Race of Champins Daytona, Marchetti brividi e podio
Il “nostro” Dario Marchetta, impegnato nella Race of Champions a Daytona è riuscito ad agguantare il podio, ma ha rischiato per due volte di cadere in punti molto veloci della pista, la buona sorte oggi era dalla sua
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Podio e due quasi incidenti
Brividi e podio per Dario Marchetti a Daytona nella seconda giornata delle Race of Champions, la serie di gare motociclistiche riservate ai piloti che
hanno ottenuto almeno un piazzamento fra i primi tre nel campionato americano. Il primo brivido è stato nel warm up la mattina: per la rottura di un attacco si è sganciata la carenatura proprio nel mezzo di una curva, l’effetto vela ha fatto brutalmente perdere il controllo della moto a Marchetti che ha sfiorato il muro di contenimento; il pilota di Castel San Pietro però è riuscito a non cadere e a rientrare ai box, spaventato ma indenne. “Lì si viaggia a 300 all’ora, me la sono vista brutta – ha commentato –. Ma è stato peggio nella seconda manche della Sound of Thunder: ero rimasto secondo per tutto il tempo ma avevo Imrie vicinissimo e all’ultimo giro mi ha attaccato; io l’ho ri-superato alla variante dopo la Sopraelevata 2, sempre quella, ma mi è scivolata la ruota anteriore, ho sbandato di brutto e non so nemmeno io come ho fatto a non cadere. Imrie mi ha detto che già temeva di travolgermi, invece è andata bene. Però in tutto quel trambusto sono uscito più piano dalla curva e nel rettilineo è riuscito a passarmi. Lui secondo, alle spalle di Turpin, io terzo, ma almeno sono sul podio e ci voleva: sto correndo low cost, al risparmio, perché il team Ducshop che mi dava la moto in America ha sospeso l’attività e ho potuto essere qui solo perché uno degli ex sponsor, Rod Snyder, mi ha dato la sua moto, una Ducati 1199 Panigale”. Marchetti ha anche un solo meccanico, Richard Boyd, che dopo lo stop della squadra ha costituito il team Desmo Veloce. “È bravo davvero, la mia moto adesso va molto forte, per quel che si può chiedere a una moto di serie contro le Superbike, che sono preparatissime. Ma il guaio vero è che qui le posizioni di partenza vengono assegnate in base ai risultati dell’anno precedente e io ne ho pochi perché non faccio tutto il campionato, quindi devo sempre partire molto indietro e rimontare. Ma in gare non molto lunghe è dura, bisogna sempre viaggiare con il coltello tra i denti”. E lo fanno tutti, infatti nella bagarre all’ultimo giro della Superbike un avversario ha spinto il bolognese fuori pista in un tentativo di sorpasso; per giunta Marchetti è stato squalificato perché dopo essere stato buttato fuori è rientrato in un punto diverso da quello da cui era uscito. Marchetti non ha avuto miglior fortuna nella seconda manche della Battle of Twins: si è ritirato per rottura di una vite del selettore del cambio. Anche in queste due categorie la vittoria è andata a Shane Turpin, campione americano Supersport, che ha girato a un soffio dal record assoluto della pista, rimasto nelle mani di Ben Bostrom.Nella notte – ora italiana – Marchetti correrà l’ultima gara in programma, quella della Formula USA.
Brividi e podio per Dario Marchetti a Daytona nella seconda giornata delle Race of Champions, la serie di gare motociclistiche riservate ai piloti che
hanno ottenuto almeno un piazzamento fra i primi tre nel campionato americano. Il primo brivido è stato nel warm up la mattina: per la rottura di un attacco si è sganciata la carenatura proprio nel mezzo di una curva, l’effetto vela ha fatto brutalmente perdere il controllo della moto a Marchetti che ha sfiorato il muro di contenimento; il pilota di Castel San Pietro però è riuscito a non cadere e a rientrare ai box, spaventato ma indenne. “Lì si viaggia a 300 all’ora, me la sono vista brutta – ha commentato –. Ma è stato peggio nella seconda manche della Sound of Thunder: ero rimasto secondo per tutto il tempo ma avevo Imrie vicinissimo e all’ultimo giro mi ha attaccato; io l’ho ri-superato alla variante dopo la Sopraelevata 2, sempre quella, ma mi è scivolata la ruota anteriore, ho sbandato di brutto e non so nemmeno io come ho fatto a non cadere. Imrie mi ha detto che già temeva di travolgermi, invece è andata bene. Però in tutto quel trambusto sono uscito più piano dalla curva e nel rettilineo è riuscito a passarmi. Lui secondo, alle spalle di Turpin, io terzo, ma almeno sono sul podio e ci voleva: sto correndo low cost, al risparmio, perché il team Ducshop che mi dava la moto in America ha sospeso l’attività e ho potuto essere qui solo perché uno degli ex sponsor, Rod Snyder, mi ha dato la sua moto, una Ducati 1199 Panigale”. Marchetti ha anche un solo meccanico, Richard Boyd, che dopo lo stop della squadra ha costituito il team Desmo Veloce. “È bravo davvero, la mia moto adesso va molto forte, per quel che si può chiedere a una moto di serie contro le Superbike, che sono preparatissime. Ma il guaio vero è che qui le posizioni di partenza vengono assegnate in base ai risultati dell’anno precedente e io ne ho pochi perché non faccio tutto il campionato, quindi devo sempre partire molto indietro e rimontare. Ma in gare non molto lunghe è dura, bisogna sempre viaggiare con il coltello tra i denti”. E lo fanno tutti, infatti nella bagarre all’ultimo giro della Superbike un avversario ha spinto il bolognese fuori pista in un tentativo di sorpasso; per giunta Marchetti è stato squalificato perché dopo essere stato buttato fuori è rientrato in un punto diverso da quello da cui era uscito. Marchetti non ha avuto miglior fortuna nella seconda manche della Battle of Twins: si è ritirato per rottura di una vite del selettore del cambio. Anche in queste due categorie la vittoria è andata a Shane Turpin, campione americano Supersport, che ha girato a un soffio dal record assoluto della pista, rimasto nelle mani di Ben Bostrom.Nella notte – ora italiana – Marchetti correrà l’ultima gara in programma, quella della Formula USA.
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