Pakistan, Zenith Ifran, la 21enne che viaggia in moto
Vive in Pakistan, ha 21 anni, ha affrontato 3200 km in sella ad una Honda CG 125 ed è una donna. Partita - anche- per realizzare il sogno del padre, Zenith Ifran ha raccontato al mondo un’altra faccia del proprio paese, mostrando che oltre gli stereotipi e ai preconcetti della sua gente - e degli uomini in particolare - in Pakistan esiste anche la pace
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Un viaggio contro gli stereotipi
Realizzare il sogno del padre vincendo molti degli stereotipi ai quali le donne pakistane vengono ingiustamente legate. Zenith Ifran, 21 anni originaria di Lahore, città pakistana già famosa per la recente iniziativa contro le molestie alle donne e legata al mondo delle due ruote, ha scelto, incurante dei limiti culturali spesso imposti dagli uomini, di viaggiare in moto attraverso tutta la regione. In sella ad una piccola Honda CG 125, Zenith ha viaggiato per (quasi) tutto il Pakistan, percorrendo nella sola ultima avventura ben 3200 km. Orfana di padre, che da sempre sognava un viaggio simile a quello realizzato dalla figlia, e incoraggiata fina dalla tenera età a spostarsi, per le piccole commissioni, su due ruote, la giovane e coraggiosa ragazza è partita nel giugno 2015, completamente da sola, per un viaggio di sei giorni attraverso il Kashmir. Oltre alla vista dei meravigliosi paesaggi fatti di fiumi e montagne, Zenith ha guadagnato così maggior fiducia in se stessa, maturando l’idea di “spingersi oltre”. Dopo soli due mesi infatti, forte della precedente avventura, la ragazza è tornata in sella, decisa, questa volta, a compere una vera e propria impresa: 3200 km, da Lahore fino al Passo Khunjerab, lungo il confine cinese. Un viaggio faticoso e difficile, specialmente se considerato l’aspetto culturale dei paesi visitati, i cui abitanti mai e poi mai si sarebbero aspettati di vedere una donna -non occidentale - completamente sola, in sella ad una moto. “La gente laggiù è ostile a qualsiasi turista che attraversa il loro villaggio e così mi è stato detto che devo coprirmi il volto con un foulard e infilarci i capelli mentre passavo”, ha raccontato Zenith riferendosi alla tappa in Chilas, una piccola cittadina lungo l’antica via della seta, “Mentre guidavo alcuni bambini hanno preso in giro tutto il gruppo ed erano pronti a lanciare pietre contro di noi.”
Non sono però mancati, Zenith stessa ci tiene a precisarlo, gli episodi positivi: “ad essere onesti -ha spiegato - ci sono state anche esperienza positive. Il più delle volte, le persone non riuscivano a capire se ero un ragazzo o una ragazza, perché ero coperta dalla tuta da motociclista. Poi, chiacchierando con loro, si sono mostrati incoraggianti e solidali”.
Non sono però mancati, Zenith stessa ci tiene a precisarlo, gli episodi positivi: “ad essere onesti -ha spiegato - ci sono state anche esperienza positive. Il più delle volte, le persone non riuscivano a capire se ero un ragazzo o una ragazza, perché ero coperta dalla tuta da motociclista. Poi, chiacchierando con loro, si sono mostrati incoraggianti e solidali”.
L’impresa compiuta dalla 21enne pakistana è di enorme importanza: al di là del coraggio e della forza fisica dimostrata, Zenith ha mostrato al mondo un’altra faccia della propria nazione: “Penso che oggi, dove tutti hanno l’opportunità di esprimersi con i social media, sia molto importante dire al mondo che Il Pakistan è un paese pacifico e non un posto in cui ci sono esplosioni ogni minuto. Il fatto che i media diano ancora un’immagine molto negativa del Pakistan, dove le donne sono oppresse, mi dà un ulteriore motivo per continuare questo viaggio”.
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