MotoGP 2015, intervista esclusiva a Paolo Castelli: “Marc Marquez è una forza della natura”
MotoGP news – Al Gran Premio di Jerez de la Frontera abbiamo fatto due chiacchiere con una delle persone più fidate dell'entourage di Marc Marquez, il fisioterapista Paolo Castelli. L'italiano ci ha raccontato del suo addio alla Clinica Mobile, del suo percorso con il campione del mondo in carica e ci ha regalato alcune chicche sul cabroncito: “È una sorpresa continua”
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L'italiano dalle mani d'oro
I campioni della MotoGP sono circondati da un gruppo di persone di fiducia che nei week end di gara li aiutano a mantenere l'armonia intorno a loro e la concentrazione. Tra quelle che fanno parte della "famiglia" di Marc Marquez c'è il fisioterapista Paolo Castelli, a cui lo spagnolo ha scelto di affidarsi due anni fa. Vecchia conoscenza della Clinica Mobile, Castelli ha voluto farsi strada da sé quando il Dottor Costa ha iniziato ad essere meno presente. Oggi segue ben quattro piloti nel Motomondiale, ecco la sua storia ed ecco chi è Marc Marquez ai suoi occhi.
Come sei arrivato ad essere il fisioterapista di Marquez?
Io di motociclismo non ne sapevo niente, ero un fisioterapista e osteopata da un po' di anni. Un giorno ho visto le prove del sabato, un pilota è caduto e si è fatto molto male, ma il giorno dopo era in moto per correre la gara. Ho pensato che non fosse possibile e questa cosa mi ha incuriosito, così ho chiamato il Dottor Costa e mi sono interessato. Inizialmente ho fatto un week end di prova in Superbike e poi da lì ho iniziato. Sono rimasto sette anni in Clinica Mobile con la MotoGP e poi due anni fa Costa si è un po' defilato, sono cambiate alcune cose e non avevo più piacere di lavorare in queste condizioni. Avevo piloti che seguivo già da anni come Scott Redding, i fratelli Alex e Marc Marquez e, quando mi sono ritrovato fuori dal giro, Marc e Scott mi hanno offerto di rimanere a lavorare con loro. Ora a loro si è aggiunto anche Mika Kallio e quattro sono abbastanza.
Che lavoro fai con i tuoi piloti?
È differenziato giorno per giorno. Giovedì facciamo il punto della situazione, a seconda da quali allenamenti vengono, dato che ne fanno diversi e di vario tipo. Facciamo sempre un po' di stretching e poi li tratto con una terapia per fare in modo che si rilassino a livelli profondi, così la notte dormono meglio e si ricaricano di energia. Venerdì si va sulla base di diversi fattori, in generale si fa tanto allungamento e manipolazione, vengono sciolti i blocchi che hanno. Domenica mattina c'è la rifinitura, sulla base di quello che hanno sentito nel warm up, per esempio questa domenica con Marc abbiamo lavorato un po' sul braccio destro perché ci metteva più peso rispetto a quello sinistro. Lavoriamo su tutti questi dettagli che vediamo al momento e altre cose che dipendono poi dalla configurazione della pista, magari dove c'è un maggior numero di curve a destra o a sinistra, o anche se la pista è asciutta o bagnata. È bello poi lavorare con degli atleti, diventa un piacere perché rispondono ai comandi come ti aspetti.
In quali condizioni era Marc per la gara di Jerez?
Marquez era in condizioni più che buone perché è una "bestia", per esperienza sapevamo che si poteva riprendere in fretta. La frattura era brutta, oltre ad essere scomposta era di una falange che normalmente non si rompe cadendo, quella prossimale. Quindi questo poteva dargli fastidio quando chiudeva la mano a pugno, per esempio quando stacca, dato che lui stacca molto forte e spinge molto su questo dito, era da valutare al momento. Ha corso assumendo un antidolorifico e abbiamo fatto tanto lavoro di drenaggio per evitare che si gonfiasse troppo la mano nel guanto. Inoltre era da valutare la durata di 27 giri, non avevamo timore, è un terminator, ma bisognava vedere come andava.
Che rapporto hai con lui?
Io lo adoro! Lo conosco da quando a 16 anni è entrato nel Mondiale. Lavoravo in Clinica Mobile e funzionava che quando arrivava il pilota, chi di noi fisioterapista era libero lavorava con lui. Se vogliamo è stata anche un po' fortuna. All'inizio di lui ce ne occupavamo io ed un collega francese e poi con il fatto che lui parlava italiano con me, c'è stata subito sintonia. Gli voglio bene, ma non lo dico perché è Marc Marquez, sono affezionato a tutti i miei piloti che seguo. Quando d'inverno non ci vediamo ricevo i loro SMS per salutarmi e mi commuovo! Domenica, finita la gara, ero nel box che stavo mettendo a posto le mie cose, Marc era come al solito circondato da un sacco di gente, mi ha chiamato ed è venuto ad abbracciarmi. Questo è per me un regalo, il premio al mio impegno. Potrei essere il padre, visto che Julian ha un anno in meno di me, diciamo lo zio! (scherza)
Come lo descriveresti?
Un vulcano della natura. Nella vita secondo me potrebbe fare qualunque cosa e riuscirebbe a farla bene. È un ragazzo molto sveglio, una sorpresa continua. Tre anni fa gli ho chiesto cosa facesse prima della gara per concentrarsi, vedevo tutti lì ad ascoltare la musica e lui no, e infatti mi ha risposto: “Io? No!” Adesso invece un po' l'ascolta e canta, e sa fare pure quello! È brillante, è simpatico, è il primo che coinvolge tutti. A inizio campionato ci sono stati un po' di problemi ed è stato il primo a dire: “Nessun problema! Siamo bravi, siamo veloci!” Due ore dopo dalla gara dell'Argentina (dove Marc è caduto a due giri dalla fine, ndr) ha detto: “E adesso andiamo tutti a festeggiare” È veramente una bella persona.
