Moto Motivo Moto Guzzi 850T - Una cafe racer da…preparatore
Sembrerà strano, ma nel mondo c’è chi durante la grossa crisi economica del 2009 ha voluto rischiare, trasformando la passione per le moto speciali in un lavoro vero e proprio. Basta credere nei propri mezzi. E andare a vivere negli USA.
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Fuoriserie
Il guzzone ortodosso
In ambito professionale quando c’è talento, c’è sempre margine per prendere decisioni che a prima vista possono sembrare poco calcolate, tipo trasformare l’hobby del custom in un vero lavoro, proprio durante un periodo di crisi economica globale come quell oche il mondo ha affrontato a partire dal 2009.
Così ha fatto il sudafricano Johann Keyser che fino ad allora costruiva moto per diletto, ma grazie alla sua capacità di trasformare moto senza speranze in splendide preparate da officina, è riuscito, dopo essersi trasferito negli States, a crearsi un business. E un brand, Moto Motivo.
Dopo aver consegnato numerose special ai suoi clienti, era giunto il tempo di farsene una tutta sua, una cafè racer dura e pura partendo da un’italianissima Moto Guzzi 850T del 1975.
La sua idea è stata quella di costruire una cosìdetta “period correct” cafè racer, limitando cioè il più possibile particolari moderni a favore di componenti dell’epoca oppure costruiti su misura. I tasti da toccare sono i soliti: serbatoio, codino con seduta e dettagli, almeno per le sovrastrutture. Johann infatti ha per prima cosa sostituito il serbatoio originale con uno in alluminio, costruito artigianalmente e proveniente dal Regno Unito, poi gli ha affiancato un sellino con sagoma monoposto adattato sul telaio posteriore che per esigenze di proporzioni è stato opportunamente tagliato.
Per snellire ulteriormente il retrotreno, Keyser ha tolto i fianchetti lasciando luce nel telaio, spostato la batteria dietro alla trasmissione e sostituito infine l’airbox con dei cornetti di aspirazione con tanto di filtro a rete.
Con queste semplici mosse la motocicletta è diventata estremamente simmetrica e centrata sul possente motore e sulla parte anteriore del serbatoio, quella più grande; il resto sono dettagli di gusto come il manubrio cromato a piega bassa invece dei classici semimanubri, le freccione anni Settanta all’estremità dello stesso e i parafanghi in lega leggera.
Vezzo alla modernità è stato quello di sostituire i tamburi originali con dei freni a disco di provenienza Moto Guzzi 850 T3 e la completa revisione dell’impianto elettrico, accensione compresa.
Al capitolo colori da notare la scelta molto elegante di lasciare il serbatoio metà spazzolato e metà colorato di nero. Il resto dei componenti metallici invece è stato spazzolato, scarichi a parte. Sebbene fosse una moto per sé stesso, in molti hanno chiesto di lei a Johann, tanto che alla fine l’ha venduta.
Si sa, business is business.
In ambito professionale quando c’è talento, c’è sempre margine per prendere decisioni che a prima vista possono sembrare poco calcolate, tipo trasformare l’hobby del custom in un vero lavoro, proprio durante un periodo di crisi economica globale come quell oche il mondo ha affrontato a partire dal 2009.
Così ha fatto il sudafricano Johann Keyser che fino ad allora costruiva moto per diletto, ma grazie alla sua capacità di trasformare moto senza speranze in splendide preparate da officina, è riuscito, dopo essersi trasferito negli States, a crearsi un business. E un brand, Moto Motivo.
Dopo aver consegnato numerose special ai suoi clienti, era giunto il tempo di farsene una tutta sua, una cafè racer dura e pura partendo da un’italianissima Moto Guzzi 850T del 1975.
La sua idea è stata quella di costruire una cosìdetta “period correct” cafè racer, limitando cioè il più possibile particolari moderni a favore di componenti dell’epoca oppure costruiti su misura. I tasti da toccare sono i soliti: serbatoio, codino con seduta e dettagli, almeno per le sovrastrutture. Johann infatti ha per prima cosa sostituito il serbatoio originale con uno in alluminio, costruito artigianalmente e proveniente dal Regno Unito, poi gli ha affiancato un sellino con sagoma monoposto adattato sul telaio posteriore che per esigenze di proporzioni è stato opportunamente tagliato.
Per snellire ulteriormente il retrotreno, Keyser ha tolto i fianchetti lasciando luce nel telaio, spostato la batteria dietro alla trasmissione e sostituito infine l’airbox con dei cornetti di aspirazione con tanto di filtro a rete.
Con queste semplici mosse la motocicletta è diventata estremamente simmetrica e centrata sul possente motore e sulla parte anteriore del serbatoio, quella più grande; il resto sono dettagli di gusto come il manubrio cromato a piega bassa invece dei classici semimanubri, le freccione anni Settanta all’estremità dello stesso e i parafanghi in lega leggera.
Vezzo alla modernità è stato quello di sostituire i tamburi originali con dei freni a disco di provenienza Moto Guzzi 850 T3 e la completa revisione dell’impianto elettrico, accensione compresa.
Al capitolo colori da notare la scelta molto elegante di lasciare il serbatoio metà spazzolato e metà colorato di nero. Il resto dei componenti metallici invece è stato spazzolato, scarichi a parte. Sebbene fosse una moto per sé stesso, in molti hanno chiesto di lei a Johann, tanto che alla fine l’ha venduta.
Si sa, business is business.
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