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MotoGP Ducati: "Valentino Rossi non è stato ascoltato", parola di Jeremy Burgess

Valentino Rossi News – In una recente intervista a un giornalista polacco, Jeremy Burgess è tornato a parlare delle difficili stagioni passate in Ducati con Valentino Rossi. Il problema, secondo lui, è nel modo di gestire lo sviluppo della casa bolognese, troppo sicura della bontà dei suoi progetti
Ducati secondo Burgess
Come sono andate veramente le cose nel 2011 e nel 2012 in casa Ducati? Nel dettaglio non lo sapremo mai, ma in questa intervista Jeremy Burgess, per anni capo meccanico di Valentino Rossi, dà la sua versione dei fatti al giornalista Mick Fialkowski, commentatore della MotoGP in Polonia. Alla domanda “Cosa non ha funzionato?” Burgess ha spiegato: “Penso che dovreste chiederlo alla Ducati, perché noi abbiamo cercato di farli lavorare nel modo che abbiamo sempre usato per molti anni. Purtroppo in Ducati c'era una mentalità che neanche Valentino è stato in grado di cambiare, per quanto abbiamo provato, e come potete vedere anche nel 2013 la situazione non sembra essere migliorata in modo significativo. Penso che ci dovranno essere grandi cambiamenti nel modo in cui Ducati ritiene di gestire la MotoGP”. L'ex braccio destro del Dottore per 14 anni ha continuato dicendo: “Le persone del box sono molto valide. Questi progetti non sono persi dalle persone che lavorano a questo livello, perché loro lavorano per quello che possono, in relazione al livello delle attrezzature e alle risorse che hanno. Se c'è qualcuno nelle posizione più alte che blocca lo sviluppo o che non crede a quello che i piloti gli stanno dicendo e ritiene che il proprio progetto è buono, allora si soffre in pista. Ducati fa i test regolarmente al Mugello, competono in MotoGP e vedono i risultati ogni settimana. È compito dei Direttori del gruppo di progettazione mettere le persone giuste al posto giusto”. Se con Honda e Yamaha non c'è stato alcun problema di fondo, questo non è stato il caso con la casa costruttrice italiana. La differenza tra le aziende giapponesi e quella italiana, a detta del tecnico australiano, è evidente: “Le case giapponesi ascoltano ciò che diciamo e rispondono alle nostre richieste. Ducati, se mai ha ascoltato, di sicuro non ha mai risposto. Hanno creduto, per qualche motivo, che quello che avevano era abbastanza buono e che in qualche modo miracoloso tutto sarebbe andato meglio la settimana seguente. E ovviamente non era cosi. In questo modo si inizia a perdere la fiducia tra ingegneri e pilota nel lavorare insieme per migliorare la moto. Fondamentalmente Ducati ha bisogno di riorganizzarsi, tornare alle origini, cercare di costruire di nuovo e forse assumere il migliore pilota, cambiare la propria struttura e un po' anche la strategia”. Magari è proprio quello che Gigi Dall'Igna sta facendo, sperando così di tornare ad alti livelli nel 2015.
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