Moto Euro 5, serve un quadro normativo più chiaro e prevedibile
All’introduzione dei nuovi motori Euro 5 mancano meno di due anni e le aziende produttrici sono già alle prese con la progettazione di nuove soluzioni che garantiscano il pieno rispetto dei vincoli stabiliti per emissioni e rumorosità. Per farcela però - è l’appello del presidente Acem - serve con urgenza un quadro normativo più chiaro e prevedibile
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Euro 5 alle porte
A partire dal 1° gennaio 2020 scatterà in Europa la normativa Euro 5 sulle emissioni inquinanti e acustiche. Le restrizioni non sono di poco conto: l'emissione di anidride carbonica non dovrà superare 1,0 g/km (per le Euro 4 è di 1,14), quella degli idrocarburi incombusti lo 0,1 g/km (che per l’attuale normativa è di 0,17 g/km) e quella degli ossidi di azoto gli 0,06 g/km, contro gli 0,09 g/km di oggi. I produttori dovranno impegnarsi parecchio per trovare soluzioni utili a garantire il rispetto della nuova normativa, ma, per farcela, è necessario definire con più precisione (e in fretta) i molti aspetti tecnici alla base delle progettazioni. A sottolinearlo l’amministratore delegato di KTM e presidente dell'associazione europea di costruttori (ACEM) Stefan Pierer che, nel corso della 13esima conferenza annuale Acem appena tenutasi a Bruxelles, ha spiegato: “A partire dai prossimi mesi inizieremo i lavori d’implementazione per i nuovi standard Euro 5. Va però ricordato che produrre veicoli è un compito che richiede un’ardua pianificazione, ecco perché necessitiamo urgentemente di maggiori delucidazioni da parte della Commissione Europea in riferimento ai contenuti tecnici e ai tempi di implementazione delle norme ambientali per i veicoli Euro 5”.
Quelle sopra ricordate e riferite alla quantità di anidride carbonica, di idrocarburi e di ossidi emessi dai nuovi motori non sono infatti le uniche novità che andranno introdotte per i veicoli Euro 5. Nel discorso rientrano anche i vapori di benzina liberati dal serbatoio con relativi test di verifica delle emissioni a 35.000 km e la rumorosità espressa in dB, parametro, quest’ultimo, non ancora definito (per le Euro 4 è compreso tra i 73 e i 77 dB).
Altro aspetto ancora riguarda il sistema di diagnostica di bordo (OBD): già esistente per gli Euro 4 in riferimento al controllo del funzionamento generale della moto, sulle nuove Euro 5 dovrà segnalare anche eventuali guasti che abbiano ripercussioni in termini di emissioni nocive. Progettazioni complesse e dispendiose, sia in termini di denaro che di tempo.
“A partire dal 1999 - ha poi aggiunto Pierer - il nostro settore è passato dai veicoli Euro 0 agli Euro 4, riducendo le emissioni di idrocarburi del 91% e le emissioni complessive di azoto e carbonio del 92%. E non solo. Il settore motociclistico è riuscito in questa impresa sebbene la normativa europea abbia introdotto nuove procedure e verifiche sempre più rigorose per il rilevamento delle stesse”. Condizione essenziale per farcela anche questa volta (e soprattutto nei tempi indicati, quindi entro il 2020) è appunto quella di poter disporre di un più dettagliato quadro normativo, così da poter cominciare subito con la progettazione e lo sviluppo dei nuovi motori. Valida risposta ai bisogni di mobilità della popolazione, in particolar modo nelle aree urbane, i motocicli fanno parte della mobilità odierna e continueranno ad esserlo in futuro: “In merito alla Euro 5 - ha concluso il presidente Acem - è fondamentale che la politica stabilisca un quadro normativo chiaro e prevedibile, in modo che l’industria possa pianificare di conseguenza i processi produttivi”.
Quelle sopra ricordate e riferite alla quantità di anidride carbonica, di idrocarburi e di ossidi emessi dai nuovi motori non sono infatti le uniche novità che andranno introdotte per i veicoli Euro 5. Nel discorso rientrano anche i vapori di benzina liberati dal serbatoio con relativi test di verifica delle emissioni a 35.000 km e la rumorosità espressa in dB, parametro, quest’ultimo, non ancora definito (per le Euro 4 è compreso tra i 73 e i 77 dB).
Altro aspetto ancora riguarda il sistema di diagnostica di bordo (OBD): già esistente per gli Euro 4 in riferimento al controllo del funzionamento generale della moto, sulle nuove Euro 5 dovrà segnalare anche eventuali guasti che abbiano ripercussioni in termini di emissioni nocive. Progettazioni complesse e dispendiose, sia in termini di denaro che di tempo.
“A partire dal 1999 - ha poi aggiunto Pierer - il nostro settore è passato dai veicoli Euro 0 agli Euro 4, riducendo le emissioni di idrocarburi del 91% e le emissioni complessive di azoto e carbonio del 92%. E non solo. Il settore motociclistico è riuscito in questa impresa sebbene la normativa europea abbia introdotto nuove procedure e verifiche sempre più rigorose per il rilevamento delle stesse”. Condizione essenziale per farcela anche questa volta (e soprattutto nei tempi indicati, quindi entro il 2020) è appunto quella di poter disporre di un più dettagliato quadro normativo, così da poter cominciare subito con la progettazione e lo sviluppo dei nuovi motori. Valida risposta ai bisogni di mobilità della popolazione, in particolar modo nelle aree urbane, i motocicli fanno parte della mobilità odierna e continueranno ad esserlo in futuro: “In merito alla Euro 5 - ha concluso il presidente Acem - è fondamentale che la politica stabilisca un quadro normativo chiaro e prevedibile, in modo che l’industria possa pianificare di conseguenza i processi produttivi”.
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