Pirelli pneumatici, accordo raggiunto: ChemChina avrà la maggioranza
Pirelli passerà in mani cinesi: il colosso di Pechino China National Tire si è accordato ieri sera con la Camfin di Pirelli e si appresta a rilevare la maggioranza della Bicocca. Centro Ricerca e quartier generale Pirelli rimarranno in Italia, così come Tronchetti Provera resterà amministratore delegato e vicepresidente operativo
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Pirelli diventa cinese
Ieri sera, riferisce ANSA, gli azionisti di Camfin e China National Tire & Rubber Co. hanno trovato l’accordo per il riassetto del gruppo Pirelli: attraverso la sua controllata, ChemChina si appresta dunque a rilevare la maggioranza dell’azienda milanese. Il colosso di Pechino entrerà di fatto con una quota di maggioranza nell’azionariato di Camfin, scatola controllata da Pirelli; rimangono tuttavia i vincoli di cui già si era parlato, come il mantenimento da parte di Tronchetti Provera del ruolo di amministratore delegato e vicepresidente operativo, nonché la permanenza in Italia del quartier generale Pirelli. “L'accordo rappresenta una grande opportunità per Pirelli” ha spiegato Marco Tronchetti Provera, che da parecchio cercava un partner industriale capace di consolidare a garantire il futuro alla Bicocca: “L'approccio al business e la visione strategica di Cnrc -ha aggiunto - garantiscono lo sviluppo e la stabilità di Pirelli”. Il paertner cinese fa capo a Ren Jianxin un “self-made man”: ha iniziato lavando teiere creando un'azienda leader nelle pulizie industriali e, successivamente, per conto del governo centrale ha iniziato ad aggregare piccole aziende chimiche dando vita a ChemChinaun.
Tre anni fa Jianxin chiese a Tronchetti Provera un incontro per conoscere la fabbrica italiana e ipotizzare una futura collaborazione. In quest’occasione trovò nell'amministratore italiano terreno fertile, data appunto l’intenzione di Pirelli di mettere piede nel promettente mercato asiatico. Per fare ciò ChemChina si presentò come alleata perfetta: lo snodo attorno al quale Tronchetti e Jianxin hanno costruito l’alleanza consiste infatti nella possibilità da parte di Pirelli di “collaborare” con l’azienda cinese all’interno della divisione “Aeolus Tyre" leader nella produzione di gomme per autocarri e mezzi pesanti.
Stando all’accordo raggiunto, Pirelli sarà quindi sostanzialmente divisa in due, separando così la produzione di pneumatici “tradizionali” (quelli per auto e moto, Tyre) da quella per i veicoli pesanti (Truck), destinata quest’ultima a combinarsi con la Aeolus Tyre della ChemChina, per diventare il quarto produttore mondiale di gomme per camion.
L’accordo è stato firmato, ma la strada è ancora lunga: il complicato meccanismo di riassetto prevede infatti, proprio per velocizzarne i tempi, il (temporaneo) ritiro dalla Borsa dell’azienda italiana. I tempi necessari alla rimozione dei titoli sono però tutt’altro che certi: bisognerà infatti fare i conti anche con i titolari di quel 22,59% di Pirelli che finora sono rimasti a guardare, tra i quali Fil Limited e Harbor International, rispettivamente con il 2 e il 5,06%, di Edizione (famiglia Benetton) con il 4,6%, di Mediobanca (3,95%) e dei Malacalza, “maggiore” e unico, forte di quel 6,98% in suo possesso, ad aver dato, per il momento, segnale “negativo”, aggrappandosi a un potenziale potere di veto sul ritiro dalla Borsa. Ciò che invece è certo e che potrebbe rassicurare la fetta più grande dei non addetti ai lavori, preoccupati dal sempre più frequente spostamento delle grandi aziende italiane in mani straniere, è che, secondo l’accordo il centro di Ricerca e Sviluppo e l'headquarters della Bicocca continueranno a essere situati nel nostro Paese, salvo parere contrario di una maggioranza pari al 90% del capitale sociale e che Tronchetti Provera, regista dell’intera manovra, rimarrà a capo nella azienda italiana in qualità di amministratore delegato e vicepresidente operativo.
