MotoGP 2016 - Alette vietate, ecco a cosa servono
Le tanto criticate appendici aerodinamiche delle MotoGP di quest'anno, alla fine, sono state vietate e dal prossimo anno non le vedremo più sulle moto di Dovizioso e soci. Questi dispositivi, nonostante la loro brevissima vita hanno destato molta curiosità. Vediamo come funzionano e quali sarebbero potuti essere i loro sviluppi futuri
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Gli sviluppi futuri
Alla fine le alette sono state vietate. Dopo la loro apparizione prima sulle Ducati la scorsa stagione e poi sulle giapponesi aveva destato curiosità e preoccupazione (sono sicure in caso di contatto?), la Commission Gran Prix le ha vietate e lo scorso GP ad Assen ha comunicato l'obbligo di metterle in pensione a partire dal prossimo anno. Una decisione che, sebbene fosse nell'aria, ha fatto infuriare Ducati e Gigi Dall'Igna, che su questi dispositivi avevano investito parecchio. Al netto di tutte le polemiche riguardo la sicurezza i vantaggi delle alette sono evidenti. In pratica riducono il "rischio" di sollevare la ruota anteriore in fase di accelerazione, consentendo così di non tagliare potenza al motore, un vantaggio che in termini di tempo si traduce in pochi centesimi al giro, ma in MotoGP, si sa, anche solo pochi millesimi possono fare la differenza. Il sistema di alette più avanzate è stato sviluppato proprio da Ducati che ha portato parecchio avanti la ricerca. Le ali di Borgo Panigale sono posizionate vicino al baricentro della moto in modo da distribuire il carico sia anteriormente che posteriormente, ottimizzando l'assetto senza alterare l'equilibrio della moto. Sembra inoltre che Ducati avesse in fase di sviluppo anche delle particolari alette in grado di offrire vantaggi in curva, cioè di generare una sorta di “schiacciamento” della moto in fase di inclinazione, una soluzione capace di aumentare l'impronta a terra della gomma e quindi il grip e si parlava persino di un sistema per cambiare l'inclinazione di una delle due ali in curva, in modo da ottimizzare l'effetto “schiacciamento” di cui sopra e migliorare in maniera netta le velocità in fase di piega. Purtroppo però (o per fortuna, a seconda di come la si guardi), questi sviluppi resteranno soltanto degli esercizi tecnici...
Alla fine le alette sono state vietate. Dopo la loro apparizione prima sulle Ducati la scorsa stagione e poi sulle giapponesi aveva destato curiosità e preoccupazione (sono sicure in caso di contatto?), la Commission Gran Prix le ha vietate e lo scorso GP ad Assen ha comunicato l'obbligo di metterle in pensione a partire dal prossimo anno. Una decisione che, sebbene fosse nell'aria, ha fatto infuriare Ducati e Gigi Dall'Igna, che su questi dispositivi avevano investito parecchio. Al netto di tutte le polemiche riguardo la sicurezza i vantaggi delle alette sono evidenti. In pratica riducono il "rischio" di sollevare la ruota anteriore in fase di accelerazione, consentendo così di non tagliare potenza al motore, un vantaggio che in termini di tempo si traduce in pochi centesimi al giro, ma in MotoGP, si sa, anche solo pochi millesimi possono fare la differenza. Il sistema di alette più avanzate è stato sviluppato proprio da Ducati che ha portato parecchio avanti la ricerca. Le ali di Borgo Panigale sono posizionate vicino al baricentro della moto in modo da distribuire il carico sia anteriormente che posteriormente, ottimizzando l'assetto senza alterare l'equilibrio della moto. Sembra inoltre che Ducati avesse in fase di sviluppo anche delle particolari alette in grado di offrire vantaggi in curva, cioè di generare una sorta di “schiacciamento” della moto in fase di inclinazione, una soluzione capace di aumentare l'impronta a terra della gomma e quindi il grip e si parlava persino di un sistema per cambiare l'inclinazione di una delle due ali in curva, in modo da ottimizzare l'effetto “schiacciamento” di cui sopra e migliorare in maniera netta le velocità in fase di piega. Purtroppo però (o per fortuna, a seconda di come la si guardi), questi sviluppi resteranno soltanto degli esercizi tecnici...
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