MotoGP 2014, intervista esclusiva a Alvaro Bautista: “Non ho ancora dato il 100% in MotoGP”
MotoGP 2014 – Alvaro Bautista è uno dei migliori piloti non ufficiali in griglia e, quest'anno, dopo un inizio in salita, ha già ottenuto un podio. Al Mugello lo abbiamo intervistato, ci ha parlato della sua stagione attuale e delle sue aspettative. Noi l'abbiamo stuzzicato sul futuro, facendogli il nome di Suzuki...
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"Sto bene in Honda"
Trent'anni il prossimo novembre, Alvaro Bautista corre in MotoGP dal 2010 e da tre stagioni è sulla Honda del team Gresini. Lo spagnolo è tra i migliori piloti privati in pista nonostante i frequenti blackout che, in questa stagione, gli sono costati già tre cadute nelle prime tre gare.
L'inizio di stagione è stato piuttosto difficile, cos'è successo?
Credo che sia stata un po' di sfortuna. In Qatar stavo lottando per il podio e avevo molti problemi di freni, sono caduto alla fine della gara. Ad Austin ero di nuovo nel gruppo del podio e sono scivolato intorno alla metà della gara e in Argentina sono caduto perché un altro pilota mi ha toccato. A partire da Jerez poi le cose sono migliorate e siamo di nuovo sulla strada giusta. In Spagna ho lottato con altri piloti, è stato importante perché dovevo terminare la gara e anche prendere buone sensazioni. Ho combattuto ma non al 100% perché era più importante finire la gara, in pista ad esempio, passavo Andrea Dovizioso dove sapevo di non rischiare troppo.
A Le Mans hai conquistato il terzo gradino del podio, che gara è stata?
L'ho affrontata con lo stesso approccio che avevo usato a Jerez, era importante di nuovo arrivare al traguardo, fare il mio ritmo. Dopo i primi giri, quando la situazione si è un po' tranquillizzata, ho iniziato a registrare tempi buoni, i piloti che avevo davanti mi stavano frenando quindi ho iniziato a passarli fino ad arrivare in terza posizione. È stato un grande risultato, soprattutto su una pista dove in passato non ho avuto buoni ricordi. È stato molto bello per me e per la squadra, ne avevamo bisogno.
Hai iniziato la tua carriera in MotoGP alla guida di una Suzuki. A fine stagione hai il contratto in scadenza con il team Gresini Honda, saresti curioso di tornare alla guida di una moto di casa Hamamtsu?
Beh, io qui mi trovo molto bene, abbiamo una moto che ogni giorno è sempre più competitiva, stiamo lavorando sui freni, sulle sospensioni, ci stiamo avvicinando alle moto ufficiali. Al momento sto molto bene qui e sono tranquillo, preferirei restare, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Per pensare all'anno prossimo mancano ancora tante gare da fare, e siamo molto concentrati per ottenere buoni risultati. Non saprei cosa dire, sinceramente se dovessi andare in Suzuki so che avrei una moto da sviluppare. Stiamo lavorando in un bel progetto con Honda e Gresini e vorrei continuarlo.
Sei un membro di Riders for Health da diversi anni, ma non se ne parla mai...
Credo che in questo mondo siamo molti ad appoggiare questa associazione. Ho avuto l'opportunità di fare un viaggio con loro, una settimana in Africa vedendo come effettivamente lavorano ed è qualcosa di fantastico. Noi piloti proviamo a collaborare per questa organizzazione, ma dopo essere stato sul campo mi sono davvero reso conto di tutto l'aiuto che diamo, ed è molto importante.
A novembre compirai 30 anni, fai un bilancio della tua carriera.
Sinceramente non sento ancora di aver dato il 100% in MotoGP, posso fare molto e ottenere di più. Non mi sembra vero di essere già arrivato ai trent'anni, mi sento come se ne avessi ancora ventitré, mi sento giovane, con la stessa voglia di correre e di farlo davvero con gioia.
Trent'anni il prossimo novembre, Alvaro Bautista corre in MotoGP dal 2010 e da tre stagioni è sulla Honda del team Gresini. Lo spagnolo è tra i migliori piloti privati in pista nonostante i frequenti blackout che, in questa stagione, gli sono costati già tre cadute nelle prime tre gare.
L'inizio di stagione è stato piuttosto difficile, cos'è successo?
Credo che sia stata un po' di sfortuna. In Qatar stavo lottando per il podio e avevo molti problemi di freni, sono caduto alla fine della gara. Ad Austin ero di nuovo nel gruppo del podio e sono scivolato intorno alla metà della gara e in Argentina sono caduto perché un altro pilota mi ha toccato. A partire da Jerez poi le cose sono migliorate e siamo di nuovo sulla strada giusta. In Spagna ho lottato con altri piloti, è stato importante perché dovevo terminare la gara e anche prendere buone sensazioni. Ho combattuto ma non al 100% perché era più importante finire la gara, in pista ad esempio, passavo Andrea Dovizioso dove sapevo di non rischiare troppo.
A Le Mans hai conquistato il terzo gradino del podio, che gara è stata?
L'ho affrontata con lo stesso approccio che avevo usato a Jerez, era importante di nuovo arrivare al traguardo, fare il mio ritmo. Dopo i primi giri, quando la situazione si è un po' tranquillizzata, ho iniziato a registrare tempi buoni, i piloti che avevo davanti mi stavano frenando quindi ho iniziato a passarli fino ad arrivare in terza posizione. È stato un grande risultato, soprattutto su una pista dove in passato non ho avuto buoni ricordi. È stato molto bello per me e per la squadra, ne avevamo bisogno.
Hai iniziato la tua carriera in MotoGP alla guida di una Suzuki. A fine stagione hai il contratto in scadenza con il team Gresini Honda, saresti curioso di tornare alla guida di una moto di casa Hamamtsu?
Beh, io qui mi trovo molto bene, abbiamo una moto che ogni giorno è sempre più competitiva, stiamo lavorando sui freni, sulle sospensioni, ci stiamo avvicinando alle moto ufficiali. Al momento sto molto bene qui e sono tranquillo, preferirei restare, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Per pensare all'anno prossimo mancano ancora tante gare da fare, e siamo molto concentrati per ottenere buoni risultati. Non saprei cosa dire, sinceramente se dovessi andare in Suzuki so che avrei una moto da sviluppare. Stiamo lavorando in un bel progetto con Honda e Gresini e vorrei continuarlo.
Sei un membro di Riders for Health da diversi anni, ma non se ne parla mai...
Credo che in questo mondo siamo molti ad appoggiare questa associazione. Ho avuto l'opportunità di fare un viaggio con loro, una settimana in Africa vedendo come effettivamente lavorano ed è qualcosa di fantastico. Noi piloti proviamo a collaborare per questa organizzazione, ma dopo essere stato sul campo mi sono davvero reso conto di tutto l'aiuto che diamo, ed è molto importante.
A novembre compirai 30 anni, fai un bilancio della tua carriera.
Sinceramente non sento ancora di aver dato il 100% in MotoGP, posso fare molto e ottenere di più. Non mi sembra vero di essere già arrivato ai trent'anni, mi sento come se ne avessi ancora ventitré, mi sento giovane, con la stessa voglia di correre e di farlo davvero con gioia.
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