Ieri sera, riferisce ANSA, gli azionisti di Camfin e China National Tire & Rubber Co. hanno trovato l’accordo per il riassetto del gruppo Pirelli: attraverso la sua controllata, ChemChina si appresta dunque a rilevare la maggioranza dell’azienda milanese. Il colosso di Pechino entrerà di fatto con una quota di maggioranza nell’azionariato di Camfin, scatola controllata da Pirelli; rimangono tuttavia i vincoli di cui già si era parlato, come il mantenimento da parte di Tronchetti Provera del ruolo di amministratore delegato e vicepresidente operativo, nonché la permanenza in Italia del quartier generale Pirelli. “L'accordo rappresenta una grande opportunità per Pirelli” ha spiegato Marco Tronchetti Provera, che da parecchio cercava un partner industriale capace di consolidare a garantire il futuro alla Bicocca: “L'approccio al business e la visione strategica di Cnrc -ha aggiunto - garantiscono lo sviluppo e la stabilità di Pirelli”. Il paertner cinese fa capo a Ren Jianxin un “self-made man”: ha iniziato lavando teiere creando un'azienda leader nelle pulizie industriali e, successivamente, per conto del governo centrale ha iniziato ad aggregare piccole aziende chimiche dando vita a ChemChinaun.
Tre anni fa Jianxin chiese a Tronchetti Provera un incontro per conoscere la fabbrica italiana e ipotizzare una futura collaborazione. In quest’occasione trovò nell'amministratore italiano terreno fertile, data appunto l’intenzione di Pirelli di mettere piede nel promettente mercato asiatico. Per fare ciò ChemChina si presentò come alleata perfetta: lo snodo attorno al quale Tronchetti e Jianxin hanno costruito l’alleanza consiste infatti nella possibilità da parte di Pirelli di “collaborare” con l’azienda cinese all’interno della divisione “Aeolus Tyre" leader nella produzione di gomme per autocarri e mezzi pesanti.
Stando all’accordo raggiunto, Pirelli sarà quindi sostanzialmente divisa in due, separando così la produzione di pneumatici “tradizionali” (quelli per auto e moto, Tyre) da quella per i veicoli pesanti (Truck), destinata quest’ultima a combinarsi con la Aeolus Tyre della ChemChina, per diventare il quarto produttore mondiale di gomme per camion.
L’accordo è stato firmato, ma la strada è ancora lunga: il complicato meccanismo di riassetto prevede infatti, proprio per velocizzarne i tempi, il (temporaneo) ritiro dalla Borsa dell’azienda italiana. I tempi necessari alla rimozione dei titoli sono però tutt’altro che certi: bisognerà infatti fare i conti anche con i titolari di quel 22,59% di Pirelli che finora sono rimasti a guardare, tra i quali Fil Limited e Harbor International, rispettivamente con il 2 e il 5,06%, di Edizione (famiglia Benetton) con il 4,6%, di Mediobanca (3,95%) e dei Malacalza, “maggiore” e unico, forte di quel 6,98% in suo possesso, ad aver dato, per il momento, segnale “negativo”, aggrappandosi a un potenziale potere di veto sul ritiro dalla Borsa. Ciò che invece è certo e che potrebbe rassicurare la fetta più grande dei non addetti ai lavori, preoccupati dal sempre più frequente spostamento delle grandi aziende italiane in mani straniere, è che, secondo l’accordo il centro di Ricerca e Sviluppo e l'headquarters della Bicocca continueranno a essere situati nel nostro Paese, salvo parere contrario di una maggioranza pari al 90% del capitale sociale e che Tronchetti Provera, regista dell’intera manovra, rimarrà a capo nella azienda italiana in qualità di amministratore delegato e vicepresidente operativo.
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E un altro gioiello italiano finisce in mani straniere... Chissà quanti soldi si è beccato tronchetti provera per questa operazione?
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