I campioni della MotoGP sono circondati da un gruppo di persone di fiducia che nei week end di gara li aiutano a mantenere l'armonia intorno a loro e la concentrazione. Tra quelle che fanno parte della "famiglia" di Marc Marquez c'è il fisioterapista Paolo Castelli, a cui lo spagnolo ha scelto di affidarsi due anni fa. Vecchia conoscenza della Clinica Mobile, Castelli ha voluto farsi strada da sé quando il Dottor Costa ha iniziato ad essere meno presente. Oggi segue ben quattro piloti nel Motomondiale, ecco la sua storia ed ecco chi è Marc Marquez ai suoi occhi.
Come sei arrivato ad essere il fisioterapista di Marquez?
Io di motociclismo non ne sapevo niente, ero un fisioterapista e osteopata da un po' di anni. Un giorno ho visto le prove del sabato, un pilota è caduto e si è fatto molto male, ma il giorno dopo era in moto per correre la gara. Ho pensato che non fosse possibile e questa cosa mi ha incuriosito, così ho chiamato il Dottor Costa e mi sono interessato. Inizialmente ho fatto un week end di prova in Superbike e poi da lì ho iniziato. Sono rimasto sette anni in Clinica Mobile con la MotoGP e poi due anni fa Costa si è un po' defilato, sono cambiate alcune cose e non avevo più piacere di lavorare in queste condizioni. Avevo piloti che seguivo già da anni come Scott Redding, i fratelli Alex e Marc Marquez e, quando mi sono ritrovato fuori dal giro, Marc e Scott mi hanno offerto di rimanere a lavorare con loro. Ora a loro si è aggiunto anche Mika Kallio e quattro sono abbastanza.
Che lavoro fai con i tuoi piloti?
È differenziato giorno per giorno. Giovedì facciamo il punto della situazione, a seconda da quali allenamenti vengono, dato che ne fanno diversi e di vario tipo. Facciamo sempre un po' di stretching e poi li tratto con una terapia per fare in modo che si rilassino a livelli profondi, così la notte dormono meglio e si ricaricano di energia. Venerdì si va sulla base di diversi fattori, in generale si fa tanto allungamento e manipolazione, vengono sciolti i blocchi che hanno. Domenica mattina c'è la rifinitura, sulla base di quello che hanno sentito nel warm up, per esempio questa domenica con Marc abbiamo lavorato un po' sul braccio destro perché ci metteva più peso rispetto a quello sinistro. Lavoriamo su tutti questi dettagli che vediamo al momento e altre cose che dipendono poi dalla configurazione della pista, magari dove c'è un maggior numero di curve a destra o a sinistra, o anche se la pista è asciutta o bagnata. È bello poi lavorare con degli atleti, diventa un piacere perché rispondono ai comandi come ti aspetti.
In quali condizioni era Marc per la gara di Jerez?
Marquez era in condizioni più che buone perché è una "bestia", per esperienza sapevamo che si poteva riprendere in fretta. La frattura era brutta, oltre ad essere scomposta era di una falange che normalmente non si rompe cadendo, quella prossimale. Quindi questo poteva dargli fastidio quando chiudeva la mano a pugno, per esempio quando stacca, dato che lui stacca molto forte e spinge molto su questo dito, era da valutare al momento. Ha corso assumendo un antidolorifico e abbiamo fatto tanto lavoro di drenaggio per evitare che si gonfiasse troppo la mano nel guanto. Inoltre era da valutare la durata di 27 giri, non avevamo timore, è un terminator, ma bisognava vedere come andava.
Che rapporto hai con lui?
Io lo adoro! Lo conosco da quando a 16 anni è entrato nel Mondiale. Lavoravo in Clinica Mobile e funzionava che quando arrivava il pilota, chi di noi fisioterapista era libero lavorava con lui. Se vogliamo è stata anche un po' fortuna. All'inizio di lui ce ne occupavamo io ed un collega francese e poi con il fatto che lui parlava italiano con me, c'è stata subito sintonia. Gli voglio bene, ma non lo dico perché è Marc Marquez, sono affezionato a tutti i miei piloti che seguo. Quando d'inverno non ci vediamo ricevo i loro SMS per salutarmi e mi commuovo! Domenica, finita la gara, ero nel box che stavo mettendo a posto le mie cose, Marc era come al solito circondato da un sacco di gente, mi ha chiamato ed è venuto ad abbracciarmi. Questo è per me un regalo, il premio al mio impegno. Potrei essere il padre, visto che Julian ha un anno in meno di me, diciamo lo zio! (scherza)
Come lo descriveresti?
Un vulcano della natura. Nella vita secondo me potrebbe fare qualunque cosa e riuscirebbe a farla bene. È un ragazzo molto sveglio, una sorpresa continua. Tre anni fa gli ho chiesto cosa facesse prima della gara per concentrarsi, vedevo tutti lì ad ascoltare la musica e lui no, e infatti mi ha risposto: “Io? No!” Adesso invece un po' l'ascolta e canta, e sa fare pure quello! È brillante, è simpatico, è il primo che coinvolge tutti. A inizio campionato ci sono stati un po' di problemi ed è stato il primo a dire: “Nessun problema! Siamo bravi, siamo veloci!” Due ore dopo dalla gara dell'Argentina (dove Marc è caduto a due giri dalla fine, ndr) ha detto: “E adesso andiamo tutti a festeggiare” È veramente una bella persona.
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