Husqvarna: Pierer snobba l'Italia, ma al Ministero i suoi uomini trattano
L'Italia non è conveniente, meglio l'Austria?
Stefan Pierer, il boss di KTM e di Pierer Industries, è stato intervistato nei giorni scorsi dal quotidiano austriaco OÖNachrichten. Parlando a ruota libera della vicenda di Husqvarna, Pierer ha dichiarato che in Italia non conviene più investire, il paese è in fase di deindustrializzazione e non è più competitivo. Gli operai di Cassinetta potranno godere della cassa integrazione e di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge, ma la produzione sarà trasferita in Austria dove KTM continua ad assumere: per il 2013 si parla di centinaia di nuovi posti di lavoro, una cinquantina dei quali generati dall’arrivo di Husqvarna.
Ecco la sede di KTM a Mattighofen
A Roma qualcuno si è mosso...
Nel frattempo però il Governo italiano si è mosso, convocando le parti presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo il primo incontro della scorsa settimana, caratterizzato da momenti di tensione (forse per la scarsa conoscenza delle procedure italiane da parte degli austriaci) e terminato con un nulla di fatto, oggi le parti si sono ritrovate nella stessa sede e finalmente si è vista una apertura da parte di Pierer Industries. I rappresentanti del gruppo austriaco hanno convenuto di bloccare la procedura che prevedeva la cassa integrazione straordinaria e la cessazione immediata dell'attività. Sembra che ci saranno invece da subito 13 settimane di cassa integrazione ordinaria, durante le quali tutte le parti saranno impegnate a cercare una soluzione per salvare i livelli occupazionali, cioè i posti di lavoro. Ne sapremo di più venerdì 31 maggio, quando le parti si troveranno di nuovo a Roma per formalizzare quanto hanno convenuto oggi.
Il reparto costruzione motori di KTM a Mattighofen
... ma il disegno di Pierer è chiaro
L'intervista di Stefan Pierer al quotidiano austriaco di cui parlavamo all'inizio merita comunque alcune riflessioni da parte di tutti, comunque la si pensi. Vediamo i passaggi più importanti (qui trovate il testo originale e completo).
Nel mese di febbraio avete acquistato Husqvarna, ora avete bloccato la produzione nella fabbrica di Varese. Perché?
Abbiano detto qualche tempo fa che il sito non può essere mantenuto. Il precedente proprietario (BMW ndr) ha buttato nel precedente esercizio 25 milioni di euro ma Husqvarna è un marchio piccolo, vende 10.000 moto l’anno, è economicamente insostenibile. L’unica possibilità di sopravvivenza sta nella sinergia tra Husqvarna e KTM.
A Varese si perdono 180 posti di lavoro, come hanno reagito i sindacati?
In Italia c’è la Cassa Integrazione, che si ottiene se si soddisfano precisi requisiti in una ristrutturazione aziendale. Ma i sindacati, naturalmente, dicono alla gente di organizzarsi e proclamano scioperi. Eppure a Varese anche la Whirpool sta lasciando a casa 500 dipendenti. Nel nord Italia attualmente è in atto un fenomeno di deindustrializzazione, il Paese non è più competitivo, le aziende internazionali se ne vanno.
L’Italia è anche un mercato importante. Teme dei danni di immagine per il caso Husqvarna?
Per un piccolo marchio come Husqvarna le perdite sono in quantità omeopatiche. Il mercato motociclistico italiano è in caduta libera. Un mercato enorme che negli ultimi cinque anni si è dimezzato.
Che cosa accadrà ora a Mattinghofen?
Continueremo a creare nuovi posti di lavoro: l’anno scorso abbiamo assunto 110 dipendenti e continuiamo a crescere. Nei primi cinque mesi dell’anno fiscale gli occupati sono aumentati del 30 per cento rispetto all’anno precedente. L’integrazione con Husqvarna porterà altri 35/40 posti di lavoro. In totale a Mattighofen Mundefing abbiamo 2300 dipendenti a tempo pieno.
Perché tenere la produzione a Mttinghofen e non in un posto con manodopera a basso costo?
Mattighofen è di gran lunga il sito migliore per produrre moto in Europa. Non c’è altro luogo che sia così produttivo ed efficiente, non è secondo a nessuno.
Foto e immagini
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