Produzione batterie, fallita la gigafactory di Britishvolt
Doveva essere la risposta europea allo strapotere cinese nel campo della produzione di batteria, ma la gigafactory inglese Britishvolt rimarrà solo un ambizioso progetto e nulla più. L’azienda, posta in amministrazione straordinaria per mancanza di fondi, lascia a casa 232 dipendenti e dice addio alla produzione di batterie per il mercato automotive
Niente gigafactory
Annunciata a inizio 2020, l’enorme gigafactory di Britishvolt rimarrà purtroppo soltanto un sogno appena abbozzato: l’azienda, finita in amministrazione straordinaria per mancanza di fondi, rinuncia così al colossale progetto da quasi 4 miliardi di sterline.
Illustrato da decine di rendering publicati su giornali e siti internet, l’impianto da 93 ettari sarebbe dovuto sorgere a Blyth, cittadina di 37mila abitanti situata sulle sponde del Mare del Nord, nel cuore della “Motor Valley” inglese. Un immenso stabilimento per la produzione di batterie per le auto elettriche che, secondo i piani, avrebbe dovuto diventare la più grande gigafactory d’Europa. Un sogno che s’infrange con l’amministrazione straordinaria a cui la start-up inglese è stata sottoposta per mancanza di fondi: saracinesca abbassata e 232 dipendenti licenziati con effetto immediato.
Un fallimento che segna non solo una battuta d’arresto sopratutto per il governo inglese, considerando che la Britishvolt era stata fin dall’inizio indicata come chiave di volta per il rilancio dell’economia regionale, imperniata per l’appunto proprio sulla produzione automobilistica. Emblematica la dichiarazione dell’allora primo ministro Boris Johnson che, ai tempi dell’annuncio, definì Britishvolt “una forte testimonianza delle qualità dei lavoratori qualificati del nord-est, e una testimonianza del posto di guida che il Regno Unito vuole occupare nell’ambito della rivoluzione industriale verde.”
Quale futuro per il vecchio continente?
Quella promessa da Britishvolt, in ogni caso, non era certo l’unica gigafactory in programma per il vecchio continente. Obbligata a vedersela con la concorrenza cinese, l’Europa sembrerebbe infatti destinata, di qui al prossimo futuro, a farsi “cantiere” per la costruzione di numerosi nuovi stabilimenti dedicati alla produzione di batterie. Da citare ci sono per esempio quella di Berlino realizzata da Tesla, quella della Seat a Barcellona, oppure quella di Stellantis a Termoli. Il centro di ricerca attivo nel campo dello sviluppo della batterie con sede in Spagna CIC energiGUNE ha a tal proposito pubblicato un’eloquente mappa aggiornata al 2021 con le Gigafactory europee in costruzione. Oltre a quelle sopra citate, ci sono anche quella di Italvolt, presso l'ex stabilimento Olivetti a Ivrea, quella di FAAM, a Teverola, in Campania e ben 12 in Germania, tra cui Northvolt, Svolt, ACC e Varta. In totale si parla di oltre 30 gigafactory in costruzione in tutta Europa (contiamo anche l’Inghilterra, che oltre alla BritishVolt annovera anche EnvisionAESC e AmtePower): un buon numero, ma forse ancora non abbastanza per competere con Pechino, ad oggi leader indiscussa in tutta la filiera…