratico imposto dalla norma rende dunque ancora più difficile vendere un veicolo usato sul mercato estero, garantendo così, dall’altra parte, un aumento dell’introito alle aziende operanti nel settore delle demolizioni: l’italiano -spiega Pignolini - dovrebbe mettersi completamente nelle mani di un soggetto straniero, consegnargli la macchina e poi sperare che questo si premuri di fargli avere un documento di reimmatricolazione. Con la nuova norma, chi vorrà liberarsi di un vecchio mezzo di scarso valore commerciale finirà per portarlo proprio dai rottamatori”.
Approvata lo scorso 22 dicembre, la Legge di Stabilità contiene alcune nuove norme volute “al fine di contrastare l’elusione della tassa automobilistica”. Tra queste, una in particolare ha suscitato numerose polemiche: da ora, per poter cancellare dal Pra un veicolo privato venduto sul mercato estero, liberandosi dunque dall’obbligo di pagare bollo e assicurazione, il vecchio proprietario dovrà dimostrare, documenti alla mano, che il veicolo esportato sia stato effettivamente reimmatricolato all’estero. La norma è chiara: "La parte interessata, intestataria di un autoveicolo, motoveicolo o rimorchio,(...) deve comunicare al competente ufficio del PRA, entro 60 giorni, la definitiva esportazione all'estero del veicolo stesso, per reimmatricolazione, comprovata dall'esibizione della copia della documentazione doganale di esportazione ovvero, nel caso di cessione intracomunitaria, dalla documentazione comprovante la radiazione dal PRA, restituendo il certificato di proprietà e la carta di circolazione. L'ufficio del PRA ne dà immediata comunicazione all'ufficio competente del Dipartimento per i trasporti terrestri provvedendo altresì alla restituzione al medesimo ufficio della carta di circolazione".
L’intenzione sarebbe appunto quella di contrastare i furbetti che, radiata l’auto dal Pubblico registro automobilistico con una falsa dichiarazione, la reimmaticolano all’estero tramite società di comodo, e continuano a circolare in Italia con targa straniera, eludendo così qualsiasi obbligo di pagamento delle tasse.
Stando a quanto dichiarato dal vice presidente di Confcommercio Paolo Uggè però, la nuova normativa potrebbe in realtà “ottenere un indesiderato ulteriore duro colpo al mercato dei veicoli usati” con “adempimenti burocratici irrazionali e in contrasto con il principio europeo della libera circolazione delle merci”, senza tuttavia scongiurare il rischio di “mosse” illegali come quella descritta e legittimandone addirittura il ricorso.
Di tutt’altro avviso le associazioni legate al settore demolizioni, come Fise Unire (imprese recupero), Ada (demolitori auto) e Aira (riciclatori auto), che, addirittura, ringraziano, in un comunicato stampa ufficiale, “i senatori Stefano Vaccari e Massimo Caleo e gli onorevoli Chiara Braga e Alessandro Bratti”, plaudendo a una normativa capace, una volta per tutte, di “porre un freno al boom della quota dei veicoli radiati per esportazione che ha superato complessivamente, negli ultimi quattro anni, la cifra di 2 milioni e mezzo e che nasconde anche profili di illegalità”.
Il procedimento burocratico imposto dalla norma rende dunque ancora più difficile vendere un veicolo usato sul mercato estero, garantendo così, dall’altra parte, un aumento dell’introito alle aziende operanti nel settore delle demolizioni: l’italiano -spiega Pignolini - dovrebbe mettersi completamente nelle mani di un soggetto straniero, consegnargli la macchina e poi sperare che questo si premuri di fargli avere un documento di reimmatricolazione. Con la nuova norma, chi vorrà liberarsi di un vecchio mezzo di scarso valore commerciale finirà per portarlo proprio dai rottamatori”.
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